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Infiorescenza

Tecniche e prodigi di Madre Natura... applicati alle aziende
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Infiorescenza in botanica

Il termine “infiorescenza” deriva dal latino inflorescĕre «fiorire» ed è stato coniato dal grande naturalista svedese Carlo Linneo (“inflorescentia”) per indicare in botanica il “sistema o aggruppamento di rami che portano fiori” (Treccani).

Questa parola è utilizzata sovente nella morfologia botanica per indicare le piante che producono fiori raggruppati e vengono classificate in base al tipo di ramificazione assunta e in base al momento in cui avviene l’apertura dei fiori.

Se si considera la ramificazione, il tipo fondamentale di infiorescenza è denominata “a grappolo”; gli altri tipi di infiorescenze, che si considerano derivati dal primo, sono quelle “a capolino”, “a spiga”, “amento”, “ombrella”, etc…

Dal punto di vista del momento in cui i fiori si schiudono, le infiorescenze si suddividono in due gruppi principali costituiti il primo dalle “racemose” o “indefinite” e il secondo dalle “cimose” o “definite”; a loro volta esse possono essere semplici o composte.

Vi sono però alcuni tipi di infiorescenze che si presentano in maniera così simmetrica ed ordinata da sembrare un fiore unico. È il caso dello “pseudanzio” (“pseudanthium”), parola di origine greca che significa “falso fiore”, in quanto infiorescenza che ricorda un fiore.

I fiori a noi più comuni, come le margherite o i girasoli, in realtà sono infiorescenze: se si guardano bene da vicino, sono composti da minuscoli fiorellini disposti perfettamente in maniera geometrica in un capolino che appare molto più sgargiante e vistoso.

 

L'infiorescenza... applicata alle aziende

Vi starete chiedendo se la Rubrica di Umanesimo Manageriale si sia trasformata in una rassegna di botanica…

In realtà, Madre Natura ha sempre tanto da insegnarci ed è continua fonte di ispirazione per noi, che, spesso in maniera inconsapevole, cerchiamo di riprodurne “tecniche” e prodigi nelle nostre azioni ma anche nelle organizzazioni. L’infiorescenza ne è un esempio tipico!

Se andiamo ad analizzare il motivo per cui le piante producono le infiorescenze, verremo attratti dalla loro “intelligenza” e dalla capacità di gestire le proprie risorse per ottenere il migliore dei risultati: la riproduzione e, dunque, la sopravvivenza!

Gli insetti impollinatori vengono attratti di più dalle infiorescenze, sia perché queste sono molto più appariscenti rispetto a un singolo fiore, sia perché i fiorellini che le compongono hanno sviluppato una sbocciatura a scalare, meccanismo questo che permette di aumentare la provvista di polline per la pianta.

In altre parole, nella storia evolutiva delle piante, il singolo fiore rappresenta il grado di organizzazione più primitivo, mentre l’infiorescenza è il risultato del processo di miglioramento delle capacità riproduttive della pianta.

Una organizzazione efficace appare all’esterno compatta, unita pur nel rispetto delle sue articolazioni e delle competenze di ciascuna di esse.

Un’istituzione efficiente usa in maniera intelligente ed oculata le proprie risorse, soprattutto umane.

Un ente avrà tante più possibilità di imporsi sul mercato quanto più non perderà di vista la sua mission e sarà capace di adattarsi ai mutamenti adottando i necessari correttivi.

Anche il tipo di articolazione organizzativa scelta dell’istituzione può rifarsi alla morfologia dei vari tipi di infiorescenze.

Molto spesso, la risposta alla complessità dell’agire anche in contesto aziendalistico può essere rinvenuta nella linearità dei comportamenti attuati dalla Natura, che non distoglie mai lo sguardo dalle cose che contano davvero.

In conclusione, le organizzazioni evolvono in maniera artificiale, come opera dell’uomo, ma possono trarre molta ispirazione dal fluire naturale delle cose, nella genesi del De rerum natura.