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Barbero contro il green pass: le ragioni del no

I colori delle albe e dei tramonti
Ph. Ermes Galli / I colori delle albe e dei tramonti

La firma, da parte dello storico e professore, dell’appello dei docenti contro il green pass obbligatorio nelle università ha suscitato molte, prevedibili polemiche. I motivi del rifiuto in un’intervista al «Corriere della Sera».

 

Barbero contro il green pass: cosa chiedono i docenti?

Il 6 settembre è stato pubblicato l’appello dei docenti per dire no al green pass nelle aule universitarie.

Immediate le adesioni, provenienti da numerosi atenei italiani. Una, in particolare, la pietra dello scandalo: la firma di Alessandro Barbero.

Dure e sconcertate le polemiche, dai social ai canali di informazione tradizionali, che hanno dipinto il famoso medievista come un “superstizioso fanatico contrario ai vaccini”.

Ma prima di interpellare le ragioni del singolo, cosa chiedono in concreto professori e studiosi?

Nell’appello “No al green pass”, divulgato in rete, vengono denunciati:

- la “natura discriminatoria del green pass” nei confronti di una minoranza (secondo l’articolo 32 della Costituzione e il Regolamento UE 953/2021);

- la violazione di “quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione”, “pericoloso precedente” nella storia del Paese;

- l’estensione, “di fatto, dell’obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere anche ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico”.

Si chiede quindi:

- che venga preservata la “libertà di scelta di tutti e favorita l’inclusione paritaria, in ogni sua forma”;

- l’avvio di “un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto [...] per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti”;

- l’abolizione e il rifiuto di “ogni forma di discriminazione” all’interno delle università.

È possibile non confondere queste richieste con le proclamazioni dei No vax?

 

Barbero contro il green pass: perché lo storico dice no?

Decisa in tal senso la risposta di Barbero: “Nell’appello che ho firmato non si parla affatto dell’utilità dei vaccini, anzi si dice chiaramente che molti dei firmatari sono vaccinati, me compreso”.

E rimarca, nella stessa intervista al «Corriere della Sera», il punto centrale della rivendicazione:

“Il governo ritiene di poter togliere alla gente diritti fondamentali, neppure civili o politici, ma umani, come quello di accedere a un ospedale o a una lezione universitaria, e considera la cosa irrilevante, tanto da non far sentire una parola per dire almeno che è preoccupato e dispiaciuto di doverlo fare, e senza prendersi la responsabilità di rendere obbligatorio per legge il vaccino, misura con cui io, sia pure non senza dubbi, alla fine sarei d’accordo”.

 

Barbero contro il green pass: polemiche “autorevoli”?

Stupisce tra tutte, a fronte della legittimità e della chiarezza dell’appello dei docenti, la risposta di Piergiorgio Odifreddi.

Il matematico, e accademico a sua volta, non solo decreta che i suoi colleghi firmatari siano “oggettivi fiancheggiatori” dei No vax, ma riporta addirittura l’origine della contestazione all’annosa – sempre viva, all’occorrenza – querelle tra “scienziati” e “umanisti”.

Secondo Odifreddi, la reazione di Barbero e degli altri docenti non sarebbe che un riflesso del terrore (tutto umanistico, beninteso) “che al governo o al Parlamento passi per la testa di voler imporre una ‘dittatura dei fatti’ non soltanto per quanto riguarda l’epidemia e la salute, ma in generale”.

La risposta migliore, ancora una volta, la dà indirettamente Barbero:

“Tanti colleghi hanno una posizione diversa, compreso il rettore della mia Università, e fanno bene a esprimerla pubblicamente: l’Università è appunto il posto in cui si cerca la verità senza pretendere di averla già in tasca, e si affrontano i dubbi, anziché tacitarli”.