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 Gli Italiani: un popolo di votanti non praticanti

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 Gli Italiani: un popolo di votanti non praticanti

 

ABSTRACT: La democrazia mostra nel terzo millennio tutta la sua degenerazione: clientelare, strumentale, pesante e utopistica ma per amore della libertà potrà essere salvata solo da tutti quelli che di norma scelgono di non votare iniziando col recarsi alle urne.

 

Le tornate elettorali che si susseguono senza sosta registrano, volta dopo volta, un calo generalizzato degli elettori attivi e una preferenza a non esercitare più il proprio diritto di voto. A breve, in molti comuni italiani, si sfideranno vari candidati per la poltrona di primo cittadino, ed a giugno tutti saremo chiamati per il rinnovo del Parlamento europeo ma è una facile previsione quella che il partito che conterà più preferenze sarà quello degli astenuti.

Stiamo diventando un popolo di “votanti non praticanti” senza più credere nella grande importanza della democrazia e della idea che, ognuno di noi, tramite le proprie scelte, può contribuire al destino della terra in cui vive. Questa nostra democrazia, vale la pena ricordarlo, è stata conquistata a fatica, con percorsi non sempre facili e lineari, con i cuori, il sangue, le vite e le idee di chi tenacemente, nel passato, si è voluto affrancare da Vescovi – conti e padroni feudali nella consapevolezza di non voler essere più sottomesso ma libero di decidere.

Nel nostro passato di uomini e donne occidentali ci sono voluti secoli per non considerare una eresia il sogno democratico e per la sua realizzazione sono stati necessari strappi spesso violenti, rivoluzioni, guerre e apocalisse. Sono stati necessari uomini impavidi e coraggiosi che hanno  creduto fermamente nelle loro idee contribuendo alla affermazione dello Stato democratico.

Questi uomini sono stati i tanti sconosciuti che per realizzare una visione si sono incamminati in direzione ostinata e contraria. Contro lo Stato, i burocrati, le consorterie, fuori da ogni appartenenza, come cani sciolti, sospettati o ignorati, spesso invidiati, troppe volte boicottati ma che alla fine hanno costruito il futuro della nostra Italia.

La loro tempra è stata forgiata dal coraggio, dalla ambizione, dall’amore e dalla follia e tutte le volte in cui non hanno potuto cambiare il mondo hanno provato ugualmente e spesso sono riusciti a cambiare la loro città, il loro quartiere o semplicemente il loro giardino.

Oggi invece, dimentichi del passato, la democrazia risulta stretta e sta diventando difficile vivere senza più nessuno capace di pensare il futuro, dove coloro che chiedono di essere votati manifestano, senza troppo pudore, interessi miopi e meschini, rendendo le prospettive scarse e le speranze rarefatte.

Ad aggravare la situazione la corsa inspiegabile a difendere le minoranze al punto da far sorgere il sospetto che quest'ultime siano diventate strumenti al servizio di coloro che tentano di trovare nuovi “mercati”: sono lobby con cui stringere alleanze, volti da affiancare sui cartelloni elettorali, puro marketing per far dire che “anche io ho l'amico diverso”.

Il problema del non voto odierno non si riflette però solo sui risultati elettorali ma ha a che fare con le radici della libertà e della democrazia.

La cittadinanza è composta certamente da alcuni che rientrano nelle cd minoranze ma anche da tanti altri, gli eredi di quelli a cui dobbiamo la nostra libertà, che vengono troppo spesso dimenticati quando si parla di diritti. Tutti quelli che, senza etichette di nessun genere, non trovano mai spazio nelle innumerevoli giornate ricordo.

L'individuo comune insomma, senza aggettivi qualificativi, che non sventola bandiere ma spera che il Leviatano rimanga sempre fuori da casa sua. Ed è quello che non vota più perchè non si sente rappresentato e non ascoltando mai  parole riguardanti il suo futuro e la sua vita perde anche le speranze sulla utilità del suo voto.

Non  c'è dubbio che vadano tutelati i diritti di donne, dei minori, della comunità LGBT, dei migranti, degli ultimi e dei discriminati in vario modo ma non bisognerebbe mai dimenticarsi del singolo e dei suoi diritti inalienabili anche se non corrisponde ai diritti degni di tutela, alla idea di elettore ideale non possedendo requisiti culturali precisi.

Oggi si parla troppo dei diritti dei gruppi rischiando di innalzare nuovi muri senza porre la dovuta attenzione all'Uomo comune, al singolo.

Il politico che si presenta oggi sembra sempre difendere non l'umano ma i suoi tanti aggettivi dimenticando i più, gli sconosciuti senza etichette e che tali vogliono rimanere.

Ciò detto però la democrazia che, come è noto, non è perfetta e non è neppure migliore di oligarchie e dittature, di monarchie e teocrazie ma che, anzi, nella storia è una eccezione, rimane  un valore che bisogna amare e difendere perchè da sempre è minacciato e la sua esistenza precaria è spesso in bilico.

Certamente abitiamo una Patria dove chi ci  ha preceduto nel recente passato non ha pensato al futuro ma volendo abitare un eterno presente ha sperperato tutto quello che era disponibile: ha ingrassato lo Stato cancellando lo spirito d'impresa e popolando il suolo italico di assistiti.

Rappresenta una amara verità che i tecnici, i tecnocrati si sono sostituti agli individui regolamentando tutto perchè quest’ultimi non sono stati ritenuti in grado di valutare e pensare; hanno tradito il sogno europeo ed è proprio in questo contesto che votare è divenuto pian piano fastidioso, inutile quando non sostituito dalle decisioni prese dall'alto, da chi pretende di decidere sempre al posto nostro spesso intralciando il nostro quotidiano che diventa più pesante e difficile anzichè migliore e leggero.

 La tentazione quindi del votante non praticante è quella di sparire ma proprio lui, quello che si alza tutte le mattine per andare a lavorare, quello con un forte senso del dovere, dotato di idee innovative e  forti, che studia, che sperimenta e inventa  può ancora una volta salvare il Paese.

Se la mentalità di tanti è di votare quando serve allora è bene sapere che serve adesso. Bisogna votare per la democrazia, per la sua storia e per i valori che rappresenta. Bisogna votare per chi è morto per Lei  perchè rimane sempre il sistema migliore  possibile. Potrà essere salvata solo dai tolleranti, da chi ritiene che prima di un Io e un Tu esiste un Noi; da chi non chiede e pretende sicurezze ma libertà.

La democrazia oggi potrà essere salvaguardata da tutti coloro che non  impongono agli altri le proprie diversità e i propri sogni e, infine, da quelli  che vogliono vivere senza far male agli altri ma anche senza badanti.