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La Giustizia e il diritto d’asilo nella Roma papalina: omicidi e zone franche

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Per questo scritto prendo spunto dalla lettura delle “Promenades dans Rome” di Stendhal, che rimase meravigliato del diritto d’asilo vigente a Roma. Una pratica, raccontata anche dal Belli nei suoi Sonetti, che determinava delle situazioni grottesche e beffarde per la legge.

Stendhal trascorse buona parte della sua vita in Italia. Nei suoi viaggi soggiornò a Milano, Napoli, Firenze e per lunghi periodi a Civitavecchia e a Roma.

Nel luglio del 1827 ritornò in Italia dopo aver pubblicato “Rome, Naples et Florence”, nel novembre si fermò a Roma.

Dal soggiorno romano prese lo spunto di approfondire le sue impressioni sulla città dei papi. Le Promenades dans Rome uscirono il 5 settembre 1829: in questa città che al visitatore appariva stagnante, se non morta, Stendhal scopriva l'energia di un popolino superstizioso e cinico, ribelle e poltrone, orgoglioso e ignorante. Il libro ebbe successo e ottenne le lodi della stampa francese e dell'Antologia di Vieusseux.

Iniziamo il racconto della giustizia, i tribunali e le carceri nella Roma di Santa Romana Chiesa come apparivano allo sconcertato Stendhal.

Erano appena usciti, gli eleganti stranieri e le amabili compagne di viaggio, da un portone a fianco della chiesa di San Carlo. Discutevano d’arte, precisamente di un preteso abbozzo di Michelangelo, che avevano ammirato nell’atrio della chiesa, quando, delle grida risuonarono lungo il Corso. Un uomo fuggiva. E qualcuno esclamò: “Ha ammazzato il padrone”.

Il fuggitivo è un garzone mugnaio che ha sorpreso la moglie con un ricco negoziante di grano.

Stendhal e la sua compagnia erano a piedi. Tuttavia, vincendo anche lo spavento delle signore, vollero seguire tutta la scena. Quindi si precipitarono sulle piste del fuggitivo.

La corsa durò mezz’ora. Finalmente il marito sanguinario andò ad abbattersi, affranto, sui gradini di Santa Maria Maggiore. Respirava a fatica …

La polizia papalina mise subito una sentinella a sorvegliare l’assassino e andò a chiedere la necessaria autorizzazione per procedere all’arresto in luogo sacro. Frattanto, la popolazione del Rione Monti faceva circolo attorno all’omicida e alla sentinella che si stavano guardando.

Decisi a godersi tutti i particolari della caratteristica avventura, Stendhal e i suoi amici presero in affitto una finestra vicina e si disposero ad aspettare pazientemente l’epilogo.

Ma d’un tratto, certo per muta e silente intesa, il popolo si mise fra la sentinella e il mugnaio assassino che subito si dileguò.

Lo spettacolo era finito. E lo scettico Stendhal, che lo descrive in data 10 dicembre 1828, non sa descrivere la propria meraviglia.

Già sul Corso il popolo gridava: poveretto! Credevamo che la compassione fosse rivolta verso l’uomo che spirava … Niente affatto. Si riferiva a quello che s’era vendicato”.

Il diritto d’asilo non riguardava soltanto i luoghi santi; ma anche i palazzi e le adiacenze e perfino le carrozze degli Ambasciatori e dei Ministri esteri, che avevano costituito, così, entro lo Stato che li ospitava, altrettanti piccoli Stati, immuni da ogni atto di autorità dei funzionari locali, veri covi di malfattori che, non paghi di aver trovato un tranquillo rifugio nel palazzo straniero, accompagnavano spesso la carrozza dell’Ambasciatore, ridendo in faccia ai “birri e al bargello”.

Del resto, bastava mettersi sotto la protezione della “Compagnia della Misericordia” per liberarsi della responsabilità di qualsiasi delitto. Lo racconta anche Giuseppe Gioacchino Belli nel sonetto:

Un privileggio

Da cristiano! Si mmoro e ppò arinasco

Prgh’Iddio d’arinasce a Rroma mia.

Vamm’a ccerca un paese foravia

dove se vòti com’a Rroma er fiasco!

Vamm’a ccerca p’er monno st’aricasco

de poté ffà un delitto chessesia,

eppoi trovà una cchiesa che tte dia

un ber càmiscio bbianco de damasco.

L’hai visto a San Giuvanni Decollato

cuello che ffesce a ppezzi er friggitore

come la Compaggnia l’ha llibberato.

L’hai visto con che ppompa e ccon che onore

annava in priscissione incoronato,

come potrebbe annà ll’imperatore?

(Roma 5 dicembre 1832)

Sempre il Belli nel sonetto “Er rifuggio” affronta il tema del diritto d’asilo e lo condanna perché in aperto contrasto con qualsiasi spirito di legge e di giustizia.

Papa Innocenzo XI aveva tentato di restringere almeno l’immunità alle vere sedi diplomatiche, negandola alle piazze e alle vie adiacenti; ma trovò il più grave ostacolo nell’Ambasciatore di Spagna che aveva giurisdizione non soltanto sulla piazza omonima ma lungo tutte le vie dei Borgognoni e della Croce sino al Corso.

Tutto questo non poteva che fomentare la delinquenza. Durante il papato di Pio VI, dal 15 febbraio 1775 al marzo del 1799, avvennero 18.000 omicidi: una media di due al giorno.

A onor del vero quando il Belli scrisse i due sonetti la Chiesa cominciava a ripensare sull’opportunità di mantenere questa norma. Tuttavia, esisteva ancora una Sagra Congregazione dell’Immunità Ecclesiastica e ancora il 5 novembre del 1831 il Regolamento Organico di Procedura Criminale aveva ribadito che “niuno di qualsiasi condizione può essere estratto da Luogo Immune”, restando nella facoltà dei Vescovi l’arresto di chi si rifugiava in Chiesa o nei palazzi vescovili.