Speciale Russia-Ucraina: La scelta di Putin

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Tira e molla

Continuare ad avanzare pretese su Nato e Ucraina o risanare i rapporti con l'Europa. È la scelta che, presto o tardi, Putin dovrà compiere. E, a giudicare dai “balletti” delle ultime ore, entrambe le soluzioni sono possibili.

Martedì, dopo aver accettato di sedersi allo stesso tavolo con Macron (seppur a 5 metri di distanza), Putin ne ha poi smentito le uscite ottimistiche. Ieri la promessa di ritirare le truppe dalla Bielorussia, una volta terminate le esercitazioni militari congiunte (il 20 febbraio), è stata controbilanciata dal modo in cui Lavrov ha descritto il suo incontro con la ministra degli esteri britannica Liz Truss: “una conversazione tra un muto e un sordo”.

 

Crazy in love? 

Intanto Mosca vuole mostrare di avere ampie alternative a un rapporto “sano” con i Paesi europei. Settimana scorsa, Russia e Cina hanno annunciato una serie di accordi commerciali ed energetici, che comprenderebbero anche un nuovo gasdotto per aumentare le forniture di gas russo alla Cina. Ufficialmente, i leader hanno dichiarato che nessuna area di cooperazione è "proibita".

Ma è difficile credere che Xi Jinping sia disposto a “innervosire” ulteriormente l’Europa, rischiando un mercato da 283 miliardi di dollari di esportazioni (10 volte quello russo). Argomento che vale tanto più per il Cremlino: a oggi l’import di gas russo dell’UE batte quello cinese per 15 a 1. E il settore energetico per Mosca rappresenta il 30% della sua economia e il 60% delle sue esportazioni.

 

Minsk: non c’è due senza tre?

Malgrado i dissapori e i preparativi militari sempre più avanzati, il Cremlino non ha abbandonato gli sforzi diplomatici sul fronte occidentale. Anzi, i consiglieri di politica estera del formato Normandia (Russia, Ucraina, Germania e Francia) sono attesi domani a Berlino. È un primo, incerto, passo per ridare vita a un formato che dopo gli accordi di Minsk II (mai pienamente rispettati) sembrava morto e sepolto.

Un rinnovato accordo in questo senso offrirebbe la base più immediata su cui costruire la pace, ma non se interpretato “a piacimento” come finora avvenuto. Ma perché ciò accada Kiev dovrebbe accettare un indigesto veto russo (di fatto) sulle sue decisioni di politica estera. 

Insomma, c’è disponibilità al dialogo. Ma c’è lo spazio per un compromesso?

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