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Bartoluzzo de' Preti: lapide sepolcrale di un giurista

Lapide sepolcrale del giurista Bartoluzzo de' Preti. Bologna, San Francesco
Lapide sepolcrale del giurista Bartoluzzo de' Preti. Bologna, San Francesco

L’opera

Si tratta di una lapide apposta nel c.d. "Chiostro dei morti" della chiesa di San Francesco a Bologna, e in particolare la lapide del giureconsulto Bartoluzzo de' Preti, morto nel 1318, rappresentato in cattedra mente tiene lezione.

 

Dove

L’opera si trova presso la Basilica di San Francesco.

L'edificio, oggi di proprietà dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, pur rimanendo nella facciata legato all'architettura romanica, mostra contemporaneamente chiari richiami all'architettura gotica ed ai modelli delle costruzioni cistercensi francesi. Venne innalzato a partire dal 1236 per iniziativa della Comunità Francescana insediatasi in città fin dal 1218 con Bernardo di Quintavalle, dopo che il Comune di Bologna aveva concesso alla stessa un'ampia area a ridosso delle vecchie mura, aldilà del fossato, dove oggi troviamo Piazza Malpighi. Nel 1263 l'edificio era completo nelle sue parti essenziali. Originale e ben rappresentativo dello spirito francescano, il fatto che la facciata non guardi verso la città, ma sia rivolta verso l'esterno, pronta all'accoglienza dei pellegrini.

All’esterno spiccano dunque l'alta facciata di forme romano-gotiche e la parte absidale col superbo slancio dei due campanili (il maggiore di architettura gotica del primo '400 e l'altro del 1260) e degli archi rampanti delle cappelle radiali, ai cui piedi e dietro il coro sorse il cimitero, che accolse le tombe di molti giuristi e dottori dello Studio di Bologna. Oggi ne resta il ricordo nei monumenti funerari duecenteschi (Arche) di Accursio, Odofredo e Rolandino De' Romanzi, visibili in piazza Malpighi: le cosiddette tombe dei Glossatori.

All'interno, spicca la magnifica pala marmorea dell'altare maggiore scolpita tra il 1388 e il 1393 dai veneziani Jacobello e Pier Paolo dalle Masegne. Degni di nota vari monumenti sepolcrali lungo le pareti, tra cui la tomba di Papa Alessandro V, opera dello Sperandio (1482), la romanica cappella Muzzarelli e gli ariosi chiostri (secoli XIV e XV) dell'attiguo convento. L'interno è a tre navate con deambulatorio absidale con corona di nove cappelle a raggiera, altissime volte esapartite (cioè divise in sei vele, come a Notre Dame di Parigi) con archi acuti, archi rampanti su contrafforti. A destra della facciata sorge l'antico Refettorio, già esistente nel 1280, dove nei primi decenni del XIV secolo Francesco da Rimini dipinse episodi della vita di Cristo e di San Francesco. I frammenti superstiti del prezioso ciclo pittorico, danneggiato nel secolo XIX, sono conservati parte alla Pinacoteca Nazionale, parte all'interno della chiesa, alle pareti del presbiterio.

Nel corso dei secoli la Chiesa subì manomissioni ed aggiunte. Nel 1796 l'edificio fu saccheggiato delle truppe francesi che lo ridussero a caserma; il Convento fu soppresso e la Chiesa, sconsacrata ed ulteriormente spogliata di opere d'arte, adibita a caserma. Riaperta al culto nel 1842, divenne pochi decenni dopo un magazzino militare.  Riaperta nuovamente al culto nel 1886, poté finalmente riacquistare il primitivo aspetto grazie agli accurati restauri di Alfonso Rubbiani (la cui tomba si trova proprio in una delle cappelle absidali). Ridotta in rovine a causa di un bombardamento nel luglio del 1943, la Basilica tornò all'antico splendore grazie ai restauri, conclusi nel 1949, del Genio Civile e della Sovrintendenza ai Monumenti, sotto la direzione di Alfredo Barbacci. (dal sito www.guidobarbi.it)