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Myanmar: morti e chiese distrutte

Dal 1 febbraio 2021, a oggi, in Myanmar il bilancio dei morti accertati dall'inizio delle proteste ha superato le 800 vittime, come riporta l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici.

L'11 giugno 2021 il presidente e i vescovi della Conferenza episcopale del Myanmar hanno firmato un appello urgente nel rispetto della dignità umana per la cessazione degli attacchi militari contro i luoghi di culto, divenuti luoghi di rifugio, e la realizzazione di corridoi umanitari per la sopravvivenza degli sfollati.

Il 18 giugno 2021 una risoluzione delle Nazioni Unite ha condannato il colpo di Stato militare in Myanmar, esortando la giunta militare al potere a ripristinare la transizione democratica del Paese.

A fronte di tutto questo, la giunta militare ha intensificato la repressione. Negli ultimi giorni, anche molte chiese sono state distrutte o interessate da violenze e raid militari per aver dato accoglienza a migliaia di sfollati che cercavano asilo, come è accaduto nello Stato birmano di Kayah nel Myanmar orientale, dove infuria il conflitto tra esercito birmano e forze di difesa popolari, che si oppongono alla giunta militare.

 

Nicaragua: il bavaglio e il carcere sulle elezioni

Il Nicaragua è uno Stato dell'America centrale ed è abitato da circa 6 milioni e 300 mila persone. Il Presidente della Repubblica è Daniel Ortega, in carica dal 2007 e precedentemente anche dal 1985 al 1990. Le prossime elezioni sono previste per il 7 novembre 2021.

Come riportato dalla stampa indipendente e internazionale, il Nicaragua sta vivendo una svolta autoritaria, iniziata a seguito dalla rivolta dell'aprile del 2018, in cui morirono circa 300 persone, e focalizzata per consentire la permanenza al potere del Presidente in carica.

Soltanto nelle prime due settimane di giugno 2021, Ortega avrebbe direttamente ordinato la perquisizione e l'arresto di 13 membri dell'opposizione, inclusi diversi suoi ex compagni di partito del Flsn.

A seguito della grave crisi politica propagatasi in seguito alle rivolte popolari, Ortega, che aveva inizialmente provato a coinvolgere le opposizioni e la società civile, ha preso iniziative liberticide e repressive.

Ortega avrebbe spinto per l'approvazione nel dicembre 2020 di una legge che vieta a un oppositore considerato traditore della patria di correre per un incarico pubblico elettivo e tale è considerato chi promuove l'ingerenza straniera negli affari interni e si organizzi con fondi di potenze straniere al fine di destabilizzare il Paese.

Nell'ottobre 2020, era stata approvata una legge che blocca il finanziamento internazionale alle Ong, ai media e agli oppositori, obbligandoli a registrarsi come agenti stranieri.

Considerando che esponenti del Governo nicaraguense sono tuttora oggetto di sanzioni da parte del Congresso americano, le nuove leggi sono state usate in realtà contro il vasto e composito schieramento che si oppone al Presidente in carica.

Il 7 maggio 2021 il Parlamento ha approvato la riforma elettorale e lo stesso giorno ha nominato nel Consiglio supremo elettorale solo personalità vicine al Presidente. Rapidamente, diversi partiti hanno perso la personalità giuridica e sono stati perquisiti ed arrestati politici e giornalisti vicini alle forze di opposizione.

Sono stati quindi arrestati 4 candidati alla presidenza: Cristiana Chamorro, secondo i sondaggi favorita alle prossime elezioni, Arturo Cruz, economista ed ex ambasciatore negli Usa, il politologo Félix Maradiaga e Juan Sebastián Chamorro. Tutti i candidati sono accusati di aver promosso azioni a danno della sovranità del Paese, per cui gli è impedito di candidarsi alle prossime elezioni.

 

Turchia: prove di dittatura

Il 21 giugno 2021 la Corte Costituzionale turca ha accolto la richiesta della procura generale della Cassazione di aprire un procedimento per la messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP), la principale forza di opposizione in Parlamento. L'accusa è quella di minacciare «l'integrità indivisibile dello Stato e della Nazione» attraverso legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

Il partito Hdp, nato nel 2013, che con la guida di Selahattin Demirtaş, aveva raggiunto il 12,7 per cento dei voti nelle elezioni dei giugno del 2015, entrando per la prima volta in Parlamento, e ha sempre negato di essere “l'ala politica” del Pkk.

Nel 2016, durante una vasta operazione di polizia, avvenuta la notte del 4 novembre, dodici parlamentari dell'Hdp, e numerosi amministratori locali dello stesso partito, venivano arrestati in Turchia con l'accusa di essere legati al Pkk. Tra gli arrestati, anche il leader dell'Hdp, Selahattin Demirtaş, tuttora in carcere, nonostante la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia già emesso due sentenze vincolanti a favore del suo rilascio – una nel 2018 e una nel dicembre del 2020 – perché giudicato arbitrariamente arrestato “per ragioni politiche”.

