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Stato di emergenza prorogato al 31 marzo 2022

Emanato ieri, 14 dicembre, il decreto del Consiglio dei Ministri per prorogare lo stato di emergenza
Stato di emergenza prolungato fino al 31 marzo 2022
Ph. Luca Martini / Stato di emergenza prolungato fino al 31 marzo 2022

Stato di emergenza prolungato: perché la proroga?

Ieri, 14 dicembre 2021, in Consiglio dei Ministri si è deciso di prolungare lo stato di emergenza fino al prossimo 31 marzo.

L’opzione paventata dal presidente del Consiglio Mario Draghi si è concretizzata.

 

Motivi di urgenza e di emergenza, legati al diffondersi della variante omicron del Covid-19, hanno portato il governo a decidere per la richiesta e l'ottenimento di ulteriori tre mesi di stato di emergenza.

Il perché della proroga dello stato di emergenza, dunque, come visto, è legato a vari fattori: la variante Omicron che incombe, l’aumento di morti e contagiati, la previsione di un picco nella curva degli infetti prevista per gennaio, la possibilità di suddividere ancora il Paese in zone gialle e arancioni.

Rimane però una domanda: come prolungare uno stato di emergenza che sta per compiere il suo (legalmente) ultimo anno di vita?

 

Stato di emergenza prolungato: è possibile la seconda proroga?

Ad oggi, lo stato di emergenza è possibile solo grazie ai Dpcm, che conferiscono poteri speciali al governo e agli organi da quest’ultimo deputati alla gestione dell’emergenza stessa (Ministeri, Regioni, Protezione Civile, Comitato Tecnico Scientifico).

L’attuale stato di emergenza istituito per far fronte al Covid è in vigore dal 31 gennaio 2020, emanato dal governo Conte. Da allora, è stato prolungato per un altro anno, raggiungendo così il termine massimo.

Prorogarlo ulteriormente implica “un largo consenso politico, un passaggio in Parlamento e una legge apposita”, come riportato in un articolo Rai News di oggi.

 

Stato di emergenza prolungato: cosa pensano i virologi?

Anche i virologi, tuttavia, non si trovano unanimi davanti a questa possibilità.

Tra i contrari alla proroga, c’è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, il quale ha affermato: “uno stato di emergenza che dura 2 anni non è più uno stato di emergenza. Diventa uno stato di continuità. Lo dico sinceramente: significa che abbiamo una classe politica, e ci metto sia maggioranza che opposizione, che non ha trovato una soluzione di normalità”.

Secondo il virologo, bisognerebbe “trovare una soluzione bipartisan” e “avere il coraggio di fare le leggi per affrontare questa epidemia non in emergenza, ma strutturalmente”.

Dall’ospedale Sacco di Milano, si è espressa contro la proroga anche Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze, secondo cui non ci sono “le condizioni sanitarie per uno stato di emergenza”.

A favore, invece, gli esperti Matteo Bassetti (infettivologo del San Martino di Genova) e Fabrizio Pregliasco (docente dell’università Statale di Milano).

Per Bassetti, infatti, “se lo stato di emergenza vuol dire che è più facile assumere medici o mantenere una struttura commissariale di cui abbiamo un grande bisogno, penso sia meglio mantenerlo”. E ha puntualizzato: “Abbiamo ancora da fare, ci sono le terze dosi da portare avanti in velocità per una buona parte degli italiani”.

Anche Pregliasco ha rinvenuto il punto di forza dello stato di emergenza nella possibilità di rendere tutto più “flessibile”, donando “una capacità di reazione più rapida all’azione pubblica”.

“Che poi venga chiamato ‘emergenza’, o che venga ri-profilato in altro modo, l’importante è che si mantenga la flessibilità rispetto a una serie di azioni che abbiamo ben visto che con le normali norme tutto ciò non si attua”.


Stato di emergenza: il decreto approvato

Tra le disposizioni, contenute nel decreto, oltre alla previsione della proroga dello stato di emergenza al  31 marzo 2022, ci sono altri importanti decisioni, che riguardano lo smart working e soprattutto la previsione di un tampone che dovranno eseguire tutti coloro che provengono dall'estero seppur vaccinati.

Questa disposizione ha provocato malumori in seno alla Commissione europea, che ha sottolineato come certe disposizioni così restrittive debbano essere giustificate, altrimenti creano solo differenza di trattamento trai cittadini.

Nessuna decisione per le mascherine all'aperto, che rimangono obbligatorie solo in caso di assembramenti.