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Il diritto nella quotidianità. Brevi riflessioni sul concetto di interdisciplinarità

Non ho mai capito perché di interdisciplinarietà si parli sin dai banchi scolastici ma puntualmente non venga mai praticata, con la conseguenza che ben difficilmente gli studenti, anche quelli più diligenti, collocano personaggi ed eventi nel contesto storico di riferimento. La conoscenza è spesso parcellizzata in nozioni distinte, immagazzinate nel cervello a compartimenti stagni (un neurologo avrebbe forse da obiettare, ma volevo rendere l’idea). Abbiamo una visione analitica e non sintetica, globale, di ampio respiro.

Mi sembra che lo stesso accada per la cultura giuridica, nel senso più ampio del termine. Il mondo è globalizzato (o lo riteniamo tale), le informazioni viaggiano alla velocità del pensiero (salvo poi creare cortocircuiti da sovraccarico), ma al tempo stesso ho l’impressione che l’esperto del diritto (giudice, professore, avvocato, ecc.) sia sempre più chiuso alla difesa del proprio microcosmo, in certi casi refrattario agli stimoli che provengono dalla realtà.

Cerco di spiegarmi con due esempi, con riferimento alla materia dei contratti commerciali internazionali e del commercio elettronico.

Il 19-20 ottobre si è tenuto a Bologna il primo modulo di un corso dedicato ai contratti commerciali internazionali. Insieme alla Dott.ssa Serena de Palma abbiamo ideato il corso pensando specificamente alle esigenze delle aziende attive nei mercati esteri, con la necessità non sempre avvertita di conoscere gli strumenti giuridici di base per affrontare una trattativa, ovvero la redazione o la semplice lettura di un contratto internazionale, ma anche di comprendere ed utilizzare idonei vocaboli della lingua inglese. Ne è risultato un incontro più simile ad una tavola rotonda (tra l’Avv. Andrea Gattamorta e la stessa Dott.ssa de Palma) che ad un seminario, in grado di mantenere viva l’attenzione dei partecipanti, stimolandoli a ragionare in un’ottica interdisciplinare (in questo caso, giuridico-linguistica), cogliendo gli elementi critici meritevoli di approfondimento. L’esame di alcune clausole in inglese del contratto commerciale internazionale ha messo in evidenza che oltre ai profili giuridici (ed economici) non possono essere trascurati quelli tecnico-linguistici. In sostanza, un contratto che potenzialmente "reggerebbe" (termini di pagamento, garanzie, ecc.) potrebbe risultare viziato dalla nascita per l’utilizzo di espressioni linguistiche fuorvianti, contraddittorie in quanto tali oppure perché inserite nel contesto errato.

Il 29 settembre ho partecipato ad un incontro dell’Università di Bologna dall’interessante titolo "Fiducia e diritto nella società dell’informazione". Raramente ho tratto beneficio (in termini di apertura di vedute) paragonabile a quello che ho ricevuto dall’intervento del Prof. Sandro Castaldo in materia di marketing, le cui considerazioni non possono essere trascurate da chi si occupi di profili giuridici dell’e-commerce.

Quanto sopra per dire che non conosco settore del diritto il cui studio non possa arricchirsi di spunti e riflessioni non scontate grazie all’intervento di esperti di altre discipline: dalle nuove tecnologie (marketing, sicurezza informatica, programmazione), alla contrattualistica internazionale (lingue, logistica, dogane, marketing, storia, geografia), dalla responsabilità medica (etica, medicina) al societario (organizzazione aziendale, lavoro, economia).

In realtà, se mi posso permettere, non c’è da stupirsi di certa difficoltà ad aprirsi al linguaggio ed ai temi di discussione cari ad altre discipline, se è nota la gelosia / protezione dei cultori di ogni singola branca del diritto nei confronti delle incursioni anche estemporanee di "estranei" (ma pur sempre giuristi) nei propri campi di studio (costituzionalisti versus amministrativisti, privatisti versus penalisti, ecc.).

Per quanto possibile, nell’organizzazione degli eventi Lexmeeting (www.lexmeeting.it) cercherò sempre di affrontare i temi di volta in volta in discussione in modo da dare spazio a diverse realtà. Non si tratta di una presa di posizione aprioristica, ma della convinzione che la strada sia giusta e conduca a risultati indilazionabili per la crescita dei singoli e lo sviluppo del paese. Tanto per cominciare ho alcune idee che svilupperò nei prossimi incontri di Lexmeeting dedicati alla responsabilità delle imprese, al commercio elettronico e, ancora, al commercio internazionale.

