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Il digitale, qui e ora

Monument valley
Ph. Antonio Capodieci / Monument valley
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Una piccola riflessione sullo stato della digitalizzazione documentale: spesso sentiamo dire che siamo nell’era digitale o che ormai il documento è digitale.

Ho riflettuto molto su questo tema e cambiato più volte opinione – lo confesso – tuttavia ritengo che ad oggi non abbiamo affatto digitalizzato il documento, ma semplicemente il suo supporto[1].

Siamo passati dal supporto cartaceo al supporto informatico, ma il contenuto semantico del documento continua ad oggi ad essere “analogico”. Questo non è un bene o un male, ma un dato oggettivo da cui è possibile trarre alcune riflessioni.

Ad oggi abbiamo una sorta di “documento analogico su PC”, che in molti casi è un qualche cosa di ibrido, in grado di riunire mirabilmente le scomodità di entrambi i mondi.

Con questo concetto indico il fatto che il documento deve ancora essere letto da un essere umano, che i dati che esprime sono testuali interpretabili e non numerici, e che l’interpretazione e la struttura dei concetti è dominio della linguistica più che dell’informatica. Tuttavia il documento digitale ad oggi è mediato nella sua comprensione da strumenti informatici verso i quali noi dobbiamo fare atto di fede.

Qualche applicazione si sta invero spingendo oltre strutturando il contenuto con meta dati. È il caso dei documenti in linguaggio strutturato come l’XML (si pensi alla fatturazione elettronica), che sono il primo passo verso la digitalizzazione, non solo del supporto ma anche del contenuto.

Con un linguaggio strutturato il documento diventa se non leggibile almeno “processabile” automaticamente da una macchina, ed è in grado di essere inserito in flussi di lavorazione automatizzati.

Una fattura con i campi predefiniti sarà lavorabile automaticamente e scindibile automaticamente in più parti.

Tale evoluzione è utile per tutti quei documenti che sono alla base di altre relazioni umane, e che necessitano di fare da base ad altri rapporti giuridico sociali da esprimersi a mezzo altri documenti.

Passo ulteriore è quello di automatizzare anche alcune parti relative all’esecuzione del documento qualora contenga istruzioni o disposizioni ancora da adempiersi. Si pensi ad un pagamento o ad una penale, al verificarsi di determinati eventi pre-dichiarati. È il caso dei cosiddetti “smart contracts” contratti “intelligenti” o piuttosto auto-eseguibili.

Tale “salto” è ancora in gran parte da effettuarsi e presenta pur sempre il limite di dover legare in qualche modo il documento agli eventi esterni, non tutti i quali sono automaticamente verificabili da un programma richiedendo invece l’intervento umano.

Ultimo tassello della digitalizzazione documentale è con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale che può intervenire nelle fasi di creazione, strutturazione, esecuzione, operando non solo azioni ma anche valutazioni di opportunità o convenienza.

Ogni passaggio, poi, si porta dietro conseguenze su altri piani, dalla firma alla archiviazione e conservazione, alla diplomatica.

Queste poche e succinte riflessioni solo per dire che la digitalizzazione non è che all’inizio del suo percorso. L’impatto immenso da noi sperimentato ha riguardato solo il primo segmento e parte del secondo di tale evoluzione. Lungi da noi quindi il pensare di essere ormai in salvo dall’altra parte della riva.

Occorre ancora molta riflessione e molto lavoro per gestire in modo efficiente, ma soprattutto umano, equo, legale e corretto ancora molti passaggi.

 

[1] Mi riferisco anche alle riflessioni di Gianni Penzo Doria, Conservazione digitale, la nuova sfida è il documento senza formati, soprattutto il paragrafo “Dalla dematerializzazione alla dedocumentalizzazione”, Link.