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Genitori responsabili

presupposto
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Abstract:

L’Autrice delinea alcuni aspetti del contenuto socio-giuridico della responsabilità genitoriale.

 

“Beh, ci sono persone convinte di non meritare l’amore. Loro si allontanano in silenzio dentro spazi vuoti, cercando di chiudere le brecce al passato” (dal film “Into the wild – Nelle terre selvagge”). Può essere tristemente così una famiglia anaffettiva.

L’amore, in particolare quello genitoriale, deve nutrire la vita e non fagocitare la vita. Genitorialità è responsabilità, responsività, in una parola inglese “responding”, “essere sensibile, pilastro portante, reagire”. È quanto esprime lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni: “Non sono pochi quelli che cercano di evitare dolori e frustrazioni ai figli, presentandoli solo a parole, ma impedendoli nei fatti. Ad esempio, con un supporto eccessivo, seguendoli regolarmente in ogni attività di studio, per paura dell’insuccesso. Oppure cercando sempre i colpevoli delle difficoltà dei figli al di fuori, negli insegnanti o nelle cattive compagnie di classe, o magari nel partner. Le madri vengono accusate dai padri di essere invadenti e troppo esigenti, e i padri di essere inconsistenti, assenti o eccessivamente severi.

Le responsabilità altrui, per quanto presenti, non spiegano tutto, anzi finiscono per deresponsabilizzare il ragazzo. Che va invece richiamato a capire quali passi avanti possa mettere in atto, anche in condizioni oggettivamente non facili. Sembra che talvolta alcuni genitori pensino che la crescita sia un processo lineare e tranquillo, che può incontrare qualche esitazione, ma non implica particolari travagli. Al contrario, impone ai ragazzi di uscire dal porto rassicurante dell’infanzia per affrontare gradualmente il mare aperto, con le sue tempeste, che richiedono sempre di pagare un prezzo in termini di fatica e di dolore”.

Occorrerebbe, perciò, dare applicazione sostanziale a quanto previsto nell’articolo 24, relativo al diritto alla salute, lettera f della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia: “sviluppare la medicina preventiva, l’educazione dei genitori e l’informazione ed i servizi in materia di pianificazione familiare”. Già nell’articolo 1 lettera a della legge 29 luglio 1975 n. 405 “Istituzione dei consultori familiari” si prevedeva “l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile”. Da notare che in questa disposizione si parlava di “maternità e paternità responsabile” e non astrattamente di “responsabilità” e si usava l’aggettivo “responsabile” al singolare.

I genitori devono dare amore più che cose e strafare per darle, infatti Fabrizio Fantoni spiega: “Al “figlio iperstimolato”, mamma e papà moltiplicano le occasioni di esperienza per consentirgli di portare a compimento le magnifiche premesse delle sue capacità: dai giochi intelligenti ai corsi, alle visite ai musei, ai viaggi... Ma la mente del bambino ha bisogno anche di tempo per dare ordine alla quantità di informazioni che riceve. Se viene eccessivamente rimpinzato di stimoli ed esperienze, senza dargli il tempo di metabolizzarle, ne resta ingolfato”. Nell’articolo 27 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si legge: “I genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo”.

Esplicative anche le parole della scrittrice Michela Murgia: “Il patto familiare può vincere i suoi difetti congeniti solo se non viene usato per giustificarli. «Ti abbiamo fatto male nonostante siamo i tuoi genitori» è molto più onesto che dire «Come tuoi genitori abbiamo fatto solo il tuo bene»”. I genitori devono fare il possibile, non l’impossibile né meno del possibile, senza cadere nelle forme di ipercura, discuria, incuria. Nel “tessuto familiare” si è tutti concatenati e tutto è concatenato per cui un qualsiasi “taglio” lacera, intacca ogni membro e, soprattutto, quelli più deboli: “Convinti che la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli debba ricevere l’assistenza e la protezione necessarie per assumere pienamente le sue responsabilità all’interno della comunità” (da Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

