Green Pass: la tomba dell’amore
Cara Celimene,
non appena è stato anticipato l’ultimo ricatto di questi tempi grami e ipocriti ho subito capito che ti saresti precipitata a vaccinarti per avere anche tu il bel certificato verde di cittadina modello, stile giovane rivoluzionaria fedele alla dea ragione.
Del resto so che non concepisci neanche per un attimo di rinunciare al teatro, al cinema, al ristorante e ai vernissage, non certo per lo spettacolo in scena ma per poter primeggiare nel foyer.
Il mondo su di te vince sempre.
Eppure so che in fondo tutta questa falsità nel profondo ti disgusta. Ma non sai rinunciarvi. E ti ci immergi, incapace di scegliere se non seguendo il gregge e adeguandoti al potere che ti illudi di governare o pensi di sedurre e del quale sei vittima.
Questa battaglia con il mondo che in te è sopita e volutamente addomesticata in me è istintivamente viva.
Questo ci unisce e ci separa – mi voglio convincere non irrevocabilmente – anche se so che in fin dei conti non c’è nulla che posso fare per convincerti almeno a provare a non cedere alle seduzioni. E mentre mi prendi in giro per la mia misantropia e ti fai beffe con le tue amiche e i tuoi cicisbei di quello che chiami il mio capriccio antisociale, io comunque combatto su due fronti, il mondo e te. Ma una cosa la farò per compiacerti: in questo delirio collettivo non posso essere serio, sarò irrimediabilmente fatuo come Sir Percy.
Questo sì dovrebbe piacerti.
Sempre tuo,
Alceste