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Giovanni Raboni: la poesia liberata dall’estetica

“Cadenza d’inganno”, Mondadori, 1975
Giovanni Raboni
Giovanni Raboni

Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004) è stato un poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla c.d. ”generazione degli anni Trenta”, insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana.

In questo breve e fulminante componimento, Raboni mette in atto il tentativo (riuscito) di neutralizzare la morte, indebolendola dall’interno, colpendola nel rituale dei gesti, ritmicamente ancor prima che concettualmente, utilizzando versi che minano la quotidianità mischiandola al cupo dolore di mosse segrete. I pensieri del poeta si scompongono nel flusso del dolore, e resta la vaga consapevolezza di una libertà sovrumana, oltre la soglia di un ordine apparente, che lascia sgomenti nella volontà che si compie verso l’ultimo viaggio, ai confini della vita.

 

Amen

Quando sei morta stavamo
in una casa vecchia. L’ascensore non c’era. C’era spazio
da vendere per pianerottoli e scale.
Dunque non t’è toccato di passare
di spalla in spalla per angoli e fessure,
d’essere calcolata a spanne, raddrizzata
nel senso degli stipiti. Sparire
era più lento e facile quando tu sei sparita.
Parecchie volte, dopo, mi è sembrata
una bella fortuna.
Eppure, se ci pensi, in poche cose
c’è meno dignità che nella morte,
meno bellezza. Scendi a pianterreno
come ti pare, porta o tubo, infilati
dove capita, scatola di scarpe
o cassa d’imballaggio, orizzontale
o verticale, sola o in compagnia,
liberaci dall’estetica e così sia.