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Ritratti di padre

Padre
Padre

In tempi in cui vi sono famiglie omogenitoriali, monogenitoriali, maternità surrogata (o surrogazione di maternità) e nuove possibili tipologie familiari, si continua a chiedersi chi e come sia un padre.

Si dice che si è passati dal padre padrone al padre peluche, immagini che sono comunque degli stereotipi. Vero è che il padre deve essere tale, non deve essere né assente né inesistente né evanescente, non deve essere come la mamma né contro la mamma né al posto della mamma, ma con la mamma. Deve avere proprie caratteristiche, conservare quella differenza che riaffiora, spesso, in caso di conflitto di coppia (come quel “contrasto su questioni di particolare importanza” che il legislatore disciplina nell’articolo 316 commi 2 e 3 codice civile). Si dovrebbe, forse, prendere lezioni etologiche dai leoni e dalle leonesse e dagli elefanti e dalle elefantesse che sono differenti (la differenza suppone un confronto) evidentemente negli aspetti e naturalmente nei comportamenti con i cuccioli. Le parole “padre” e “madre” cambiano solo per l’iniziale e hanno lo stesso suffisso “-adre” che, anagrammato, può diventare “arde” o “rade”: l’esercizio della paternità e della maternità può essere un ardere d’amore o un radere la vita (basti pensare, per esempio, alle patologie della cura) e, per questo, ci vogliono attenzione e collaborazione. Infatti, nelle disposizioni normative riguardanti i genitori (tanto nel codice civile quanto nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) si usa l’aggettivo “entrambi” (dal latino “inter ambos”) che significa “l’uno con l’altro, insieme” che indica una relazione più stretta a differenza di “ambedue”, letteralmente “tutti e due”, usato nell’articolo 147 codice civile rubricato “Doveri verso i figli” che si riferisce ai coniugi.

In un film la figlia chiede al padre: “Dove sei?”. Il padre le risponde: “Dietro di te, dove sono sempre stato”. Un padre (o una madre o altra figura adulta di riferimento) è quella persona cui poter girare lo sguardo per avere consenso o meno, cui poter fare ritorno per rigenerarsi, ritemprarsi, ritrovarsi nella linfa e nel senso della vita (com’è nella natura del liquido seminale e del liquido amniotico). Altrimenti bisogna chiedersi cosa sia: forse solo uno spermatozoo che ha fecondato un ovulo per errore o per caso.

Essere genitori è dare fiducia ai figli, alla vita sin dal concepimento, condurla per mano (il vero senso dell’obbligo di mantenere i figli, ai sensi dell’articolo 147 codice civile). Quel che conta, poi, è condividere quella vita data e consolidarla continuamente senza far percepire di condizionarla o controllarla. A proposito del “mantenere”, è tipico della madre il “trattenere” come quando tiene il neonato in braccio per allattarlo, mentre è tipico del padre il “sostenere” come quando solleva con le braccia il bambino per farlo ruotare e volare a mezz’aria.

Un uomo maturo d’età, ma eterno bambino, decide di fare un figlio secondo i suoi desideri (senza che abbia al momento una relazione d’amore) perché i suoi amici sono diventati padri ed è rimasto solo. Col figlio si comporta da amico, gli fa fare tutto senza limiti, gli fa fare le cose degli adulti, gli dà tutto. Parla ma non ascolta, si dimena senza fermarsi. Fin quando il figlio dice: “Non voglio un’amicizia duratura, ma qualcuno che di me si prenda cura!”. Come non deve essere un padre: dallo spettacolo teatrale per bambini, “Mai grande… un papà sopra le righe”. Un papà deve essere abbastanza “grande” per essere l’albero che fa ombra al figlio quando necessario e non deve essere sopra le righe ma scrivere l’alfabeto della vita sulle righe della storia del figlio.

Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo, sottolinea: “Una recente ricerca [2014] pone in evidenza il fatto che i giovani, sempre più sfiduciati, si rifugiano nella «zattera familiare». Dove la madre risulta la figura di riferimento più importante. Ma dove il padre è assente”. Esistono varie forme di assenza del padre: dal figlio concepito per mezzo di una banca del seme al padre detenuto. Ciò causa varie forme di “parricidio” (come è tale l’annientamento di ogni forma di autorità) e “infanticidio”, mettendo sempre più a rischio la salute mentale delle nuove generazioni (e non solo) con conseguenti elevati costi sociali ed economici. È il caso di richiamare per tutti, padri e non padri, l’articolo 2 della Costituzione, soprattutto nel binomio “svolgimento della personalità” e “solidarietà”.

I bambini con vuoto genitoriale sono stati e sono tanti: non sono solo quelli che restano orfani, ma anche coloro che devono farsi genitori dei propri genitori. I papà hanno gli stessi diritti e doveri delle mamme. I papà sono tali grazie alle mamme e viceversa. Nella realtà, però, ci si dimentica di ciò a danno soprattutto dei bambini. Rilevante per le indicazioni che se ne possono trarre è la Carta dei diritti del bambino nato prematuro (approvata dal Senato della Repubblica il 21 dicembre 2010) in cui si sottolinea l’importanza del latte materno e di essere allattato al seno della propria mamma (articolo 5) ma, al tempo stesso, si sottolinea la necessità della presenza di entrambi i genitori e, in particolare, si dice di evitare ogni dispersione tra i componenti il nucleo familiare (articolo 4).

Padre (secondo alcuni etimologi ha la stessa radice di “pastore” e di “pane”, per cui è colui che protegge, che nutre, che mantiene, che sostiene la famiglia): pane di nutrimento interiore; pancia su cui giocare, saltellare e assopirsi da bambini sentendone il calore; palla o pallone da passarsi nei giochi d’infanzia; palo di contenimento (e non di pestaggio); palmo di mano da cui ricevere carezze (e non sberle); pacca sulla spalla per incoraggiamento (e non per spintoni); passaggio del testimone dell’esempio; pala con cui tracciare solchi in cui seminare; pastore che vigila da lontano; palcoscenico di espressioni vive ed emozioni vitali; parole da scambiarsi (e non da scaraventarsi); parola di vita (e non di vuoto esistenziale); patrimonio spirituale incorruttibile e inestinguibile; polo di riferimento (non solo per il cognome e per il codice genetico); paiolo in cui tenere in caldo il cibo che dà vera vita; punto da cui comincia il ricamo della vita.

Paternità: un progetto, un percorso, un ponte di vita cui acconsentire e che abbisogna di essere consentito, come avviene sin dal momento del concepimento quando lo spermatozoo riesce a penetrare la parete dell’ovulo. Essere padre non è solo generare vita, ma rigenerare vita.

Il pedagogista Federico Ghiglione scrive: “Un padre, presente al di là del dato fisico, deve essere un socio forte e paritetico. Un socio con il quale organizzare un programma educativo, magari frutto di un contraddittorio acceso e faticoso, ma che sia garanzia di dialogo continuo, in maniera che a ogni piccola novità e imprevisto della vita ci sia la capacità di affrontare la situazione con coraggio”. Un padre dovrebbe essere presente dal concepimento in coppia e oltre ogni conflitto di coppia. E la madre lo dovrebbe consentire e favorire in tutti i modi e nel migliore dei modi (e non solo quando si arriva a rivendicare la presenza del padre per il riconoscimento di paternità o per il concorso nel mantenimento dei figli in caso di separazione/divorzio).

Nell’articolo 7 par. 1 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia si legge che il fanciullo ha il diritto a conoscere i propri genitori ed essere da essi accudito e nella lettera c dell’articolo 29 della Convenzione si stabilisce che si deve inculcare nel fanciullo il rispetto dei genitori, della sua identità: la paternità e la maternità, la paternità con la maternità, la paternità attraverso la maternità, sono fondamentali per lo sviluppo dell’identità e della personalità del bambino e del ragazzo.

Non conta che un padre aiuti (o abbia aiutato) a imboccare la pappa o a cambiare i pannolini. È importante che sia e dia pace interiore e pilastro esteriore.

Il padre può essere paragonato alla figura dell’institore, ma il titolare dell’impresa della vita è il figlio.