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La responsabilità internazionale dello Stato per gli episodi di violenza di genere nel suo territorio

La responsabilità internazionale dello Stato per gli episodi di violenza di genere nel suo territorio
La responsabilità internazionale dello Stato per gli episodi di violenza di genere nel suo territorio

Indice

1. Introduzione

2. Il caso “Campo Algodonero”

3. La responsabilità dello Stato

4. La decisione

5. Conclusioni

 

Abstract

Negli ultimi anni si fa sempre più strada nello scenario giuridico l’idea che uno Stato possa essere responsabile internazionalmente per gli atti di violenza basati sul genere, commessi da soggetti terzi sul proprio territorio. Significativa a tale riguardo è la sentenza della Corte interamericana per i diritti umani (Corte IDH) González y otras (“Campo Algodonero”) Vs. México, del 16 novembre 2009.

In the last years, the idea that a State can be internationally responsible for acts of violence based on gender, committed by third parties on its territory, is increasingly widespread in the legal scenario. The judgment of the Inter-American Court for Human Rights (Corte IDH) González y otras (“Campo Algodonero”) Vs. México, of November 16, 2009 is significant in this regard.

 

1. Introduzione

La tutela dei diritti umani nel continente americano si fonda principalmente sulla Convenzione americana sui diritti umani (Pacto de San José de Costa Rica). Questa convenzione tutela i diritti di tutti gli individui in una visione di parità. Per quanto attiene la tutela della donna contro la violenza, occorre volgere lo sguardo alla Convención de Belém do Pará.

Va premesso che in molti Paesi del continente americano il femminicidio assume la veste di un vero e proprio reato, distinto dalla previsione neutra dell’omicidio [si pensi ad esempio all’articolo 6 della Ley contra el Femicidio y otras Formas de Violencia Contra la Mujer del Guatemala].

Secondo l’impostazione del sistema interamericano di tutela dei diritti umani il rispetto dei diritti convenzionali non si limita al solo riconoscimento. Infatti, gli Stati hanno obblighi che concernono la predisposizione di misure per prevenire la violazione dei diritti e la punizione per i colpevoli [Del Vecchio: 6-7].

Lo Stato per scongiurare gli atti di violenza deve apportare i mezzi per prevenire e punire la violenza di genere. In questa ottica, si pone il procedimento dinnanzi alla Corte interamericana dei diritti umani (Corte IDH) González y otras (“Campo Algodonero”) Vs. México, del 16 novembre 2009, dove gli Estados Unidos Mexicanos sono chiamati a rispondere per i femminicidi commessi a Ciudad Juárez.

 

2. Il caso “Campo Algodonero”

La Corte Interamericana de Derechos Humanos nel caso González y otras Vs. México condanna lo Stato, con la sentenza del 16 novembre 2009, per la scomparsa e la morte di tre giovani donne (due delle quali minori). Il rinvenimento dei corpi delle vittime ebbe luogo il 6 novembre 2001 a Ciudad Juárez, in un campo algodonero [campo di cotone].

In particolare, le accuse, indicate nella sentenza, verso lo Stato sono:

  • “la mancanza di misure di protezione delle vittime”;
  • “la mancanza della prevenzione di questi crimini”;
  • “la mancata risposta delle autorità alla scomparsa”;
  • “la mancata diligenza nelle investigazioni degli assassini”;
  • “la denegata giustizia”;
  • “la mancanza di una reparación adecuada.

La Comisión Interamericana de Derechos Humanos, conformemente agli articoli 51 e 61 della Convención Americana sobre Derechos Humanos, chiese alla Corte di dichiarare la responsabilità dello Stato, assumendo la violazione dei diritti di cui agli articoli 4 (diritto alla vita), 5 (diritto all’integrità personale), 8 (garanzie giudiziali), 19 (diritti dei bambini) e 25 (tutela giudiziale) della Convención Americana sobre Derechos Humanos, in relazione agli obblighi di cui agli articoli 1.1 (obbligo di rispettare i diritti) e 2 (dovere di adottare disposizioni di diritto interno). Inoltre, la richiesta si fonda sulla inosservanza degli obblighi dell’articolo 7 della Convencion Interamericana para prevenir, sancionar y erradicar la violencia contra la mujer (Convencion de Belém do Pará), secondo il quale i Paesi devono adottare senza ritardi ogni misura e politica per “prevenire, sanzionare e sradicare” la violenza.