Dopo il fallito colpo di stato dei 16 luglio 2016, Erdogan ha dato inizio a una enorme opera di repressione, che ha visto anche il licenziamento e l'arresto di 110 mila funzionari pubblici, con l'accusa di essere fegati a una presunta rete terroristica guidata dall'imam Fethullah Gülen.

Nella campagna volta a mettere a tacere ogni espressione di dissenso, rientra anche la recente messa sotto inchiesta del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, uno dei principali rivali del presidente Recep Tayyip Erdogan, fra i pochi in grado di competere con lui per prestigio e consenso, con l'accusa di aver mancato di rispetto alla memoria del sultano Maometto II, durante una visita al suo mausoleo e, secondo fonti dell'opposizione, anche per contatti con il partito Hdp.

 

Spagna: Approvato indulto ai leader separatisti catalani

Trovano conferma le anticipazioni del Premier Sanchez, in quanto il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato le proposte di indulto parziale per i leader separatisti Catalani. I nove erano stati condannati in seguito alla tentata secessione nel 2017.

 

Bielorussia: Minsk annuncia possibile guerra economica

A fronte della decisione presa dall’UE insieme a USA, Canada e Gran Bretagna di approvare le sanzioni economiche a danni del Paese, il ministero degli Esteri bielorusso ha rilasciato una dura nota dove si condannano le sanzioni in quanto lesive degli interessi dei cittadini, paventando una possibile guerra economica. La giustificazione di ciò, per Minsk, risiede nell’impegno dello Stato di proteggere i propri cittadini e i propri attori economici.

 

Bulgaria: PPE appoggia Borissov nonostante scandali di corruzione

Il PPE, gruppo di centrodestra bulgaro, ha confermato il suo sostegno all'ex premier bulgaro Boyko Borissov in vista delle elezioni dell'11 luglio, nonostante i numerosi scandali di corruzione svelati dal governo ad interim. Manfred Weber, leader del PPE al Parlamento europeo, ha dichiarato infatti in videoconferenza di appoggiare il partito GERB di Borissov che. alle elezioni del 4 aprile, è stato ostracizzato da tutte le restanti forze politiche.

 

Slovenia: Pressioni per l’allargamento dell’UE verso i Balcani

Il prossimo presidente del Consiglio UE, nonché attuale ministro degli Esteri, ha criticato “l’inazione” delle istituzioni europee circa l’allargamento verso i Balcani, indicando un nuova linea politica. Infatti, Anže Logar invita l’UE ad attuare una strategia che punti ad affrontare quanto prima gli ostacoli che impediscano il suddetto allargamento. “Negli ultimi anni, la strategia dell’UE nei confronti dei Balcani occidentali è stata quella di un approccio attendista. L’Unione non è stata troppo attiva nella regione rispetto allo stallo delle riforme e nell’ultimo decennio il tema dell’allargamento è uscito dall’agenda dell’UE”, queste le sue parole.

 

Costad’Avorio:Il ritorno dell'ex presidente Gbagbo

Dopo dieci anni l’ex presidente Laurent Gbagbo è potuto tornare nel Paese. Il ritorno è stato reso possibile dopo l’assoluzione dalle accuse di crimini contro l’umanità decisa dalla Corte Penale Internazionale. Al suo arrivo presso l’aeroporto di Abidjan la polizia è stata costretta a disperdere un piccolo gruppo di sostenitori. 

 

Nigeria: Boko Haram conferma la morte del leader Shekau

È stata ufficialmente confermata la morte del Leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, anche da parte del gruppo jihadista. L’accaduto sarebbe avvenuto durante uno scontro con il gruppo rivale dello Iswap. La notizia è stata pubblicato dal quotidiano Le Monde in seguito all’annuncio fatta dalla branca nigeriana dell’Isis. 

 

Israele: Netanyahu lascerà la residenza ufficiale non prima del 10 luglio

Benjamin Netanyahu, in un comunicato congiunto con il neo-eletto Bennett, ha dichiarato che lascerà la residenza ufficiale di Balfour Street il 10 luglio, sottolineando che fino ad allora non ci potrà essere nella sede alcun avvenimento ufficiale. Bennet, quindi, potrà prendere possesso della residenza ben 4 settimane dopo il giuramento ufficiale. Il risultato è stato ottenuto dopo lunghe sedute di negoziati fra le parti e non poche polemiche. 

 

India: iniziata la vaccinazione gratuita

Si è avviata il 21 giugno la campagna di vaccinazione gratuita per tutti gli adulti del Paese. Con questa misura, il governo cerca di dare un nuovo input alla campagna vaccinale nazionale, in quanto il Covid ha messo nuovamente il paese alle strette anche grazie a somministrazioni lacunose, confusione e diffidenza nei confronti del vaccino. 

 

Iran: Grande astensione per le presidenziali a Teheran

Nel giorno delle elezioni, ben il 74% dell’elettorato iraniano non si è presentato alle urne. La vittoria dell’ultraconservatore Raisi ha visto, inoltre, l’esclusione di tutti i rivali riformisti e conservatori più quotati. 

