x

x

James Joyce, lo scrittore che sapeva scrivere senza vedere

Un aneddoto sul grande scrittore irlandese James Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 – Zurigo, 13 gennaio 1941)
James Joyce
James Joyce

James Joyce, lo scrittore che sapeva scrivere senza vedere

Eccoci di fronte a un altro capolavoro: “Ulisse” di James Joyce, da più parti considerato come uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo.

Forse non è noto a tutti che il romanzo dello scrittore irlandese, da principio, doveva essere soltanto un racconto contenuto del libro “Gente di Dublino”.

James Joyce ebbe una vita avventurosa e travagliata, un po’ come il protagonista del suo libro, una vera odissea punteggiata dalle tante malattie che lo colpirono e dalle ristrettezze economiche in cui fu costretto a vivere, soprattutto per le sue abitudini dissolute, per il vizio del fumo e per l’uso (meglio, l’abuso) di alcol.

James Joyce incomincia a scrivere il romanzo nel 1914 e lo termina nell’ottobre del 1921, dopo oltre sette anni dall’inizio. Ci metterà altri tre mesi di revisione e sistemazione del testo per farlo poi uscire nel mese di febbraio del 1922.

Il libro negli anni è diventato celebre non solo per essere uno dei più fulgidi esempi di modernismo letterario, ma anche per l’uso particolare della punteggiatura.

Durante la lettura si assiste a pagine intere di funamboliche narrazioni senza nemmeno l’ombra di un segno di interpunzione.

A tale proposito si racconta un aneddoto.

James Joyce, che da principio soffriva di ipermetropia (non ci vedeva bene da vicino), gradualmente iniziò a perdere la vista, e si sottopose a undici interventi chirurgici oculari, con risultati ben poco soddisfacenti.

Durante la stesura di “Ulisse”, James Joyce aveva iniziato a scrivere sul letto, assumendo una posizione prona, e si era messo a utilizzare pastelli colorati per rendere più visibili le lettere che via via vedeva sempre meno nitidamente.

Pare indossasse pure un camice bianco, per via del riflesso che la luce provocava, facendogli vedere meglio cosa scriveva, soprattutto al sopraggiungere delle ore serali.

Quello che si racconta è che James Joyce, a causa della sua difficoltà nel vedere, abbia utilizzato poco la punteggiatura, perché non riusciva a inserirla correttamente tra le lettere.

Dopo avervi provato, smise e lasciò intere pagine prive.

Volontà o forza maggiore, l’uso della punteggiatura in “Ulisse” da parte di James Joyce ha fatto sì, tra le altre cose, di renderlo uno dei libri più innovativi di tutti i tempi.