 

3. La responsabilità dello Stato

La responsabilità degli Stati non si dimostra dalla semplice violazione di uno o più diritti all’interno del proprio territorio, sarebbe assurdo pensarlo. La giurisprudenza della Corte afferma, infatti, che il dovere di prevenzione riguarda le misure giuridiche, politiche, amministrative e culturali tese a promuovere la tutela dei diritti umani, alla qualificazione di illecito delle violazioni con la conseguente possibilità di dar luogo a sanzioni per i colpevoli ed al risarcimento in favore delle vittime. Nel caso all’esame della Corte è stato evidenziato il fatto che, nei giorni delle sparizioni, le autorità non risposero adeguatamente alle richieste dei familiari delle vittime, infatti a parte la ricezione di dichiarazioni, non fu prestata una particolare attenzione. Altro aspetto che viene sottolineato è il contesto in cui avvennero questi crimini: a Ciudad Juárez vi fu una escalation di violenze contro le donne.

Riguardo al dovere di prevenzione, la Corte sottolinea che va valutato sia prima della sparizione delle vittime, che dopo il ritrovamento dei corpi.

Per il primo momento occorre verificare se lo Stato fosse a conoscenza di un rischio reale per le vittime, non rilevando di per sé, ai fini della responsabilità internazionale dello Stato, la mancanza di prevenzione della scomparsa.

Considerato il contesto di violenza nella città, lo Stato era a conoscenza del rischio concreto ed immediato che le vittime correvano (aggressione sessuale, molestie e uccisione) e, per questo, la Corte ritiene che ci sia un dovere di diligenza dinnanzi alla denuncia della sparizione delle donne, che deve accompagnare da subito l’attività di ricerca. Si tratta di un obbligo di mezzi, che si estrinseca in ricerche esaustive.

La Corte rileva che il México non ha adottato misure idonee per trovare le vittime ancora in vita e non andò oltre gli aspetti formali e la ricezione di dichiarazioni. Discutibile è risultata anche la fase di ricerca dei colpevoli. Lo Stato riconobbe parzialmente la propria responsabilità: rilevando irregolarità nella prima fase delle investigazioni, tra il 2001 ed il 2003.

La Corte, in particolare, rileva irregolarità per quanto attiene la relazione sulla individuazione dei corpi, la conservazione della scena del crimine, la raccolta e la custodia delle prove, le autopsie, l’identificazione dei corpi e la loro consegna.

La Corte ritiene che la mancanza nelle investigazioni e il non averne sanzionato le irregolarità, provoca la reiterazione di questi metodi. Questo incide sull’attività della magistratura di identificare e perseguire i responsabili. Inoltre, non si è investigato riguardo agli episodi di negligenza nella conduzione del caso. La mancata ricerca e punizione di chi commise le irregolarità si esplica nella mancata tutela delle vittime e porta immancabilmente verso l’impunità. Questo fatto, a parere della Corte, potrebbe non solo facilitare, ma promuovere la ripetizione della violenza quando genera l’idea che la violenza contro le donne “può essere tollerata e accettata come parte della quotidianità”.

La Corte stabilisce che lo Stato non ha adempiuto al dovere di investigare e più in generale ai doveri di garantire i diritti alla vita, alla integrità personale e alla libertà personale, in relazione agli articoli 1.1 e 2 della Convención Americana sobre Derechos Humanos e agli articoli 7.b e 7.c della Convención Belém do Pará a danno delle tre vittime. Per gli stessi motivi, si è ritenuto che lo Stato ha violato i diritti di accesso alla giustizia e alla tutela giudiziale di cui alla Convención Americana, in relazione agli articoli 1.1 e 2 della stessa e agli articoli 7.b e 7.c della Convención Belém do Para, in pregiudizio dei familiari delle tre vittime [González y otras (“Campo Algodonero”) Vs. México: 151-152].