“Gli effetti di ogni atto si irradiano, come cerchi concentrici nell’acqua, e raggiungono altri che neppure conosciamo e che forse non incontreremo mai. Eppure le loro vite dipendono in qualche modo, invisibilmente, da noi” (Giuseppe Savagnone, esperto di educazione). Nella coppia e in famiglia non ci si deve liberare da ogni responsabilità dicendo che non si è fatto nulla o che non si è fatto mancare nulla, ma bisogna tener conto di ogni azione, di ogni omissione e della comunicazione paraverbale e metaverbale. Consapevolezza è responsabilità e viceversa e genitori consapevoli non possono che essere responsabili. “La salute è creata e vissuta dalle persone all'interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama. La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita, garantendo che la società in cui uno vive sia in grado di creare le condizioni che permettono a tutti i suoi membri di raggiungere la salute” (dal paragrafo “Entrare nel futuro” della Carta di Ottawa per la promozione della salute).

La saggista Lucetta Scaraffia richiama: “Eppure i genitori non dicono nulla, non protestano, o se lo fanno lo fanno stancamente, con il tono di chi sa di avere già perso la partita. Perché la legge del «fanno tutte così» si impone e in questo modo si rafforza costantemente. Sono sempre più gli adulti - genitori e insegnanti - che hanno gettato la spugna, pensando che il disastro sia inevitabile. Anzi, è così forte il richiamo della modernità in questi comportamenti, che pensano addirittura che tutto ciò sia un bene e, in fondo, ammirano la loro figlia che sa stare al passo con i tempi. Questa ritirata di famiglia e scuola davanti al compito educativo è sempre più tangibile, più visibile nel travestimento esibito di questi giovani, nella loro aria annoiata e scontenta, nel loro chiedere sempre più oggetti per placare una fame che non può trovare sollievo in quel modo”.

Genitorialità è responsabilità genitoriale in termini civilistici (artt. 316 e ss. cod. civ.), responsabilità civile endofamiliare ed esofamiliare (articolo 2048 cod. civ.) e corresponsabilità educativa.

La Scaraffia aggiunge: “Tutte le parole come sacrificio, responsabilità, fatica, che nei secoli sono diventate anche obbligo di legge – i doveri dei genitori nei confronti dei figli e poi quelli dei figli verso i genitori, i doveri di aiuto tra coniugi ed ex coniugi – sono messe da parte, non hanno spazio in questa nuova visione in cui l’amore facile trionfa. Il fatto che sia stato necessario regolamentare anche i rapporti d’amore con obblighi di legge e sanzioni per i trasgressori dovrebbe invece aprirci gli occhi: queste regole dimostrano che l’amore non basta, che anche l’amore può finire, può esaurirsi, può diventare un peso di cui ci si vuole liberare. E che gli esseri umani hanno bisogno di norme, istituzioni, perfino di sanzioni, per non arrivare a farsi del male a vicenda. Quando parliamo di amore, quindi, dobbiamo essere più prudenti, illuderci di meno. Dobbiamo ricordarci che la natura umana è fragile e contraddittoria. Considerare l’amore la misura su cui fondare leggi e norme di convivenza può essere molto pericoloso”. L’amore può e deve ispirare le leggi ma non può governarle o indirizzarle, perché potrebbero risultare ancor più danneggiati quei soggetti deboli come i bambini (quanti errori si commettono per amore o troppo amore?). Da qui la necessità di alcune branche del diritto, quali il diritto di famiglia e il diritto minorile anche nelle fonti di diritto internazionale come la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015).

Purtroppo l’adultità (di cui la genitorialità dovrebbe essere la massima espressione) è sempre più latitante e con essa tutto ciò che la dovrebbe caratterizzare, maturità, decisionalità, responsabilità. I bambini ne pagano le conseguenze perdendo l’infanzia (e talvolta la vita) e non trovando spesso nelle istituzioni degli alleati in difesa dei loro diritti, perché si bada a costi o altro.

“La nostra responsabilità è quella di non fingere. Non possiamo essere qualcosa che non siamo” (cit.): questa la prima responsabilità dei genitori e degli altri adulti di riferimento.