Assenza, la poesia lapidaria di Attilio Bertolucci
"Assenza" è una delle poesie più note di Attilio Bertolucci, nato a San Prospero Parmense nel 1911 e scomparso a Roma nel 2000.
La poesia fa parte della prima raccolta di Bertolucci, intitolata "Sirio", pubblicata nel 1929. È una poesia brevissima, di appena dieci versi, dalla costruzione sintattica apparentemente semplice e dalle scelte lessicali altrettanto “piane” – come in tutta l’opera di Bertolucci.
Eppure, in questa estrema purezza della voce poetica che si rivolge a un “te” sconosciuto ai lettori, c'è un'infinita maestria nell’uso delle figure retoriche. A partire dall’ossimoro efficace e terribile “assenza / presenza” fino agli altri contrasti che ci fanno visualizzare la profonda interiorità del poeta: pensieri e ricordi, leopardianamente indistinti, vaghi, come dice il poeta, che turbano l’ora tranquilla, definita "calma" da bertolucci; gli aggettivi dolente e leggera in apertura e chiusura della seconda parte della poesia; la ripetizione della p in petto, porta, pietra e altre figure che fanno di questo testo una sintesi unica di perfezione ed efficacia.
Una pietra miliare della poesia del Novecento, una poesia a suo modo semplice, e immensamente complessa. Un lavoro in cui la vocazione di Bertolucci alla descrizione e al racconto lo ha naturalmente condotto ad evitare l'intensa liricità della poesia pura ed ermetica per rivolgersi piuttosto ad una lingua poetica intelligibile, come una sorta di narrativa in versi.
Assenza
Attilio Bertolucci
Assenza,
più acuta presenza.
Vago pensiero di te
vaghi ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto
ti porta,
come una pietra
leggera.