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Politiche attive del lavoro: non rinviare a domani quello che bisogna fare oggi

Andrea Orlando
Andrea Orlando

Il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha lasciato intendere di avere un progetto per riassorbire le competenze sulle politiche attive dal lavoro, attualmente affidate all'Anpal, all'interno del suo ministero. Si tratta di una scelta due volte sbagliata.

In primo luogo, questo disegno richiede - inevitabilmente - tempi abbastanza lunghi, perché il Ministro lo ha legato alla scadenza del mandato del presidente dell'Agenzia, Mimmo Parisi, prevista per febbraio 2022. Quale che sia il giudizio sul suo operato, annunciare una riforma a distanza di quasi un anno, in un momento delicato e drammatico come quello attuale, rischia di essere un modo per rimandare qualunque intervento alle calende greche.

Secondariamente, le evoluzioni delle carriere professionali - che sono sempre più caratterizzate da transizioni da un posto all'altro, e non più da avanzamenti all'interno della stessa azienda nella logica del "posto fisso" - rendono cruciale l'erogazione di servizi di formazione e placement. Ci sono molti modi per disegnare questi servizi: per esempio, sarebbe necessario valorizzare il ruolo dei privati e delle agenzie interinali. Ma non è un caso se molti paesi - a partire da Francia e Germania - hanno individuato dei soggetti autonomi per presidiare il tema, anziché affogarlo nel mare magnum dell'attività ordinaria di un dicastero.

Queste considerazioni sarebbero state importanti in qualunque altra circostanza, ma sono fondamentali oggi.

Il Covid-19 ha accelerato le trasformazioni dell'economia già in atto, favorendo certe attività e rendendone meno profittevoli altre. In più, il prolungato blocco dei licenziamenti ha anestetizzato una situazione esplosiva: quando verrà meno, ci troveremo con un numero enorme di persone da aiutare a ricollocarsi.

È assolutamente necessario farsi trovare pronti all'appuntamento. Perdere tempo è un lusso che non possiamo permetterci.