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La più grande battaglia del secolo: Trafalgar

21 ottobre 1805, guerra di Napoleone contro la III Coalizione
Piero della Francesca, Storie della Vera Croce, Cappella Bacci, Arezzo
Ph. Antonio Zama / Piero della Francesca, Storie della Vera Croce, Cappella Bacci, Arezzo

La vittoria della flotta britannica su quella franco-spagnola a Trafalgar infranse i piani di Napoleone per l'invasione dell'Inghilterra.

L’ammiraglio Villeneuve, che tornava dalle Indie Occidentali, era riuscito a raggiungere il porto di Ferrai; di qui avrebbe dovuto far rotta per la Manica e ricongiungersi con la flotta di Brest; invece, modificando i piani dell'Imperatore, si diresse a Cadice. Nelson lasciò Portsmouth il 15 settembre con tre navi di linea e giunse a Cadice il 29 dello stesso mese, proprio il giorno in cui compiva 47 anni.

Il primo compito di Nelson, che si fece subito raggiungere dalla squadra di Gibilterra, così da poter disporre di 27 navi, era di indurre il Villeneuve a riprendere il mare, ma la cosa venne disposta da Napoleone in persona. L’ammiraglio ebbe infatti l’ordine di rientrare nel Mediterraneo attaccando, se necessario, la flotta nemica. Egli sapeva però di no poter riportare un successo ed in un Consiglio di guerra tenuto ai primi di ottobre dichiarò che, se pure una sortita era possibile, dare battaglia al nemico sarebbe stato un suicidio.

Più tardi però il Villeneuve seppe che Napoleone aveva inviato l’ammiraglio Rosily a sostituirlo. Ciò lo decise ad agire, mentre Nelson dava istruzioni ed ordini aggressivi e spiegava ai suoi subordinati come condurre la battaglia. Il giorno della battaglia la squadra di Collingwood consisteva di 15 navi e quella di Nelson di 12. Il 19 ottobre la flotta alleata prendeva il mare. Il 21 all’alba le due flotte erano viste l’una dell’altra.

Nelson diede ordine alla sua flotta di schierarsi su due linee, in base alle disposizioni che aveva emanate in precedenza. Il Villeneuve diede allora ordine alla Gravina, con la squadra di riserva, di venire anch’egli in linea; poi, subito dopo, considerando anche la possibilità di ritirata su Cadice ed in parte anche temendo un attacco alla sua retroguardia, diede ordine che tutta la flotta virasse di bordo e puntasse verso nord. L’ordine di Villeneuve fu dato alle 8, e non era stato ancora completamente eseguito quando il Collingwood che doveva iniziare l’attacco diede anche egli ordine alla sua squadra di cambiare formazione in modo di mettersi di traverso della flotta nemica. Intanto anche la seconda linea di Nelson si spostava. Durante questa manovra dovette esporre la testa della sua linea al fuoco nemico, ma Nelson ritenne questo rischio giustificato se messo a confronto con i vantaggi che l'elasticità della sua formazione gli consentiva e che aveva un particolare valore date le circostanze.

I fatti gli diedero ragione. Il complesso dello schieramento alleato, dal movimento di Nelson ed incerto sui suoi scopi, non poté far  nient’altro che aspettare che egli mostrasse le sue intenzioni, mentre lasciava la retroguardia abbandonata e col compito di badare a se stessa. In conseguenza Nelson riuscì a sfondare la linea alleata in vari punti; egli con la Victory impegnò la grossa nave francese Bucentaure, e mentre si svolgeva questo combattimento altre 10 navi britanniche, che formavano una lunga colonna, poterono passare. Nell’altro settore la vittoria si delineava a favore di Collingwood, che rimasto padrone del campo aveva facilmente ragione della retroguardia. Venti navi vennero catturate, il 60 per cento della flotta franco-spagnola.

Nelson cadde nella battaglia che venne considerata la più grande battaglia del secolo, e che lo ha messo al primo posto tra i celebri ammiragli.

 

Tratto da BATTAGLIE. Dizionario storico illustrato, di Francesco Valori, casa editrice Ceschina, Milano. Filodiritto rimane a disposizione per accogliere richieste sui diritti.

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