Il quadro non è bello se non è litigarello

Vincent van Gogh, Notte stellata, 1889, New York, Museum of Modern Art
Vincent van Gogh, Notte stellata, 1889, New York, Museum of Modern Art

In quest’epoca di incontinenza verbale, i litigi sono all’ordine del giorno; troppo spesso futili e sguaiati, in perfetto stile “Baruffe chiozzotte”.

Dai litigisti professionisti della politica ai battibecchisti occasionali della tv (o semplicemente in coda al banco gastronomia del supermercato), il livello è davvero scadente.

Eppure c’è stato un tempo di litigate interessanti o, perlomeno, originali.

Ecco una carrellata di alcuni match degni di nota sui ring artistici e... tutto il resto è noia.

 

Van Gogh vs Van Gogh

Ovvero il talento del litigare con se stessi.

Il più grande autolesionista della storia dell’arte per il celebre episodio dell’orecchio (destro) che si mozzò in un clamoroso impeto di rabbia.

Ce l’aveva con Gauguin, suo storico coinquilino ad Arles nonché individuo “scentrato” almeno quanto lui? O voleva forse attirare l’attenzione del fratello Theo (cui era morbosamente legato), reo di abbandono del tetto familiare perché prossimo alle nozze? Non è appurato.

Certo è che, giuridicamente parlando, questo strambo genere di mutilazione non trova una disciplina ad hoc, ma un 642 comma 2 del codice penaleMutilazione fraudolenta della propria persona” (senza, però, la fraudolenza) calzerebbe a pennello.

 

Impressionisti vs altri impressionisti

Che gli impressionisti fossero strana gente ce n’eravamo già accorti da un pezzo.

Almeno da quando il primo sparuto manipolo di visionari, trainato da Monet, iniziò ad “imbrattare” le tele con macchie di colore, sostituendo alla linea precisa la vaga chiazza, nell’ardita impresa (quasi pretesa) di rompere con gli schemi fino ad allora imperanti. Impresa riuscitissima.

Via via che al drappello si arruolavano nuove leve, voilà accendersi le rivalità, a volte degenerate in lotte intestine piuttosto perverse.

Manet che sfregia a coltellate un’opera di Degas (il piccolo dipinto “Edouard Manet e la moglie”) rende bene l’idea: per lui un bel 733 del codice penale (Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale) ed una pacca sulle spalle; sembra infatti che compì il gesto in difesa della consorte Suzanne, raffigurata dal collega un po’ tanto bruttina – oggi si direbbe no filters – quale pare che realmente fosse.

 

Caravaggio vs tutti

Un’autentica “teppa”, inquieto e sanguigno come il suo inconfondibile tratto pittorico.

Ne combinava di cotte e di crude. Fu addirittura accusato di omicidio perché, durante una partita di pallacorda cui partecipava, scoppiò la rissa e ci scappò il morto.

Assiduo frequentatore di bordelli e di bettole malfamate, con il suo leggendario caratteraccio bisticciava sempre con tutti, collezionando una ricca varietà di capi d’imputazione ex art. 588 cp (rissa), art. 589 cp (omicidio colposo), art. 688 cp (ubriachezza molesta) da far invidia al più consumato dei delinquenti.

Il pictor praestantissimus, insomma, oltre ad essere molto prestante assai nelle sue performances artistiche lo era altrettanto nel mettersi nei guai.

A cotanto genio del chiaroscuro però tutto si perdona: prosciolto con formula assolutoria per immunità penale.