Non ho mai capito perché di interdisciplinarietà si parli sin dai banchi scolastici ma puntualmente non venga mai praticata, con la conseguenza che ben difficilmente gli studenti, anche quelli più diligenti, collocano personaggi ed eventi nel contesto storico di riferimento. La conoscenza è spesso parcellizzata in nozioni distinte, immagazzinate nel cervello a compartimenti stagni (un neurologo avrebbe forse da obiettare, ma volevo rendere l’idea). Abbiamo una visione analitica e non sintetica, globale, di ampio respiro.

Mi sembra che lo stesso accada per la cultura giuridica, nel senso più ampio del termine. Il mondo è globalizzato (o lo riteniamo tale), le informazioni viaggiano alla velocità del pensiero (salvo poi creare cortocircuiti da sovraccarico), ma al tempo stesso ho l’impressione che l’esperto del diritto (giudice, professore, avvocato, ecc.) sia sempre più chiuso alla difesa del proprio microcosmo, in certi casi refrattario agli stimoli che provengono dalla realtà.

Cerco di spiegarmi con due esempi, con riferimento alla materia dei contratti commerciali internazionali e del commercio elettronico.

Il 19-20 ottobre si è tenuto a Bologna il primo modulo di un corso dedicato ai contratti commerciali internazionali. Insieme alla Dott.ssa Serena de Palma abbiamo ideato il corso pensando specificamente alle esigenze delle aziende attive nei mercati esteri, con la necessità non sempre avvertita di conoscere gli strumenti giuridici di base per affrontare una trattativa, ovvero la redazione o la semplice lettura di un contratto internazionale, ma anche di comprendere ed utilizzare idonei vocaboli della lingua inglese. Ne è risultato un incontro più simile ad una tavola rotonda (tra l’Avv. Andrea Gattamorta e la stessa Dott.ssa de Palma) che ad un seminario, in grado di mantenere viva l’attenzione dei partecipanti, stimolandoli a ragionare in un’ottica interdisciplinare (in questo caso, giuridico-linguistica), cogliendo gli elementi critici meritevoli di approfondimento. L’esame di alcune clausole in inglese del contratto commerciale internazionale ha messo in evidenza che oltre ai profili giuridici (ed economici) non possono essere trascurati quelli tecnico-linguistici. In sostanza, un contratto che potenzialmente "reggerebbe" (termini di pagamento, garanzie, ecc.) potrebbe risultare viziato dalla nascita per l’utilizzo di espressioni linguistiche fuorvianti, contraddittorie in quanto tali oppure perché inserite nel contesto errato.

Il 29 settembre ho partecipato ad un incontro dell’Università di Bologna dall’interessante titolo "Fiducia e diritto nella società dell’informazione". Raramente ho tratto beneficio (in termini di apertura di vedute) paragonabile a quello che ho ricevuto dall’intervento del Prof. Sandro Castaldo in materia di marketing, le cui considerazioni non possono essere trascurate da chi si occupi di profili giuridici dell’e-commerce.

Quanto sopra per dire che non conosco settore del diritto il cui studio non possa arricchirsi di spunti e riflessioni non scontate grazie all’intervento di esperti di altre discipline: dalle nuove tecnologie (marketing, sicurezza informatica, programmazione), alla contrattualistica internazionale (lingue, logistica, dogane, marketing, storia, geografia), dalla responsabilità medica (etica, medicina) al societario (organizzazione aziendale, lavoro, economia).

In realtà, se mi posso permettere, non c’è da stupirsi di certa difficoltà ad aprirsi al linguaggio ed ai temi di discussione cari ad altre discipline, se è nota la gelosia / protezione dei cultori di ogni singola branca del diritto nei confronti delle incursioni anche estemporanee di "estranei" (ma pur sempre giuristi) nei propri campi di studio (costituzionalisti versus amministrativisti, privatisti versus penalisti, ecc.).

Per quanto possibile, nell’organizzazione degli eventi Lexmeeting (www.lexmeeting.it) cercherò sempre di affrontare i temi di volta in volta in discussione in modo da dare spazio a diverse realtà. Non si tratta di una presa di posizione aprioristica, ma della convinzione che la strada sia giusta e conduca a risultati indilazionabili per la crescita dei singoli e lo sviluppo del paese. Tanto per cominciare ho alcune idee che svilupperò nei prossimi incontri di Lexmeeting dedicati alla responsabilità delle imprese, al commercio elettronico e, ancora, al commercio internazionale.