La Corte si sofferma anche sul principio di Diritto internazionale secondo cui “ogni violazione di un obbligo internazionale che produce un danno conduce al dovere di ripararlo in maniera adeguata”. In seguito, fa riferimento all’articolo 63.1 della Convención Americana sobre Derechos Humanos, che definisce parte lesa chi subisce la violazione di un diritto riconosciuto dalla Convenzione. Nel caso esaminato, la Corte individua, perciò, come “parte lesa” le tre vittime ed i loro familiari, destinatari della riparazione. La Corte ritiene che nel caso concreto possa aver luogo una indennizzazione.

 

4. La decisione

La Corte all’unanimità dispone che la sentenza è una “forma di riparazione”. Accanto alle statuizioni relative al prosieguo delle indagini, dei procedimenti giudiziali e della condanna dei responsabili, nonché l’investigazione e la punizione con sanzioni amministrative, disciplinari e penali per coloro che hanno commesso irregolarità nel procedimento, vi sono disposizioni tese alla sensibilizzazione. Tra quest’ultime vi sono la pubblicazione dei paragrafi più importanti della sentenza nel Diario Oficial de la Federación, in un quotidiano ad ampia diffusione nazionale e in un giornale ad ampia diffusione nello stato di Chihuahua e la pubblicazione della sentenza integrale in una pagina elettronica ufficiale dello Stato.

È disposto che lo Stato deve, entro un anno dalla notifica della sentenza, realizzare un atto pubblico di riconoscimento della responsabilità internazionale in onore alla memoria delle tre vittime. Questo riconoscimento deve avvenire nella cerimonia di inaugurazione di un monumento in memoria delle donne vittime di omicidio per ragioni di genere a Ciudad Juárez, da erigere entro un anno dalla notifica della sentenza.

Lo Stato deve, poi, adeguare alle fonti internazionali i propri protocolli, manuali e criteri ministeriali per quanto concerne le investigazioni, le perizie relativamente a tutti i delitti che riguardano sparizioni, violenze sessuali e omicidi delle donne. Lo Stato deve “implementare programmi e corsi permanenti di istruzione e formazione in materia di diritti umani e genere”.

Lo Stato, oltre a provvedere alla indennizzazione, compensazione e al pagamento delle spese in favore dei familiari delle vittime, deve fornirli assistenza medica, psicologica o psichiatrica gratuita attraverso le istituzioni statali specializzate.

La Corte vigilerà sull’adempimento integrale della sentenza. A tal fine lo Stato deve inviare alla Corte, entro un anno dalla notifica della sentenza, un informe che contenga le misure adottate.

 

5. Conclusioni

La violenza contro le donne, basata sul genere, è una piaga diffusa su scala globale.

È richiesto un impegno da parte dei Paesi per debellare questo fenomeno e sicuramente il fatto che essi abbiano una responsabilità internazionale potrebbe contribuire a favorire interventi sempre più efficaci.

La sentenza del caso “Campo Algodonero” ha fatto la storia del contrasto alla violenza basata sul genere. Nel contrasto alla violenza di genere occorrono diversi sforzi che vanno ben oltre la sola punizione dei colpevoli, occorre un serio intervento degli Stati che promuovano la sensibilizzazione della società sul tema della violenza basata sul genere.

Bibliografia

Abramovich, Víctor, 2010. Responsabilidad estatal por violencia de género: comentarios sobre el caso “Campo Algodonero” en la Corte Interamericana de Derechos Humanos. In: “Anuario de Derechos Humanos”, 6/2010, pp. 167-182.

Del Vecchio, Angela, La tutela dei diritti delle donne nelle convenzioni internazionali. In: http://www.esteri.it/mae/approfondimenti/2012/20120411_delvecchio.pdf, pp. 1-15 [21 giugno 2018].

Vázquez Camacho, Santiago José, 2011. El caso “campo algodonero” ante la Corte Interamericana de Derechos Humanos. In: “Anuario Mexicano de Derecho Internacional”, v. 11, 2011, pp. 515-561.