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Basta Covid! 10 fumetti da leggere assolutamente

Fumetti
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Una precisazione per cominciare.

Quando mi hanno chiesto “dopo il pezzo sui dieci libri da leggere in quarantena, perché non ne fai uno sui fumetti?”, subito ho dovuto domandare: definite “fumetti”.

Dopo un breve dibattito, si è deciso di parlare di fumetti intesi come “serie a fumetti”. Niente graphic novel, niente miniserie (anche se raccolte in volume unico). Dunque, niente Asterios Polyp o Maus, niente Watchmen, niente Gli ultimi giorni di Pompeo niente Macerie prime.

E poi, siccome ho i miei paletti mentali, stavo mettendo la meravigliosa, seminale Miracleman di Alan Moore (e poi di Gaiman) ma è incompiuta, per cui magari aspetto che finisca (comunque l’ho nominata, en passant).

Andiamo!

 

1. Rat-Man

Dopo quante stagioni hanno smesso di farvi ridere le serie che vi facevano ridere? Anche quelle belle: Friends non si incarta un po’ dopo il matrimonio di Chandler e Monica? The Big Bang Theory vi ha fatto sbadigliare dopo quattro stagioni, dopo sette o dopo dieci? E quelle commedie che smettono di essere divertenti dopo il primo tempo?

Leo Ortolani non ha smesso di far ridere mai. Mai.

La settimana scorsa ho comprato in edicola il numero tre della nuova miniserie Star Rats, e in un momento assurdo in cui un dialogo serioso tra il Supremo Loden (sarebbe Kylo Ren) e l’Imperatore si trasforma in una canzone di Baglioni, ho riso come un deficiente.

Come dice una mia amica: se ci sono state due cose buone del Lockdown, sono stati i corti di Zerocalcare e le vignette quotidiane di Leo Ortolani.        

La serie di Rat-Man ha chiuso dopo vent’anni e 122 numeri, e non ha mai perso un colpo. Se vi dicono “ma le storie vecchie erano più semplici e divertenti” sappiate che c’è una perfetta risposta nel numero 114, “Non erano le storie a essere più semplici e divertenti. Eri tu”. Risposta che vale per tutto, per i nostalgici del “gli anni di che belli erano i film”, o di quant’era bello Happy Days. (che non era affatto bello)

Se volete riscoprire Rat-man con le ristampe, ebbene, o sono un fan di Rat-Man Gigante, come certi albi enormi dei tempi dell’editoriale Corno. Oppure provate qualcuna delle tante parodie, dal Signore dei Ratti a The Walking Rat, dal Grande Magazzi (sarebbe Harry Potter) ad AvaRat.

E non perdetevi lo straordinario volume Cinzia!

 

2. Batman (alcuni Batman)

Ecco: mentre Rat-Man (che era nato come parodia di Batman) ha da sempre un unico autore a scriverlo e disegnarlo (a parte un singolo numero), Batman, come tutti i supereroi dalla lunga vita, ha avuto millemila autori. Anche perché è stato creato nel 1939, e la serie che lo ha visto esordire, Detective Comics, ha superato da qualche mese il numero 1000. Come tutti i personaggi seriali, ha alternato fasi brillantissime e momenti deplorevoli – gli orridi anni Cinquanta, o il momento in cui il film aveva provato e imitare il telefilm con Adam West-, scrittori geniali alla Frank Miller, disegnatori straordinari alla Neal Adams, e onesti mestieranti per non dire peggio.

Io sono un grande fan dell’autore attuale, Tom King. A giorni troverete lui come sceneggiatore nel numero 1 dell’edizione Panini (sì, la Panini da quest’anno pubblicherà sia la Marvel che la DC). Ma siccome sono ancora più fan dello scrittore scozzese Grant Morrison, sappiate che le sue storie di Batman sono state raccolte in dieci volumi, e in quelle storie il geniale Grant dà un senso a tutto, anche alle storie assurde anni 50 con Batman capo indiano o Il club dei Batman di tutte le nazioni.

E se vi capitano tra le mani The Killing Joke del Dio del Fumetto Alan Moore, o Anno Uno di Miller, o Il lungo Halloween, o una delle mie storie preferite che conosciamo in quattro, Guarigione di De Matteis, andate sul sicuro.

Ma pure il ciclo di Snyder, con le sue tamarrate alternate a bellissime idee, se vi capitano i volumi.

