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“Taci imbecille”

Umiltà
Umiltà

Taci imbecille”, dice sottovoce la Duse (volgendo le spalle al pubblico intento) al suo comprimario che restituisce la battuta fuori tempo. Enrico Sacchetti, spettatore non visto da un buco del fondale, annota e riporta la frase in un suo efficacissimo ritratto della celebre diva.

Duse

Simpatica, validissima frase; concettuosa e sintetica espressione; ma perché non far coniare una medaglia con su impressa, ben visibile, questa frase salutare?! Una medaglia in similoro da potersi distribuire in migliaia di esemplari, senza tante cerimonie, dicendo magari brevemente al destinatario; tenga è sua di diritto!

E se fosse doveroso portarla in petto ... Sicuramente le giornate di nuvolo scomparirebbero per tanto luccichio dorato per le vie accese dai passanti.

Ma forse sarebbe bene farle distribuire da qualcuno, da un tipo ameno, instancabile e loquace, che sapesse far due vezzi (oh! ma da poco) al momento della consegna. Sapesse dire, per esempio, a mo’ di motivazione: «Ecco, a Lei signor coso, a Lei che viene subito dopo Aristotele per vastità di cognizioni e può scrivere sui greci e sui romani, su Dante e su Garibaldi; se ne fregi illustre scrittore e storico e giornalista insigne, se l’è proprio guadagnata! E, mi raccomando, non tralasci mai di darle una occhiata prima di prendere la penna in mano».

Ad altro potrebbe dire: «Paesanuzzo, si degnasse accettare ‘sta medagliuzza! Per i suoi quadri sociali, per il gran quadro dell’epica garibaldina. Lei ne ha sacrosanto diritto, e la guardi spesso, sa’ e particolarmente prima d’inviare i suoi famosi telegrammi di protesta e di sociale solidarietà; bacio le mani!».

All’altro isolano invece: «Ecco nobile vate, illustre patrono di una greca traduttrice, questo ciondoletto fa proprio per lei, oh non storca la bocca, starà benissimo accanto a quello più famoso che ebbe per lascito del dinamitardo svedese, sono due pezzi molto affini oggi e l’uno giustifica l’altro; l’utilità della nostra medaglietta lei la capirà se la terrà sul tavolo, magari proprio sul foglio, quando si accinge a scrivere quella paginetta settimanale ... Lei m’intende? ...».

Se poi il nostro fregiatore avesse a passare per Roma, Dio! Ma dove trovare tanto metallo per rendere giustizia ai nostri stimatissimi politici? Inoltre a certi personaggi, proprio fra i più meritevoli, non si potrebbe mica consegnarla così S.P.M. Eh no! (anche per non finire la distribuzione a Regina Coeli).

Bisognerebbe che il nostromo fosse tanto svelto da fargliene scivolare almeno un paio nelle tasche, non visto, rinunciando alla motivazione ma con la speranza che se la ritrovino in mano quando, all’atto di pronunciare un discorsetto, si frugano in tasca per cercare il fogliettino...

Sarebbe una novità per i nostri insigniti? Chissà! Forse per qualcuno potrebbe essere soltanto la materializzazione di un incubo fastidioso. Una sorta di frase già sentita o balenata velocissima, come un avvertimento dell’angelo custode, all’atto di aprir bocca, manovrare la penna ... sì, forse diceva proprio così: Taci imbecille!                               

Pubblicato il 10 ottobre 1966