Appalti: applicativo MoCOA per controllo della regolarità dell’appaltatore

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Ph. Domenico Semeraro / Sfumature

Il rilascio dell’applicativo MoCOA è stato reso noto dall’INPS con il messaggio n. 428 del 27 gennaio 2022, con il quale l’Istituto ne ha comunicato l’adozione a supporto di tutto il mondo imprenditoriale italiano.

Per avere una prima idea di cosa sia e a cosa serva “MoCOA” basta esplicitarne l’acronimo: “Monitoraggio Congruità Occupazionale Appalti”.

In parole semplici, grazie all’applicativo MoCOA le imprese committenti saranno facilitate nella verifica della regolarità degli adempimenti contributivi da parte delle proprie imprese appaltatrici e subappaltatrici.

Come ogni imprenditore avrà già intuito, MoCOA rappresenterà quindi uno strumento centrale nella propria attività di verifica nei mesi a venire. Vediamo perché e come.

 

Da dove nasce MoCOA?

MoCOA, come anticipato, nasce per facilitare le imprese committenti nell’attività di verifica di appaltatori e subappaltatori.

Ma da dove nasce questa esigenza di verifica? Di che tipo di verifica stiamo parlando?

Rispondere a queste due domande permette di capire il motivo della nascita di MoCOA e, di conseguenza, che senso ha questo applicativo.

Come è noto, l’appalto è il contratto in forza del quale una parte (appaltatore) si obbliga a compiere un’attività, che sia la realizzazione di un’opera o l’esecuzione di un servizio, a vantaggio di un’altra (committente), con rischi e mezzi propri.

Uno dei principali effetti di questa forma contrattuale risiede nella dissociazione tra l’utilizzazione della prestazione dei lavoratori impiegati nell’appalto e la titolarità del contratto di lavoro. Detto altrimenti, i lavoratori che materialmente eseguono l’attività oggetto dell’appalto sono alle dipendenze dell’appaltatore ma la loro prestazione lavorativa va a vantaggio del committente.

Ovviamente, stando così le cose, i rischi facilmente prevedibili sono molteplici e, in prima battuta, tutti a danno dei lavoratori impiegati nell’appalto.

Così, per garantire i lavoratori ed evitare che il mercato si popoli di committenti che si servono di appaltatori che sfruttano i loro dipendenti non osservando le leggi del diritto del lavoro e della previdenza, il nostro legislatore ha introdotto il meccanismo della responsabilità solidale tra committente e appaltatore.

Quando e come opera questo meccanismo ce lo dice il Codice Civile, il cui articolo 1676 riconosce a coloro che hanno prestato la loro attività nell’ambito dell’appalto, alle dipendenze dell’appaltatore, un’azione diretta contro il committente per conseguire quanto è loro dovuto, nei limiti di quanto dovuto dal committente all’appaltatore al tempo della domanda.

Attenzione però! Per i committenti-imprenditori la richiesta dei dipendenti dell’appaltatore può ben eccedere il limite di quanto da essi dovuto all’appaltatore previsto dal Codice Civile.

Infatti, la responsabilità solidale tra committente e appaltatore sarà illimitata nei casi in cui si rientri nell’ipotesi di cui all’articolo 29 comma 2 del Decreto Legislativo n. 276 del 2003, che prevede la responsabilità solidale senza limiti del committente-imprenditore, entro 2 anni dalla cessazione dell’appalto, per quanto dovuto ai dipendenti dell’appaltatore a titolo retributivo (compresa la quota di TFR), contributivo e assicurativo in relazione al periodo di esecuzione del contratto di appalto.

Quindi, in sostanza, se l’appaltatore non paga le retribuzioni, i contributi e/o i premi assicurativi dei suoi dipendenti impiegati nell’appalto, questi potranno andare a bussare alla porta del committente entro 2 anni dalla fine dell’appalto.

Ed è qui che entrano in gioco la verifica della regolarità occupazionale dell’appaltatore e il MoCOA.

Il MoCOA nasce per permettere al committente di tutelarsi e di verificare mensilmente se gli appaltatori e i subappaltatori coinvolti nell’appalto siano in regola con gli adempimenti retributivi, contributivi e assicurativi verso i propri dipendenti.

 

Come avveniva la verifica prima di MoCOA?

La necessità di adottare un sistema di verifica come MoCOA deriva, anche e soprattutto, dall’inadeguatezza degli strumenti nelle mani dei committenti sino al rilascio dell’applicativo.

Infatti, prima dell’avvento del MoCOA, la verifica della posizione dell’appaltatore veniva effettuata servendosi del DURC, il documento di regolarità contributiva, utile solamente per verificare la regolarità contributiva dell’appaltatore, non dicendo nulla sul versante retributivo ed assicurativo.

MoCOA, invece, grazie all’attività di incrocio tra i dati inseriti dal committente in MoCOA e quelli inseriti dall’appaltatore e/o dal subappaltatore in UNIEMENS, permette di avere un quadro completo sulla regolarità contributiva degli affidatari dell’appalto e/o del subappalto.

 

Come funziona MoCOA?

Il funzionamento di MoCOA è abbastanza semplice.

Il committente, munito di SPID (in alternativa, carta di identità elettronica o tessera sanitaria) domanda l’abilitazione al servizio MoCOA dal sito del INPS e, registratosi, inserisce i dati relativi all’appalto, specificando tra gli altri anche l’elenco dei lavoratori che l’appaltatore ha adibito all’appalto.

Finalizzato l’inserimento dei dati relativi all’appalto, MoCOA genera il codice identificativo appalto (CIA), che verrà comunicato centralmente al committente, all’appaltatore e agli eventuali subappaltatori.

Ricevuto il CIA, l’appaltatore e i subappaltatori dovranno indicarlo nei flussi UniEmens, ovverosia nel sistema di denunce mensili aventi ad oggetto i dati retributivi e contributivi dei lavoratori dipendenti impiegati dall’appaltatore e dal subappaltatore.

È proprio grazie al CIA che avviene l’incrocio tra le informazioni in MoCOA e quelle in UniEmens, di modo da permettere al committente di verificare eventuali discrepanze.

Ogni mese, infatti, MoCOA genera il DoCOA (Documento di congruità occupazionale dell’appalto), report che mette in evidenza al committente l’esistenza di anomalie/discrepanze tra i due flussi informativi.  

Quali possono essere le anomalie segnalate da MoCOA?

Tra le anomalie che possono risultare dal report, il messaggio n. 428 dell’INPS ne esemplifica alcune, quali:

  • Coincidenza tra i codici fiscali dei lavoratori impiegati indicati in MoCOA e quelli nei flussi di denuncia UniEmens;
  • Totale dei contributi dichiarato e importo versato dall’appaltatore/subappaltatore;
  • Presenza per l’appaltatore/subappaltatore di posizioni debitorie relative alle gestioni previdenziali INPS.

Questi indicatori, qualora il sistema MoCOA abbia generato un alert, permetteranno al committente di “drizzare le antenne” ed evitare brutte sorprese ad appalto ultimato.

Ovviamente, il MoCOA non è la panacea a tutti i mali che possono nascere da un appalto in danno ai lavoratori impiegati ma rappresenta sicuramente uno strumento molto utile nelle mani dei committenti, specialmente imprenditori, vista la loro esposizione in caso di inadempienze da parte di appaltatori e subappaltatori.