Angeli senza le ali
Il termine “angel” attribuito ad un investitore informale ha origini lontane.
Veniva usato alla fine dell’ottocento per definire gli investitori, particolarmente propensi al rischio, che finanziavano gli spettacoli di Broadway.
Il termine è stato poi ripreso alla fine degli anni 70 dello scorso secolo, sempre negli USA per definire, per analogia con i primi, quegli investitori informali che finanziavano attività imprenditoriali nella loro fase iniziale di sviluppo, andando quindi incontro ad un elevato rischio di insuccesso.
Oggi il fenomeno si è particolarmente diffuso in tutto il mondo ed anche in Italia sta avendo in questi anni un notevole sviluppo.
Ma che cos’è realmente un business angel e perché lo fa?
Iniziamo dicendo che il termine business angels è piuttosto generico e comprende diverse tipologie di persone che hanno motivazioni differenti e operano in modalità differenti. Si tende oggi a definire business angel chiunque, in qualsiasi modalità, abbia investito qualsiasi cifra in almeno una cosiddetta startup (o lifestyle business vedi mio post precedente).
Io tenderei a mettere alcuni paletti per poter definire un investitore come un business angel:
- l’idea di costruirsi un portafoglio minimamente diversificato, comprendente almeno 10 startup (l’ideale è >20)
- la conoscenza diretta o mediata da persona di fiducia delle persone comprendenti il team imprenditoriale e la disponibilità a supportarle in qualche modo
- l’investimento di risorse nell’ordine almeno delle migliaia di euro in ogni startup
- l’attesa di un congruo ritorno dall’investimento effettuato unita alla consapevolezza del rischio totale.
Questi elementi di minima di fatto escludono dalla categoria tutti gli investitori informali che investono per scelta in una o due startup, tutti quelli che investono unicamente attraverso piattaforme on-line senza avere mai parlato con i founder e senza essere a loro di fatto noti per una richiesta di consiglio e coloro che si comportano più da soci che da investitori (in genere nei lifestyle business) e sono inorriditi dal perdere i loro soldi e si accontentano di vedere la società raggiungere il break-even e sperano un giorno di ricevere dividendi.
Ovviamente anche questi soggetti sono investitori, ma vorrei che il termine business angel venisse riservato a quelli che sono un po’ più consapevolmente investitori e non puramente giocatori d’azzardo o viceversa soci e non investitori.
Fatta questa precisazione, possiamo parlare di motivazioni.
In US, alcuni business angels hanno fatto ritorni molto cospicui sui loro investimenti, in Canada, dove il movimento dei business angels è sviluppato, ma non tanto come in US, il tasso di ritorno annuo medio sugli investimenti effettuati dai BA è di circa il 24%.
In questi paesi la motivazione economica può essere forte. Ma i risultati si ottengono solo se si svolge un’attività molto accurata di valutazione, selezione e monitoraggio degli investimenti effettuati, e questo, in termini di tempo è molto dispendioso e può costituire un trade-off insoddisfacente tra impegno e rendimento in valore assoluto (quando non si investono grandi cifre).
Occorrono quindi altre motivazioni.
In genere la curiosità per ciò che è nuovo e il piacere di conoscere persone brillanti che saranno gli imprenditori di domani sono tra le più forti. Come quella di restituire in forma non solo di denaro ma di supporto di qualche tipo, a soggetti più giovani, quanto si è appreso nella propria attività e nella propria vita con l’obiettivo di contribuire, anche in minima parte allo sviluppo economico futuro.
Io ci metterei anche il piacere di fare parte di una comunità molto aperta, dove tutti si confrontano e si scambiano idee, sia tra investitori sia tra imprenditori ed investitori.
Ovviamente ci possono essere anche motivazioni meno “nobili”, come ad esempio poter usufruire degli incentivi fiscali messi a disposizione dal governo (quest’anno detrazione al 40% sul reddito delle persone fisiche) o la voglia di far parte di un fenomeno di moda e avere argomenti per potersi vantare con gli amici (finché non si sono persi i soldi...), o l’obiettivo di procacciarsi clienti attuali e futuri (che porta alcuni professionisti ad avvicinarsi a questo mondo).
Come per tutte le cose, la differenza la fanno due elementi, la fortuna e la motivazione e quindi l’impegno. La prima è sicuramente aiutata dalla seconda, ma quando si tratta di rischi molto elevati è di fatto la componente preponderante. Fare le cose con la giusta motivazione ed il giusto impegno mitiga il rischio ma non garantisce il successo.
Qualunque sia la motivazione e l’approccio all’attività di investimento informale, c’è comunque sempre la possibilità di aggiustare il tiro, di inserire nuove motivazioni a quelle di partenza e di evolvere diventando un vero business angel. È un mondo che va conosciuto ed apprezzato a piccoli passi e che consente di imparare ogni giorno cose nuove.
Il requisito fondamentale è proprio questo: avere la mente aperta e avere una grande voglia di imparare e non solo di restituire ciò che si è già imparato. Chi si inoltrerà in questa avventura, scoprirà come alla fine avrà imparato molto di più di quello che è stato in grado di insegnare.
Nel prossimo articolo scenderò nel dettaglio di come si può fare l’attività di business angel in Italia e darò alcuni suggerimenti su come iniziare.