x

x

L’avvocato che vorrei essere: Vinceremo la causa? No, tesoro

Riccardo Radi
Riccardo Radi

L’ avvocato che vorrei essere: Vinceremo la causa? No, tesoro

non siamo esseri perfetti, tutt’altro.

Conosciamo la mediocrità, la stanchezza, talvolta la desolazione.

Facciamo errori, cerchiamo di farne meno possibile ma li facciamo”.

 

Vinceremo la causa?

No, tesoro

Ma allora perché…

Non è una buona ragione non cercare di vincere per il semplice fatto che si è battuti in partenza”.

Questo scambio di battute avviene tra Atticus Finch, l’onesto avvocato protagonista del film Il buio oltre la siepe e Miss Maudie, la sua vicina di casa.

La causa di cui chiede Miss Maudie è quella a carico di Tom Robinson, un bracciante nero accusato ingiustamente di avere violentato una donna bianca e difeso dall’avvocato Finch.

La vicenda è ambientata nell’Alabama di sessant’anni fa, dunque in un luogo e in un periodo in cui l’odio razziale è profondamente radicato e diffonde i suoi veleni anche nelle aule di giustizia.

Robinson è innocente ma viene condannato lo stesso e imprigionato per poi finire ucciso da una guardia carceraria durante un inutile e disperato tentativo di evasione.

Non a caso il titolo originale del libro da cui è tratto il film è To kill a mockingbird (letteralmente uccidere un tordo ma metaforicamente compiere un’azione crudele e immotivata.

Atticus Finch sa bene di partire perdente poiché deve combattere col buio oltre la siepe, cioè contro la paura e l’odio che nascono dall’ignoto, da ciò che non si conosce e non si è disposti a conoscere.

Lo sa ma non molla, sa di dover egli stesso pagare un prezzo personale, quello dell’ostracismo della sua stessa comunità che lo accusa di essersi schierato a difesa del diverso.

Finch sa di non avere speranze ma nel giorno del giudizio è lì, accanto a Tom Robinson, a fare emergere e testimoniare la verità perché le sia possibile piantare il suo seme nelle coscienze umane.

Finch è un avvocato.

Ed è questo che fa un avvocato.

Noi tutti che abbiamo avuto in sorte questa professione non siamo esseri perfetti, tutt’altro.

Conosciamo la mediocrità, la stanchezza, talvolta la desolazione.

Facciamo errori, cerchiamo di farne meno possibile ma li facciamo.

Non siamo sempre ispirati e qualche volta diciamo e facciamo cazzate.

Ma se i tanti Tom Robinson di oggi bussano alla porta dei nostri studi non gliela chiudiamo in faccia e, se prendiamo l’impegno di stargli accanto, non lo tradiremo, costi quel che costi, contro ogni buio di questo pazzo mondo.

Voglio essere un avvocato così e provo ad esserlo ogni giorno, conoscendo successi e sconfitte.

Questa è l’avvocatura in cui credo e che mi impegno a rappresentare.