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Lo abbona a Paperino e viene condannato a tredici mesi di carcere

L’incredibile vicenda di uno scherzo finito, dopo nove anni, con 13 mesi di reclusione
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Lo abbona a Paperino e viene condannato a nove anni di carcere

Se fosse una storia di un Topolino qualsiasi, Paperino sarebbe il solito sfortunato, che fa uno scherzo a Gastone e viene subito bastonato da Paperone, da Paperina o dal Commissario Basettoni. Invece, stavolta Paperino, dopo nove anni di peripezie giudiziarie, viene condannato a 13 mesi di prigione

Questa particolare storia di Paperino non è stata scritta da Walt Disney, ma da un giudice in carne e ossa, che, dopo nove anni di processi, spese legali per avvocati e adempimenti giudiziari in tribunale, ha condannato Fabrizio B. a 13 mesi di reclusione per aver abbonato a sua insaputa un amico, Stefano F., a “Disney 313”, una bella rivista a fumetti che ha come protagonista, guarda caso, Paperino e le sue sfortunate peripezie.

Tutto ha inizio a gennaio 2013, quando Fabrizio B., operaio che risiede a Cremona e che all’epoca ha 37 anni, decide di tirare uno scherzo che lui crede innocuo all’amico Stefano F., abbonandolo, senza il consenso dell’amico, alla rivista Disney che vede Paperino quale protagonista indiscusso.

L’amico però la prende male e dopo molte discussioni decide di adire le vie legali.

Ma per quali accuse?

In primis, la sostituzione di persona, in quanto il malcapitato si rende conto di essere stato abbonato a sua insaputa a “Disney 313” solo quando la casa editrice De Agostini gli manda a casa un numero della rivista insieme ad un sollecito di pagamento.

A quel punto, non essendo a conoscenza dello scherzo, Stefano sporge denuncia contro ignoti, rifiutando il pagamento, adducendo di non aver mai sottoscritto alcun abbonamento.

Le autorità arrivano in fretta a capire che chi ha sottoscritto l’abbonamento è stato l’amico Fabrizio, che, volendo fare solo uno scherzo, non aveva attuato sotterfugi o raggiri. Stefano, però, non la prende bene, e, nonostante l’offerta di risarcimento di mille euro avanzata dall’amico, il procedimento di sostituzione di persona va avanti.

A quel punto Fabrizio resiste, e si rivolge a un avvocato d’ufficio assegnato dallo Stato. Patteggia davanti al Gup una pena di tre mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena e pagamento di 600 euro a titolo di spese legali del ricorrente, che si era costituito parte civile. A quel punto, quando tutto sembrava risolto, la Guardia di Finanza scopre che Fabrizio, che aveva fatto richiesta per il gratuito patrocinio, non ne avrebbe avuto diritto, in quanto le Fiamme Gialle si rendono conto che l'uomo parallelamente svolgeva dei lavoretti che gli impedivano di avere i requisiti richiesti dalla legge.

A quel punto scatta un procedimento per falsificazione di autocertificazione, che si conclude con un ulteriore patteggiamento a 10 mesi, sempre con sospensione condizionale della pena.

Ma non finisce qui.

La Corte d'Appello di Brescia rileva che Fabrizio non avrebbe avuto diritto alla sospensione condizionale della pena visto che il beneficio gli era già stato precedentemente concesso a seguito del patteggiamento per la “vicenda Paperino”. A quel punto, impugna la sentenza davanti alla Corte di Cassazione che dà ragione alla Corte d'appello.

Di conseguenza il tutto ritorna a Cremona, davanti al Gup, dove Fabrizio, incredulo, viene a ritrovarsi, stavolta con un altro avvocato, che patteggia ugualmente per 10 mesi, ma senza condizionale.

Fabrizio però non va in carcere grazie all'avvocato, che chiede al giudice di convertire la pena in lavori di pubblica utilità. La richiesta viene accolta e Fabrizio, dopo nove anni, si trova a chiudere una vicenda che ha dell’incredibile.

Da quel giorno, pare che Fabrizio abbia buttato tutti i giornalini di Paperino che aveva in casa.