x

x

Avete fatto il deserto e lo chiamate resilienza

Effetti del buon governo in città, particolare dell&39;allegoria e degli effetti del buon e cattivo governo sulla città e sul paese, 1337-1343, di Ambrogio Lorenzetti (attivo 1285-1348), affresco, Sala della pace
Effetti del buon governo in città, particolare dell&39;allegoria e degli effetti del buon e cattivo governo sulla città e sul paese, 1337-1343, di Ambrogio Lorenzetti (attivo 1285-1348), affresco, Sala della pace

Privo del teatro mi restano i surrogati, social e mass media, e puntualmente l’effetto è lo stesso: oscillo tra La vita è sogno e La tempesta. Purtroppo dal sonno e dal sogno non mi sveglio come Sigismondo che alla fine si trova in una realtà più desiderabile di quella onirica e non mi soccorre Prospero che sconfigge gli arcani malefici di Calibano.

Perché non può essere altro che un sogno non tanto il sovvertimento delle più elementari libertà bensì che ci sia ammannito come la più normale cosa del mondo e anzi che il chiamarlo sovvertimento sia atto di lesa maestà. Se ripercorriamo questi 14 mesi non è strabiliante quello che è successo – il 1 aprile 2020 lo scrivevo qui “L’ora dei giudizi irrevocabili: damnatio memoriae” – ma che nonostante il tempo, le disillusioni, le prevaricazioni, le falsità, nonostante tutto questo, gli occhi continuano a rimanere sigillati.

Occhi muti che sopportano tutto senza fiatare. Tanto per dire, in ordine sparso,

la dittatura sanitaria come versione efficientista della democrazia

i comitati tecnici come moderni efori

il rinvio delle elezioni come soluzione necessaria

la paura come sistema di governo

il coprifuoco e il confinamento come recinti

le violazioni dei diritti come bene comune

il microfono come un manganello

la moral suasion come dolcificante degli obblighi

le vaccinazioni come religione

le delazioni dei vicini di casa e di negozio come segno di civiltà

le cure come fake news

Un ribaltamento della realtà che in fondo è una interessante cartina di tornasole. Chi è dalla parte dei diritti e delle libertà? Il giornalista e l’esperto che celebrano il rito quotidiano dei numeri o il medico di base che tiene fede al proprio giuramento nonostante rischi di essere asfaltato dal processo per direttissima della cancel culture? Chi cerca di distinguere, di chiarire, di presentare la realtà per quello che è, di ritagliare spazi di autonomia per la persona o chi banalizza e brutalizza quel tentativo in nome dell’interesse comune? Il costituzionalista che tutto giustifica o il giurista che applica principi di proporzionalità e buon senso?

L’era della trasparenza e della libertà di pensiero si rivela l’era dell’oscurantismo, in cui devi stare attento a quello che esprimi in diretta tv, come sui social, perché finisci alla gogna senza possibilità di replica: radiato, bannato, escluso. Morte civile decretata in diretta, tra gli applausi rassicuranti di influencer, moderne tricoteuse allo spettacolo quotidiano della ghigliottina.

Guerra senza quartiere ai leoni da tastiera, praterie sconfinate allo sciacallaggio dei sacerdoti dei mass media, i quali hanno pure inventato la resilienza, madre di tutte le ipocrisie. Immagine confortante che si sovrappone alla realtà che è un deserto di affetti, di morale, di iniziativa, di vita, di libertà.

È l’idealizzazione della città perfetta perché senza uomini: città ideale e città infernale, inquietante e deserta. Io continuo a preferire l’allegoria della pace di Ambrogio Lorenzetti: la città indaffarata, alacre, tumultuosa, inquinata.

Prospero ricordaci che siamo fatti della stessa stoffa dei sogni e dimmi che ti sei divertito a dare libero sfogo a Calibano che presto rinchiuderai nella sua gabbia fatta di falsità, ipocrisia, invidia e livore. Clarino spronaci verso la mischia perché tra l’armi e il fuoco c’è maggior sicurezza che nel monte più munito, Sigismondo convincici che quel che importa è operar bene, sogno o realtà che sia.