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Arrestato senza un perché

Scorci romani
Ph. Riccardo Radi / Scorci romani

Alla Camera dei deputati, nella seduta del 23 aprile, è stata presentata l’interrogazione parlamentare n. 4-09055 ove si chiedono chiarimenti al Ministro Cartabia, in merito ad una vicenda accaduta al Tribunale di Siena.

La lettura dell’interrogazione lascia interdetti e narra l’ennesima storia di malagiustizia.

La Procura senese ha emesso un ordine di esecuzione in carcere per una sentenza di condanna per spaccio di sostanze stupefacenti, emessa in primo grado il 14 dicembre 2012 ai danni di un uomo, originario della provincia di Cosenza.

All'epoca della condanna, gli avvocati dell'imputato avevano proposto appello «depositando l'atto presso la cancelleria del Tribunale di Cosenza il 27 aprile 2013, regolarmente trasmesso al Tribunale di Siena il 29 aprile».

Trascorrono otto anni e non viene fissato il processo presso la Corte d'appello di Firenze.

Il 24 febbraio 2021 l'imputato viene arrestato a Roma su ordine di esecuzione emesso dalla procura di Siena perché «per il Tribunale senese la sentenza era diventata irrevocabile il 12 maggio 2013».

Subito dopo l'arresto, i legali dell'uomo contestano l'ordine d'esecuzione e depositano l’istanza di scarcerazione con la prova che la sentenza non doveva essere dichiarata esecutiva. I legali rassicurano i familiari del malcapitato e rimangono in attesa della fissazione dell'udienza e del rilascio che, tuttavia, non arriva.

Il Tribunale di Siena dichiara la propria incompetenza, “sostenendo che l'ordine di esecuzione non doveva essere emesso dalla procura senese, ma dalla procura generale presso la Corte d'Appello di Roma».

Solo dopo la trasmissione degli atti a Roma e la successiva fissazione dell'udienza il 31 marzo 2021 da parte della Corte d'appello di Roma, l'uomo viene infine scarcerato su sollecitazione dello stesso procuratore generale presso la Corte d'appello «per la necessità di lasciar prevalere esigenze di giustizia sostanziale a questioni di carattere formale».

Sono trascorsi 36 giorni dall’ingiusto arresto, un errore grossolano a cui non è stato posto immediato rimedio da chi lo ha generato.

L’ennesima occasione persa da parte di chi avrebbe dovuto chiedere scusa ad un uomo privato della sua libertà.

Come disse Libero Corso Bovio: “Un giudice senza umanità è un giudice senza giustizia”.