Avvocati: Aforismi e facezie di Piero Calamandrei

Parte II
Piero Calamadrei
Piero Calamadrei

Il grande Piero Calamandrei riesce, da par suo, con ironia e acutezza a tratteggiare la complessa e frastagliata figura dell'avvocato. Ho tratto, dagli scritti del Maestro alcune perle che sono verità indelebili e che spesso dimentichiamo nello svolgimento della nostra professione.

Avvocato sommo è colui che riesce a parlare in udienza colla stessa semplicità e la stessa schiettezza con cui parlerebbe al giudice incontrato per via: colui che, quando veste la toga, riesce a dare al giudice l’impressione che può fidarsene come se fosse fuori di udienza.

Al Giudice è vietato essere caritatevole; ma l’avvocato deve essere per il suo cliente, in certi momenti in cui ogni calcolo di mestiere si scioglie e si purifica nella commozione, il fratello e il confessore che può dargli, più che la sua dottrina e la sua eloquenza, il conforto di tenergli compagnia nel dolore.

È facile far dell’ironia sull’altruismo degli avvocati; ma chi crede che la missione di carità oggi adempiuta dai liberi avvocati possa domani essere esercitata con lo stesso spirito da un corpo di funzionari tenuti soltanto alla scrupolosa osservanza dell’orario di ufficio, non ha pensato che non si può stabilire in anticipo quali sono le ore in cui il dolore batte alla porta dell’avvocato, nel cui studio anche nelle ore notturne rimane accesa la lampada rossa, a indicare nel buio il pronto soccorso delle ambasce umane

Gli avvocati non possono permettersi il lusso di essere malati: altro che medicine!! Qui ci sono in giuoco gli interessi dei clienti, e i termini che scadono!

Bisognerebbe che ogni avvocato, per due mesi all’anno, facesse il giudice; e che ogni giudice, per due mesi all’anno, facesse l’avvocato. Imparerebbero così a comprendersi e a compatirsi e reciprocamente si stimerebbero di più.

Certi clienti vanno dall’avvocato a confidargli i loro mali, nell’illusione che, col contagiarne lui, essi ne rimarranno subito guariti: e ne escono sorridenti e leggeri, convinti di aver riconquistato il diritto di dormire tranquilli dal momento che hanno trovato che si è assunto l’obbligo professionale di passare le sue notti agitate per conto loro.

L’avvocato deve sapere in modo così discreto suggerire al giudice gli argomenti per dargli ragione, da lasciarlo nella convinzione di averli trovati da sé.

A queste illuminanti riflessioni, vorrei aggiungere un modesto personale inciso, che tutti i giudici dovrebbero tener presente al momento della quantificazione della pena. "Le attenuanti generiche, Signor Presidente, - disse una volta un avvocato - sono il sorriso del codice penale". E il Giudice sorrise. Le attenuanti furono concesse.

 

Per leggere la prima parte del contributo clicca qui.

Bibliografia:

Piero Calamandrei, Gli avvocati, Edizioni Henry Beyle.

Piero Calamandrei, La causa più originale che ho difeso, Edizioni Henry Beyle

Luciano Revel, Leoni vegetariani pecore inferocite angeli senza ali, AgC, 2001