Che commozione, che tenerezza
Possono tante parole tutte insieme consolarti, abbracciarti, spronarti e rinvigorirti?
Da qualche tempo Lucio Dalla mi fa sognare e mi capisce.
Quando parte quel balla balla ballerino anche i miei pensieri cominciano a danzare. Sarà l’intro, sarà l’alchimia di parole, ma trovo che tutto risponda perfettamente al mondo che ho dentro, forse diverso da quello che è fuori, ma con cui non smetto mai di dialogare.
La vaghezza prende il sopravvento e la nostalgia per qualcosa che non è stato, o non è ancora, abita in me. Ha luogo un’apertura verso una meravigliosa e indefinita categoria della possibilità.
Prendi il cielo con le mani
Vola in alto più degli aeroplani
non fermarti,
Sono pochi gli anni forse sono solo giorni
e stanno finendo tutti in fretta in fila
non ce n'è uno che ritorni
Come una bussola che ti guida nella giusta direzione, questa poesia di Lucio Dalla mi spiega che la precarietà ha una nuova intensità e pare che nulla sia mai stato più semplice di così: basta rimanere aderenti al mistero degli eventi, ballando, procedendo, con l’ambizione di osservare tutto da vicino, senza farsi soffocare da parametri economicamente valutabili.
Vola e balla sul cuore malato
illuso, sconfitto poi abbandonato
senza amore
dell’uomo che confonde la luna con il sole
senza avere coltelli in mano
ma nel suo povero cuore
Chi è codesto ballerino se non il nostro io più autentico? Come si potrebbe, senza lo stupore di un bimbo, vivere la commedia della vita? Come si potrebbe scovare speranza ovunque senza questa aderenza all’io che ci fa danzare in libertà?
In caso contrario la pena è “un povero cuore”, la miseria più grande.
Ecco il mistero,
sotto un cielo di ferro e di gesso
l’uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero
senza nessuna certezza
che commozione, che tenerezza
L’amore si rivela infine come unica chiave di relazione possibile, l’unica modalità che l’uomo possa esercitare se e solo se allenato a ballare, a sfiorare i profili di ogni cosa senza pretesa, ma con gratitudine e domanda.
Ed è proprio questa mentalità disponibile al bello che permette a noi che viviamo Sotto un cielo di ferro e gesso di guardare l’altro con “commozione” e “tenerezza”... le caratteristiche più divine del nostro umano!
Vivere così diventa, quindi, rigenerante.