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Sensazioni e riflessioni di un contrattista precario in una PA

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Sensazioni e riflessioni di un contrattista precario in una PA

 

Cosa si intende quando si parla di lavoro precario nella pubblica amministrazione? E come e cosa vive un contrattista e/o dipendente part time all’interno di una PA?

Il personale precario e la sua ricorrente stabilizzazione è uno dei temi più più singolari della lunga e complessa storia dell’amministrazione pubblica in Italia e, se raccontata per intero, probabilmente si scriverebbe una storia parallela a quella che interessa l’intero quadro regolativo e istituzionale dell’amministrazione dello stato e degli altri enti pubblici.

Ho vissuto e subìto in prima persona tutto questo. Laureatami nell’aprile 2004, il 14 ottobre 2004 mentre studiavo per l’esame abilitante in SCBAA, sono stata invitata e stimolata da un collega e amico universitario a partecipare alla mia prima prova concorsuale, con la quale sono stata assunta con un contratto a T.D. presso l’ufficio di Presidenza dell’allora Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. È così che sono entrata nel mondo della P.A. in cui dopo 18 lunghi anni di lavoro precario..., solo il 30 dicembre scorso, sono finalmente riuscita a firmare, dopo l’ennesima selezione, il tanto atteso e sofferto contratto a tempo indeterminato.

Ho raggiunto il cosiddetto traguardo del “posto fisso”, che finalmente mi ha consentito di affrontare la vita senza l’angoscia e l’attesa di uno stipendio, che non sapevi mai quando sarebbe arrivato...

In questi lunghi anni lavorativi sono sicuramente cresciuta, sia professionalmente, occupandomi di vari settori e servizi del “mio Ateneo”, in cui mi sono sempre messa in gioco, ma anche in discussione, che umanamente, grazie alle vicende vissute sia tra il corpo docente che tra gli studenti.

Dico e sento “mio Ateneo”, perché nonostante le difficoltà e gli ostacoli affrontati in questi anni, forse perché ho iniziato il mio percorso lavorativo da strutturata prima come T.D, e poi sono passata alternativamente alle più varie forme contrattuali, prestazioni occasionali e CO.CO.CO. mi sono sempre sentita parte integrante dell’Amministrazione per cui ho prestato e presto servizio. Il mio senso di appartenenza e l’amore e la passione per il mio lavoro è sempre stata la fiamma che nonostante la mia precarietà ha tenuto sempre accesso il mio fuoco interiore.

La precarietà però spesso costringe i lavoratori alla sottomissione, all’accettazione dello sfruttamento, incrementando in tal modo sentimenti di disagio ed incertezza in molte persone.

Per un precario esercitare il controllo sul proprio futuro professionale e sociale, aumenta la propria vulnerabilità nei confronti dell’azienda e/o p.a. per la quale si presta servizio.

Fare un lavoro che si ama anche se meno retribuito, può dare beneficio oltre che alla persona anche all’azienda, sentirsi parte integrante di un gruppo di lavoro, può non solo valorizzarci ma anche farci crescere, sentirci vivi.

C’è però un’altra importante considerazione sull’argomento trattato che desidero condividere con voi, i soggetti maggiormente colpiti dal precariato sono le donne, che si trovano inequivocabilmente anche a dover affrontare rispetto ai “colleghi uomini” molti più compiti e ruoli, la maternità e/o la maggiore dedizione per la cura della famiglia, che limitano ed in alcuni casi vincolano l’inserimento ma anche la successiva stabilizzazione nel mondo del lavoro.