x

x

Per chi lotta nella pace

Don Giovanni d'Austria
Don Giovanni d'Austria

Indice:

1. Laddove giace la spada

2. Il sapore di una vittoria

3. Terra promessa

 

1. Laddove giace la spada

Il giorno prima di vestire l’abito religioso mi posi una domanda estremamente pratica fra le tante spirituali che vorticavano nel mio cuore: da quale lato della cintura andava appeso il rosario?

Ero vissuto per quasi un anno intero in un convento domenicano e quindi, anche senza contare le precedenti frequentazioni, avevo avuto modo di vedere un sacco di volte quel dettaglio dell’abito dei frati Predicatori. Eppure, come chi si accorge di non ricordare il colore degli occhi di sua madre, mi trovai in imbarazzo nell’essere costretto a chiedere.

La complice misericordia di un confratello mi spiegò che andava appeso al fianco sinistro e, quando ne chiesi la ragione, mi venne detto che corrispondeva al lato dove i soldati di una volta, quelli destrorsi perlomeno, portavano la spada.

Questo dettaglio mi colpì non solo in quanto storico, ma anche per l’apparentemente indebita associazione del santo rosario, e quindi della Vergine Maria, con qualcosa di così brutale e violento come la lotta all’arma bianca.

Inizialmente pensai di risolvere la questione in chiave simbolica: come la spada vince il nemico materiale, così il rosario, in mano al Predicatore, debella quello spirituale, cioè la distanza dall’Amore di Dio.

Questa elegante lettura, in se stessa pienamente vera, rivelò tuttavia il suo limite quando un altro compassionevole confratello, vincendo l’ignoranza liturgica che allora mi avvolgeva, mi disse che la festa della Madonna del Rosario cade il  7 di ottobre, data della famosa vittoria cristiana alla Battaglia di Lepanto.

 

2. Il sapore di una vittoria

Visti i miei studi conoscevo bene il celebre scontro navale che vide la Lega Santa, nel 1571,  trionfare sulla flotta ottomana nell’Egeo, segnando un punto di svolta nell’ormai secolare confronto con la potenza turca. Tuttavia mi trovai a dover riflettere sul significato dell’associazione del successo militare alla festa mariana.

Naturalmente la più ovvia risposta è legata all’intercessione della Vergine, cui fu attribuito il merito del trionfo da santi della levatura di papa Pio V: la cristianità intera infatti, unita dal pericolo rappresentato da un nemico esterno ed implacabile, suggellò tale unità nella preghiera fervorosa alla Madre Celeste e visse concretamente detta preghiera nella forma del santo rosario.

Come tuttavia ricorda fra Fausto Arici OP in un suo intervento sul tema[1], la semplice richiesta d’intercessione in guerra è di solito affidata a figure di santi legate o alla sfera bellica stessa o all’identità etnico – nazionale. La scelta in questo caso della Santa Vergine viene dal padre domenicano da un lato associata al desiderio di unità della Chiesa Cattolica della fine del secolo XVI, dall’altro legata al desiderio di pace di una cristianità sfinita.

Questa interessante lettura, lungi dallo snaturare la profondità spirituale di questa festa mariana,  può essere invece un’utile strumento di meditazione sul rosario e sul modo in cui veicola l’inimitabile relazione che lega i credenti alla Madre di Cristo.

 

3. Terra promessa

A ben vedere sia la mancanza di unità fra fratelli che la mancanza di pace portano dei conflitti. A fronte dell’evidenza di quelli aperti, contro avversari non privi di un volto preciso, ve ne sono anche di nascosti, che si nutrono non tanto di violenza quanto di silenzi.

Quando quegli stessi rapporti che avrebbero dovuto dare solidità alla nostra vita si raffreddano fino a diventare dei noiosi oneri, s’inizia a guardare a quelli che chiamavamo fratelli solo con sospetto e timore. A questo punto le nostre forze vengono logorate non tanto da una lotta, quanto dal pericolo che può giungere dalla nostra solitudine.

Mi piace pensare che questa descrizione, non priva forse di una nota poetica, possa costituire un ponte fra le fredde considerazioni dello storico ed il vivo stato d’animo delle persone; forse non qualcosa di consapevole, quanto più un molteplice senso d’insicurezza cui cercare di dare una risposta. Nulla spaventa l’uomo più del non riuscire a vedere il volto del nemico, ed un malessere così vago è quanto di più misterioso possa insidiare le notti di un popolo.

Nella mia vita da adulto mi è capitato raramente di provare una paura così viscerale, sensazione più propria dei bambini, tuttavia quelle rare volte il mio primo pensiero è stato di rifugiarmi fra le braccia di mia madre. La mia mente ricordava quel calore che da bambino sembrava tingere il mondo intero e, d’istinto, proiettava l’irrazionale impulso a ricercarlo ancora.

Ma la soluzione che appare penosa se rivolta al seppur grande amore di una comune donna, diviene sapiente quando orientata alla nostra Madre Celeste.

Sono convinto che quegli uomini e quelle donne di tanti secoli fa, fratelli e sorelle così lontani da sembrare sogni, esperirono la bellezza del santo rosario nel calore avvolgente del suo abbraccio. Attraverso questa preghiera infatti il credente affida mente e cuore al silenzio del petto caldo della Vergine, senza porre condizioni o controlli ma semplicemente in fiduciosa attesa. Proprio come un infante nell’abbraccio della madre, anche l’orante si apre ad un amore che sfuma ogni timore e si fa garante della vera natura della bontà del creato e del Creatore.

La festa della Madonna del Rosario quindi non ci rammenta solo il fatto che nella lotta contro il male, qualunque ne sia la forma, non siamo soli, ma anche che il combattimento non è in sé futile poiché splendido è il premio che ci aspetta, cioè quello stesso Amore di cui Maria è testimone.

 

[1] Cfr Fausto Arici, La devozione alla Vergine del Rosario fra mitografia e mitopolitica, in Riccardo Barile (a cura di), Il rosario: teologia, storia spiritualità, ESD, Bologna 2011, pp. 213-227.

Letture consigliate:

Riccardo Barile (a cura di), Il rosario: teologia, storia spiritualità, ESD, Bologna 2011.

Riccardo Barile, Il Rosario, ESD, Bologna 2015.

Donald H. Calloway, Campioni del rosario. Eroi e storia di un’arma spirituale, D’Ettoris, Crotone, 2018.

Innocenzo Venchi, San Pio V, il pontefice di Lepanto, del rosario e della Liturgia tridentina, ESD, Bologna 1997.