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Una voce libera da pregiudizi

Oriana Fallaci
Oriana Fallaci
Oriana Fallaci

Oriana Fallaci, ci ha lasciati il 15 settembre del 2006.

Filodiritto sente il bisogno di ricordarla con dei sui pensieri tratti liberamente dalle sue opere e dai suoi scritti.

Si sente la mancanza di una voce libera da pregiudizi e convenzioni, la Fallaci era una scrittrice che non compiaceva il pubblico e spesso era contro il comune pensare.

 

In Italia si parla sempre di Diritti e mai di doveri. In Italia si finge di ignorare che ogni Diritto comporta un Dovere, che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto.

Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità.

Ciò che egli cercava, che ogni creatura degna d’essere nata dovrebbe cercare, non esiste. È un sogno che si chiama libertà, che si chiama giustizia.

La gente fa sempre così. Rimpiange il passato come se il passato equivalesse al concetto del bene e odia il presente come se il presente equivalesse al concetto del male: volutamente ignorando che nel passato facevano lo stesso.

Ogni oggetto sopravvissuto al passato è prezioso perché porta in sé un’illusione di eternità. Perché rappresenta una vittoria sul tempo che logora e appassisce e uccide, una sconfitta della morte.

La libertà scissa dalla giustizia è una mezza libertà, che difendere la propria libertà e basta è un’offesa alla giustizia.

Quando sei in casa altrui devi accettare le regole di chi ti ospita, scoprire in quale misura ti vuole o non ti vuole, prevenirne le ostilità, scendere a patti con esse.

Il futuro è un’ipotesi, una congettura, una supposizione, cioè una non-realtà. Tutt’al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie.

Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre.

E piangendo bestemmiando soffrendo noi possiamo solo rincorrerlo dicendo a noi stessi che quando una cosa non esiste la si inventa. Non abbiamo fatto lo stesso con Dio? Non è forse il destino degli uomini quello di inventare ciò che non esiste e battersi per un sogno?

Non chiedere chi ha vinto: non ha vinto nessuno. Non chiedere chi ha perso: non ha perso nessuno. Non chiedere a cosa ha servito: non ha servito a nulla. Fuorché ad eliminare cinquemila creature fra i diciotto e i trent’anni.

Perché quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo.

Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella finestra è contro ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro ragione.

La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato

L’abitudine è la più infame delle malattie, perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente e cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d’averla addosso ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.

Esiste una rabbia che non ha niente a che fare con la cattiveria. E’ il ruggito di chi sta difendendo la propria fragilità.

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.

Inaridisce, la delusione. Demolisce. Sia che te la imponga un individuo o un gruppo, sia che te la infligga una speranza o un’idea, t’annienta.

Non v’è uomo o donna colpevole verso di me che non sia finito nella Siberia dei miei sentimenti.

Lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso responsabile, artefice di se stesso; difendete il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.

Io non sono un venditore di parole. Sono un venditore di idee che paga sempre per le sue idee, giuste o sbagliate. E quando gli stupidi hanno paura di me e non vogliono essere intervistati da me io rispondo: «Non hanno paura di me. Hanno paura della verità.

Rifiuto di rinunciare a me stesso e rassegnarmi. Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire, ed io non voglio essere morto prima di morire. Non voglio morire da morto! Voglio morire da vivo!

Se nascerai uomo non dovrai temere d’essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace.

L’amore da una parte sola non basta. Non si regala l’anima a chi non è disposto a regalare la sua. Chi non fa regali, non apprezza regali… Dio non si inventa, e neppure l’amore.

L’amore è un dialogo, non un monologo.

Per raccontare gli uomini, questi bizzarri animali che fanno ridere e piangere insieme, bastano due sentimenti che in fondo sono due ragionamenti: la pietà e l’ironia.

Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa.

Nella Vita e nella Storia vi sono casi in cui non è lecito aver paura. Casi in cui aver paura è immorale e incivile.

La vita è una strada di sassi, sassi contro cui si inciampa, si cade, ci si ferisce.
Sassi contro cui bisogna proteggersi con scarpe di ferro. Ma neanche questo basta perché mentre proteggi i piedi c’è sempre qualcuno che raccoglie una pietra per tirartela in testa.

Tu che non sai perché rido così forte quando rido, e piango così fitto quando piango, e mi accontento di così poco quando mi accontento, ed esigo tanto quando esigo.

Perché solo chi ha molto pianto sa ridere bene.

Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico.