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Sogna e vivi

sogna e vivi
sogna e vivi

Era una giornata di luglio assolata, di quelle che si dovrebbero passare al mare, ma Francesca aveva curato l’orto di papà con un’attenzione tale nei mesi precedenti che non vedeva l’ora di raccogliere i frutti della sua fatica. Strizzava gli occhi per trovare quelli che anche papà le avrebbe indicato, quando un frivolo luccichio un po’ più in alto attirò il suo interesse. Imbrigliati tra i rami di un melo sorridevano due argentei palloncini all’elio, forse un po’ sgualciti dalla serata di eccessi e che, incuranti di quel sole insistente e delle fatiche della contadinella, sfoggiavano una stucchevole forma a cuore. Chissà da quale party erano arrivati! Così leggeri e spensierati! Lì guardò con attenzione e alla fine del filo di uno dei due notò un bigliettino legato, lo liberò, lo svolse e lesse: “SOGNA E VIVI”.

Il messaggio era chiaro e sembrava proprio rivolto a lei “Ma” pensò Francesca “per un palloncino festante è facile… e per me?”

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Come ha scritto di recente un mio alunno “A sognare ci vuole coraggio”. Già. Eppure tutti noi a sedici anni abbiamo avuto, anche solo per un attimo, un’intuizione, un lucido pensiero sul nostro futuro in cui ci siamo immersi totalmente, visceralmente, senza comprendere appieno se quella visione parlasse davvero di noi oppure no, ma rimanendo lì con la mente, immaginandoci da grandi in una certa situazione che ci corrispondeva come mai prima, quasi una visione intima da custodire con gelosia.

E, in nuce, qualcosa di vero c’era e c’è.

È il nostro sogno.

Un semino che accarezziamo dolcemente proprio nella nostra adolescenza, ma coltivarlo e farlo crescere non è cosa da poco. Ci vogliono tenacia, fatica, pazienza e dedizione. Innanzitutto dobbiamo distinguere se quel moto interiore sia davvero nostro o solo un suggerimento interessato del mondo e questo richiede un lavoro costante di conoscenza e cernita. Poi dobbiamo insegnargli a difendersi dal vento e dalle tempeste della quotidianità, ma anche a esporsi al sole e alla pioggerellina dissetante; insomma dobbiamo tenerlo lì con noi nella gioia e nel dolore, vivendo appieno e con coraggio. Solo così, senza nasconderlo sotto un masso, il seme crescerà e diverrà frutto.

Molti dei miei ragazzi hanno paura di sprecare il tempo fertile dell’adolescenza e di non comprendere quali siano i loro sogni autentici, i loro desideri. Questi anni di pandemia sono stati ingiusti e miopi con i nostri giovani e il loro timore nichilista ha un fondamento reale, sperimentato; spesso inoltre sono frenati dal timore di essere mediocri, perché si misurano con qualcosa che non esiste: la perfezione.

Ed è su questo che noi adulti abbiamo la grande responsabilità di mostrare loro come le fragilità, i fallimenti siano l’humus della creazione e non un vicolo cieco.

Si muore e si rinasce in continuazione per godere dell’avventura buona della realtà, stando proprio lì dove l’esistenza ci ha messo, altrimenti si rischia una non vita di proiezioni fasulle, estranee a noi, inesistenti e ci si trova a cinquant’anni fermi, illusi e infantili.

Vorrei dirvi: sognare non è mai troppo. Uno dei principali problemi di oggi e di tanti giovani è che hanno perso la capacità di sognare. Né molto né poco, non sognano. E quando una persona non sogna, quando un giovane non sogna questo spazio viene occupato dal lamento e dalla rassegnazione o dalla tristezza […] Quando tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi sociali non trovano le dovute risposte, non è bene darsi per vinti» [..] «I sogni più belli si conquistano con speranza, pazienza e impegno, rinunciando alla fretta. Nello stesso tempo, non bisogna bloccarsi per insicurezza, non bisogna avere paura di rischiare e di commettere errori. […] Piuttosto dobbiamo avere paura di vivere paralizzati, come morti viventi, ridotti a soggetti che non vivono perché non vogliono rischiare – e un giovane che non rischia è un morto – perché non portano avanti i loro impegni o hanno paura di sbagliare. Anche se sbagli potrai sempre rialzare la testa e ricominciare, perché nessuno ha il diritto di rubarti la speranza» Non lasciatevi rubare la speranza! Cari giovani, non abbiate paura di diventare artigiani di sogni e artigiani di speranza”. (Papa Francesco ai giovani)

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“Chi avrebbe mai potuto immaginare tanta saggezza appesa a due palloncini sgualciti?”

Francesca li tenne per il filo, raccolse la cesta piena di pomodori, zucchine e lattuga, si diresse verso la grande casa, felice del suo raccolto.