 

3. Hulk (l’Incredibile e l’Immortale)

Quand’ero piccolo c’era una cosa che amavo e una che odiavo: le ristampe formato gigante di Hulk (ne parlavo prima, delle ristampe giganti), le prime storie, quelle di Stan Lee disegnate da Kirby o Ditko, le amavo. Col telefilm con Lou Ferrigno. “Non è così!”, inveivo contro la televisione “Hulk non è muto, e Banner si chiama Bruce!

Hulk non è antico quanto Batman, ma dal 1962 a oggi ha avuto, anche lui, i suoi momenti gloriosi e le sue annate dimenticabili. E allora, di momenti gloriosi, ve ne segnalo due.

Se vi devo dire qual è stata la mia run preferita (run: il ciclo di storie di un personaggio seriale realizzate da un autore) di un personaggio Marvel, certamente Incredible Hulk di Peter David è nei primi tre. Dieci anni in cui è successo di tutto, fra dramma, umorismo, momenti psicanalitici, momenti da soap opera, Hulk grigio buttafuori in un casinò di Las Vegas, Hulk che incontra il Maestro, la sua crudele versione futura, Hulk Cavaliere di Apocalisse, quell’incredibile storia finale intitolata Sabbie piatte e solitarie…

La Panini sta ristampando in volume tutto questo capolavoro (ci vorrà un po’ a terminarlo: è una run lunghissima!)

Dopo l’addio di Peter David noi fan siamo rimasti orfani di scrittori degni. Finché non è arrivato Al Ewing.

La nuova serie, che trovate in fumetteria con il titolo L’immortale Hulk, è un gioiello come non se ne vedevano da tempo, premiatissima e giustamente acclamata. Ci sono alcuni dei momenti più horror e agghiaccianti mai visti in una serie Marvel (il numero 18 ha un po’ sconvolto anche me, e ce ne vuole), una gestione perfetta delle tante personalità di Hulk, intercambiabili all’esigenza, personaggi storici che ritornano, personaggi nuovi che si manifestano.

Salite a bordo: non ci sono dieci anni da recuperare, per fortuna. Siamo al numero 22.

     

4. Sandman

E così non avete mai letto Sandman di Neil Gaiman. No, bravi, complimenti, vantatevene. La Lion ha appena completato l’ennesima ristampa di questo gioiello, la Panini, suppongo, ne farà un’altra. Che dirvi?

È la storia di Dream degli Eterni, il Signore dei Sogni. Del suo patto con Shakespeare, dei suoi incontri con demoni e dei, con semplici umani e serial killer. Della testa di suo figlio Orfeo che attraversa i secoli, e dei suoi fratelli Disperazione, Delirio, Distruzione, Destino, ma soprattutto della bellissima sorella Death, una Morte molto gradevole alla vista. Ah, dimenticavo: ci sono anche Caino e Abele, protagonisti della prima storia dell’umanità!

 

5. Hitman

Avete, non dico letto, ma visto Preacher? Avete, non dico letto, ma visto The Boys? Quelle dissacranti serie a fumetti le ha scritte quel pazzoide di Garth Ennis, un irlandese che sa mischiare momenti di barzellettiere irlandese (è irlandese) e sequenze geniali, toccanti, drammatiche, romantiche.

(Ah: se vi piace la maglietta del Punisher che porta Zerocalcare, molte delle storie più belle del Punisher le ha scritte Garth Ennis!)

E allora: potevo consigliarvi The Boys, e invece vi consiglio la mia serie di Ennis preferita. The Hitman, se fosse stata disegnata da qualcuno di, come dire, più facile di John McCrea (che per me è perfetto, intendiamoci), sarebbe famosa quanto Preacher.  

La storia di Tommy Monaghan, un sicario di Gotham con un’etica morale profonda, dei poteri limitati che usa pochissimo (la vista a raggi X e una debole telepatia). Tra romanticismo, osservazioni di Catwoman a raggi X, pesci-zombie, dinosauri, gemelli siamesi mafiosi, corpi speciali britannici, piogge di proiettili, un nano alcolista convinto di essere un supereroe, un demone riciclato come barista (tanto a Gotham nessuno si stupisce di niente), un incontro ammirato con Superman, un incontro con Batman (al quale vomita sugli stivali), citazioni di Clint Eastwood, ecco: io ve lo dico, riderete molto ma piangerete almeno cinque volte. Cinque. Fidatevi.

