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Ucraina: le sanzioni servono davvero a fermare la Russia?

Luci e ombre dell’arma dell’occidente contro la guerra
Guerra in Ucraina
Guerra in Ucraina

Ucraina: le sanzioni servono davvero a fermare la Russia di Putin?

Diciamolo subito: per fermare la guerra in Ucraina le sanzioni economiche e quelle individuali, volte a colpire i magnati ed oligarchi russi, non bastano.

Non bastano per una serie di motivi. Intanto, da un lato, quelle generiche, che portano all’esclusione del circuito swift delle banche russe, sono senz’altro efficaci, ma non impediscono transazioni con banche europee e americane attraverso l'uso di altri strumenti di transazione nazionali, come quello russo e cinese.

Per fare chiarezza facciamo ricorso a Tito Boeri e al suo articolo comparso su La Repubblica del 2 marzo scorso, dal titolo “I limiti delle sanzioni”: “L'effettivo trasferimento dei fondi avviene al di fuori di Swift, quindi in teoria una esclusione da Swift non impedisce alle banche russe di operare con quelle europee; tuttavia, di fatto questo è il risultato, perché le banche non russe non si fiderebbero di metodi più complessi e meno sicuri, e perché potrebbero temere aggirando il blocco di Swift di venire in futuro limitate nella loro operatività da un lato o dall'altro dell'Atlantico. È quanto accaduto nel 2014 quando l'esclusione del Credit Agricole dall'operatività negli Stati Uniti per avere violato le sanzioni contro Iran, Sudan e altri Paesi indusse molte altre banche europee ad azzerare le transazioni con questi Paesi anche se questo non era stato loro espressamente richiesto”.

Ucraina contro Russia
L'esercito Russo

Dunque allora siamo a posto?

Non è proprio così. L’esclusione di Swift riguarda diverse banche russe, ma non tutte, pertanto ci sono molte aziende russe che stanno aprendo conti con Gazprombank per aggirare il blocco della propria banca e continuare ad operare indisturbate.

Il sistema sanzionatorio americano, invece, è più drastico, perché proibisce qualsiasi transazione e blocca un elenco di banche compreso quelle principali: Vsb, Pbd, Vtb e Sberbank oltre a circa 60 sussidiarie, restando escluse solo le transazioni legate a gas e petrolio.

Dunque come fare per ottenere la massima efficacia e fermare la Russia nella guerra in Ucraina?

Probabilmente, ci dice Boeri, se queste sanzioni fossero estese “a tutte le banche russe eccetto quelle legate a petrolio e gas, e tutti i Paesi prendessero provvedimenti come quelli Usa, sarà molto difficile per la Russia importare ed esportare, ad eccezione di gas e petrolio. Inoltre, sarebbe molto difficile per le aziende e le stesse banche rifinanziare i propri debiti in dollari ed euro, di cui circa 135 miliardi scadono quest'anno”.

Discorso diverso sono le sanzioni ad personam, che ad oggi colpiscono oligarchi spaventosamente ricchi ma con una scarsissima influenza su Putin e sulle politiche russe.

Per spiegare questo fenomeno ci giunge in aiuto ancora Tito Boeri, che, insieme a Roberto Perotti, nell’articolo comparso il 6 marzo scorso su La Repubblica dal titolo “Le sanzioni da sole non bastano, l'arma contro Putin è anche l'informazioneafferma: “Per bloccare la mano assassina meglio identificare le figure chiave che stanno attorno a Putin. Nel suo libro "Putin's People" Catherine Belton identifica sei persone, tutte ex-KGB come Putin tranne una, che negli ultimi due anni sarebbero il vero cerchio magico di Putin; una ricostruzione giudicata attendibile dai maggiori giornali occidentali e dai colleghi russi che abbiamo interpellato. Le tre liste nere di cui sopra includono molti altri nomi. Il Regno Unito sembra anche intenzionato a mettere nella lista nera i 351 deputati della Duma che hanno votato per il riconoscimento dell'indipendenza delle due province del Donbass, Donetsk e Luhansk”.

President of Russia Vladimir Putin at a meeting with permanent members of the Security Council
Vladimir Putin

Fino a concludere che forse è davvero l’informazione l’arma vincente su cui agire, vero tallone d’Achille della Russia, per mostrare gli orrori della guerra in Ucraina, con una azione di resistenza giornalistica, come quella messa in atto da Radio Londra, che come durante la seconda guerra mondiale, ha riattivato le trasmissioni a onde corte.

In un Paese come la Russia che, guarda caso, ha bloccato tutti i social, riuscire a far vedere i ragazzi uccisi, le bombe esplose, i pianti delle madri in terra di Ucraina potrebbe davvero essere l’arma che porti un intero popolo a dire no alla guerra e a fermare Putin in questo assurdo conflitto.