 

Raisi insieme agli USA verso il nucleare

Dal neo-eletto presidente Raisi arriva l’invito rivolto agli USA di tornare a trattare in merito all’accordo sul nucleare. Il presidente iraniano, durante la sua prima conferenza stampa, ha ribadito la linea nazionale relativa al nucleare, affermando la volontà di sostenere qualsiasi negoziato in grado di garantire la tutela degli interessi nazionali. 

 

Armenia: Elezioni, quasi certa vittoria di Nikol Pashinyan

Secondo un primo scrutinio, il premier Nikol Pashinyan viene dato come vincitore delle elezioni anticipate tenutesi nel paese. Il vantaggio di Pashinyan sull’avversario ed ex presidente Robert Kocharyan sembra essere consolidato, ma proprio Kocharyan ha denunciato frodi e minaccia di non riconoscere i risultati elettorali. 

 
Cina: Cresce la presenza globale di aziende cinesi

Per il 2021 i marchi cinesi hanno visto un aumento considerevole della loro presenza, facendo salire a 18 il numero delle aziende all’interno della classifica delle top 100 Most Valuable Global Brands (BrandZ). Fra i presenti maggiormente degni di nota c’è TikTok, il cui valore è aumentato del 158%, registrando un risultato superato solo da quello di Tesla. La campagna di BrandZ si fonda sui dati proveniente da quasi 4 milioni di sondaggi, relativi a più di 18.500 marchi. 

 

Stati Uniti: Dagli USA nuove sanzioni in arrivo per la Russia

Il 20 giugno, solo 4 giorni dopo il vertice Biden-Putin, la casa bianca ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia in riferimento al caso Navalny. Le sanzioni colpiranno in particolare le società coinvolte nella costruzione di Nord Stream 2. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale degli USA,Jake Sullivan, ha aggiunto che saranno introdotte quando la casa bianca “svilupperà un pacchetto adeguato per contrastare gli obiettivi giusti”.


Afghanistan-Usa prosegue il dialogo

Venerdì prossimo il presidente afgano Ashraf Ghani e il presidente dell’alto Consiglio per la riconciliazione nazionale Abdullah Abdullah incontreranno Joe Biden. "Gli Stati Uniti sono impegnati a sostenere il Paese fornendo assistenza diplomatica, economica e umanitaria a sostegno del popolo afghano, comprese le donne, le ragazze e le minoranze", recita una nota della presidenza Usa. L’obiettivo è di garantire che l’Afghanistan non sia un porto sicuro per terroristi e questo, secondo gli Usa, può essere raggiungibile solo attraverso la costruzione della pace. 


Perù: Manifestazioni per i candidati presidenti

Manifestazioni in strada si sono verificate a Lima da parte dei sostenitori di Pedro Castillo e Keiko Fujimori, i due candidati al ballottaggio presidenziale del 6 giugno il cui risultato non è stato ufficializzato dal Tribunale nazionale elettorale. L’appello a manifestare, da parte del partito di sinistra Perù Libre e di quello di destra Fuerza popolar, è stato accolto anche in altre città peruviane. Josè Elice, ministro dell’interno, ha espresso che  "è comprensibile" che nell'incertezza dei risultati elettorali la gente abbia il desiderio di esprimersi”. 

 

Cile: Prima sessione dell’assemblea costituente

Domenica 4 luglio si terrà la prima sessione della Convenzione costituzionale, nata dal voto del 15 e 16 maggio scorso. Lo ha annunciato il Presidente cileno Sebastián Piñera. La costituente dovrà, entro il termine di "nove mesi, prorogabili di ulteriori tre mesi, redigere e approvare una nuova bozza di Costituzione per il Cile, che dovrà essere ratificata dai cittadini attraverso un referendum". Il presidente ha affermato: "Questa Convenzione costituzionale rappresenta indubbiamente una grande opportunità per realizzare ampi e solidi accordi che consentano di dar vita a una nuova Costituzione, un testo che sia riconosciuto e rispettato da tutti i cileni e costituisca un grande quadro di unità, stabilità, proiezione verso il futuro, per la nostra democrazia e per la nostra società". L’Assemblea costituente è stata frutto del referendum, svoltosi nell’ottobre 2020, nato dalle numerose manifestazioni e proteste popolari del 2019 e inizio 2020. 

 
Venezuela: Possibile accordo tra governo e opposizione 

Caracas, il presidente Maduro : “andiamo verso accordo con opposizione”. Il capo di Stato Venezuelano ha ricordato che le negoziazioni avvengono con l’osservazione di una delegazione norvegese e "con la partecipazione e l'osservazione di altri Paesi amici del mondo". Maduro ha assicurato che le garanzie per le elezioni amministrative previste a fine anno "saranno ampliate in base al negoziato che sta avvenendo con tutte le componenti dell'opposizione" e aggiunge che “ciò non viene fatto perché richiesto dal governo Usa ma perché è un obbligo costituzionale”.