     

6. Thor (di Aaron)

Curiosa la vita. Fino a dieci anni fa solo noi altri nerd conoscevamo Iron Man, Ant-Man o Thor. Adesso anche il mio barista ne parla come se fossero dei parenti stretti, o degli amici con cui giocare a carte. Potenza dei film!

The Mighty Thor, che la Corno traduceva con un errore geniale Il Mitico Thor (anziché il Potente Thor), è un altro di quei personaggi che dagli anni 60 a oggi ha avuto alti, bassi, altissimi, bassissimi. Dai primi orrendi numeri scritti da Stan Lee con un mignolo della mano sinistra, a quelli gloriosissimi successivi, con un Lee in forma smagliante e dei mostri del disegno come Jack Kirby o John Buscema. Da Roy Thomas e il suo Ragnarok, a Walter Simonson e il suo Scrigno degli Antichi Inverni.

E poi, sette anni fa, è arrivato Jason Aaron. Che ha scritto Thor fino a – letteralmente -, la settimana scorsa. A maggio è uscito il suo ultimo albo.

Ebbene: è stato un viaggio gloriosissimo, bello quanto la lettera finale di Aaron ai lettori (che si conclude con una dichiarazione d’amore totale per Thor, e un “Siate degni” molto in tema). In sette anni, Aaron non ha sbagliato quasi niente. Quando Thor è diventato indegno del martello, a un certo punto, e si è saputo che il nuovo Thor sarebbe stato una donna, il fandom è insorto ancor più di quello di Doctor Who a un analogo annuncio. Thor una donna? Ma che idea! Beh, quando la Thor donna (della quale non vi svelo l’identità, magari volete leggerlo) si è sacrificata al termine di un’epica, devastante, durissima battaglia contro il Mangog, i lettori sono insorti al contrario, tanto da farle assegnare un nuovo ruolo nella galleria di personaggi di Asgard.

Abbiamo visto il Thor del presente, il giovane Thor ubriacone, indegno del martello e amico dei vichinghi, e l’anziano re Thor del futuro.

Abbiamo avuto un finale magnifico, da lacrime.

Jason: sei stato degno.    

 

7. X-Men (di Hickman, di Claremont, e altri)

A un certo punto, non molto tempo fa, sui forum, sui social, girava una voce: la Marvel sta boicottando gli X-Men perché i diritti per i film ce li ha la Sony. Sembrava un po’ un complottismo da internet (perché essere così autolesionisti?), ma in effetti, dopo un lungo periodo di autori di secondo o di terzo piano a gestire le complesse vicende dei mutanti, persino io mi ero ritrovato a comprare delle robazze tipo X-Men Oro o X-Men Blu con sofferenza e imbarazzo, solo per completismo.

Poi, finalmente, è arrivato Jonathan Hickman. Che già avevo amato su Fantastic Four e sugli Avengers. Ha preso in mano tutto, ha dato una nuova direzione, ha rubacchiato un’idea a un romanzo di Claire North (ma se la vedranno i loro avvocati, immagino), e ora tutto è rinato in un modo clamorosamente interessante, nuovo, con un mare di concetti, idee, trame a lunghissima gittata.

In edicola forse troverete anche un’altra serie degli X-Men in formato insolito, stile Bonelli: ecco, quella serie sta ristampando il ciclo (15 anni!) più lungo e famoso degli X-Men, quello di Chris Claremont. Quello in cui Wolverine, da nemico di Hulk usa e e getta con gli artiglietti, diventava il personaggio meraviglioso che è, rivelazione dopo rivelazione. Quello di Giorni di un futuro passato, quello della Saga di Fenice Nera (che sono riusciti a toppare due volte su due al cinema, complimentoni!). Quello di Vitamorte, del Massacro Mutante, della redenzione di Magneto.

Se poi passate in fumetteria con due soldi da spendere e trovate un paio di Omnibus, gli enormi volumoni che raccolgono gli X-Men di Grant Morrison o quelli di Joss Whedon, comprateli all’istante.      

Non ve ne pentirete.

