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Gli dici uomo pelato? È violenza sessuale

Si configura il reato di violenza sessuale allorquando il datore di lavoro si rivolga al dipendente con l’epiteto “calvo”. Così disponeva il Tribunale del Lavoro di Sheffield, Regno Unito.
Uomo pelato
Uomo pelato

Gli dici uomo pelato? È violenza sessuale


Uomo pelato: molestatore condannato, la vicenda

La sentenza riguardava una richiesta di risarcimento del danno avanzata da parte di Tony Finn, elettricista dipendente della British Bung Company, fino alla data del licenziamento, avvenuto nel maggio 2021.

Il predetto tribunale era stato interpellato al fine di decidere se appellare qualcuno “calvo” fosse da ritenersi un insulto o una molestia.

“A nostro avviso, esiste un legame tra la parola ‘calvo’ da un lato e la caratteristica del sesso dall’altro”, si legge nella sentenza.

Veniva censurata dal tribunale di Sheffield l’asserzione del legale dell’azienda secondo cui anche le donne potevano essere calve e pertanto non vi fosse un reale collegamento tra l’epiteto de quo e il sesso dell’elettricista.

Orbene, in effetti, continua il Tribunale britannico, la calvizie è da considerarsi una caratteristica molto più riscontrabile negli uomini rispetto alle donne.

Il tribunale affermava, altresì, che vi fosse anche un precedente giurisprudenziale in cui un uomo era stato giudicato colpevole di aver molestato sessualmente una donna commentando le dimensioni del suo seno, asserendo che come è trattasi di una consuetudine e vieppiù sia maggiormente plausibile che a ricevere commenti su un seno (quand’anche prosperoso) possa essere una donna/lavoratrice in luogo di un uomo.

Allo stesso modo, è molto più probabile che una persona che riceve un commento come quello fatto dal signor King, titolare dell’azienda resistente, sia un uomo, statuiva ancora il Tribunale di Sheffield.

Secondo il Decidente, i commenti erano stati fatti proprio con la precipua intenzione di offendere il signor Finn; commentando il suo aspetto.

“Il tribunale stabilisce quindi che, riferendosi al ricorrente come ‘fot**** calvo’, il comportamento di King era indesiderabile, era una violazione della dignità del ricorrente, creava un ambiente intimidatorio per lui, era fatto per questo scopo, ed era legato al genere del ricorrente”, così si legge nella sentenza.

Descrivendo la lite, avvenuta in azienda nel 2019, il signor Finn aveva dichiarato alla giuria: “Stavo lavorando su una macchina, questa, doveva rimanere coperta in attesa di una riparazione specializzata. Ma qualcuno”, racconta l’uomo, le ha rimosse, ed era evidente che questo qualcuno fosse King”, continua Finn.

“Quando gliel’ho detto, ha iniziato a darmi dello stupido pelato e ha minacciato di farmi fuori”. Il litigio con King, che ha 30 anni in meno di Finn, ha fatto sì che il richiedente temesse anche per la sua incolumità fisica, atteso che l’evidente violazione della dignità dell’uomo aveva creato un clima di lavoro ostile in azienda.