 

8. Hellblazer (di Ennis)

Sì, il film con Keanu Reeves faceva schifo. Ma si chiamava Constantine, forse neanche l’avete collegato con Hellblazer. Che è la serie dedicata, appunto, a John Constantine, cinico, spregiudicato, irresistibile, investigatore dell’incubo. (Ok, l’investigatore dell’incubo è considerato un altro, ma ne parlo qui sotto).

Creato con le fattezze di Sting dal Dio del Fumetto Alan Moore nella sua clamorosa, meravigliosa gestione di Swamp Thing (che così vi consiglio al volo. Ne approfitto. È un capolavoro, fidatevi), ha ottenuto una sua serie personale in pieno periodo Thatcher. La mia gestione preferita (insieme a quella sottovalutatissima di Mike Carey, stupenda, per me) è quella del già nominato Garth Ennis.

Tra un dito medio in faccia ai Signori dell’Inferno, un reale d’Inghilterra che diventa il nuovo Jack lo Squartatore, uno sberleffo urinario al Re dei Vampiri, un cuore spezzato da Kit, piani diabolici per sconfiggere il diavolo o un molto più terreno cancro ai polmoni, John ne emerge grandioso, col suo trench, la sua sigaretta, e gli amici ai quali rovina la vita. A volte, anche quella eterna.     

 

9. Dylan Dog (666)

C’è questo mio amico che dice spesso: Dylan Dog, alla fine, è un John Constantine più romantico, più sentimentale, senza le sigarette, e i suoi amici quantomeno non finiscono dannati all’inferno, al massimo prendono un antiemetico. Ora, se n’è parlato spesso, del buon Dylan, ultimamente. Perché ha dei fan che, a essere buoni, fanno una paura dannata. Ma a rispondere a questi simpatici Difensori della Fede c’è Roberto Recchioni, che non teme certo il confronto e che, finalmente, ha smosso le acque.

Ogni tanto, negli anni, nei decenni, mi ero ritrovato pure io a comprare Dylan per completismo, a godere per una bella storia della Barbato, o per il Pianeta dei Morti, e a sbadigliare per cinque numeri successivi.

Avrete sentito parlare del ciclo della cometa che ha dato il via a un reboot (non so ancora se definitivo, temporaneo, o cosa). Del ciclo 666, di un nuovo Dylan con un diverso look, un diverso assistente, nuove origini. Ebbene: non so dove andremo a parare, ma per me è promosso in pieno, fin qua. Lo sto leggendo con grande piacere, e non mi era capitato così tante volte, negli ultimi vent’anni o giù di lì.  

Due cosette finali.

Qualche anno fa, per SkyArte, ho sceneggiato alcuni corti umoristici sui personaggi Bonelli. In quello dedicato a Dylan, avevo immaginato una sostituzione di Groucho con il nuovo assistente muto Harpo, in modo da liberare gli autori dall’incubo delle battute obbligatorie di Groucho. Non è andata esattamente così, ma più o meno… 

Poi: ci sono i Cultori dei primi 100 numeri, quelli per cui Dylan è morto dopo i primi 100 numeri (che poi sono 99, perché già il 100…). Ecco: provate a rileggerli adesso che non avete – se non li avete - tredici anni, o quindici anni, alcuni di quegli albi sacri. Sentirete la voce del Rat-Man che vi sussurra dal buio “Non erano i primi cento numeri a essere più belli. Eri tu.”     

 

10. Daredevil

Dimenticate (mi tocca sempre dirlo) il film con Ben Affleck: piuttosto, recuperatevi le tre stagioni della serie con un meraviglioso Vincent d’Onofrio nel ruolo del nemico principale.

Pochi eroi Marvel hanno avuto così tanti cicli di qualità così alta come l’avvocato cieco, noto per anni in Italia solo come Devil.

Il ciclo della Nocenti, quello di Bendis, quello di Brubaker, quello di Waid…

Come dicevo per gli X-Men, in edicola potrestre trovare due Daredevil in formati diversi. Quello attuale, scritto da Chip Zdarsky e disegnato da Marco Checchetto, assolutamente convincente e affascinante. E la ristampa in formato bonelliano dello storico, magnifico ciclo di Frank Miller, quello che ha trasformato un personaggio in crisi in un eroe di culto, che ha dato vita a Elektra, che ha reso Matt Murdock e Wilson Fisk (che era un nemico di Spider-Man, fin lì) nemici mortali.

Non ve ne pentirete.

E aspettate che arrivi a Born Again