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Brevi cosiderazioni su democrazia e media

Libertà di comunicazione
Libertà di comunicazione

 Abstract

La libertà di comunicazione (la stessa cosa vale peraltro per quella di opinione) è stata definita costitutiva (“konstituierend”) di una democrazia liberale e va considerata uno dei diritti fondamentali, che uno Stato di diritto ha l’obbligo di salvaguardare. É un presupposto indispensabile per rendere possibile la “geistige Freiheitsentfaltung”. Laddove la libertà di comunicazione non è sancita espressamente da una norma costituzionale, essa è ormai considerata “ungeschriebenes, gemeinschaftsrechtliches Grundrecht”.

 

Indice:

1. Introduzione e norme sopranazionali 

2. Rilevanza dei media in un ordinamento liberal-democratico 

3. Funzione di controllo dei media  

4. Indipendenza, pluralismo e partecipazione alle scelte fondamentali 

5. Iniziative spontanee e movimenti civici 

 

1. Introduzione e norme sopranazionali

“Non c’è democrazia senza media”. Quest’affermazione può sembrare ovvia, ma non è cosí. La nostra società viene spesso indicata come società dell’informazione e dei media, il che illustra bene la cosiddetta medializzazione, che caratterizza la vita di tutti i giorni. Ci serviamo, quotidianamente, di una pluralità di media. Degli eventi in politica, ci rendiamo ormai conto quasi esclusivamente attraverso i media.

La particolare importanza dei media risulta anche dal fatto, che la tutela dei medesimi, non è lasciata soltanto ai singoli Stati (e ai legislatori degli stessi). Ci sono parecchie norme di carattere sopranazionale, che contengono garanzie per i media. Accenneremo, per motivi di brevità, soltanto alla CEDU e alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

L’articolo 10, comma 1, CEDU garantisce la libertà di informazione da ingerenze della pubblica autorità e precisa, che essa va garantita senza limiti di frontiere. La libertà di informazione nel senso di diritto di ricevere informazioni e di trasmetterle ad altri, senza interventi della pubblica autorità,  è sancita pure dall’articolo 11,  comma 1, ultima parte, della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Per effetto di questa norma, vengono tutelati anche gli “operatori” dei media nella loro attività di “mediare” notizie al pubblico. Con il disposto dell’articolo 11, comma 1 della citata Carta, si è tenuto conto dell’importanza della libertà dei media, importanza, che trascende il diritto – individuale – alla libertà di comunicazione. La Corte di giustizia dell’UE (C- 283/11) ha sentenziato, che il diritto alla libertà di informazione in un ordinamento pluralistico e democratico, è di enorme importanza. Va anche sottolineata la rilevanza del pluralismo dei media, che viene tutelato nell’interesse della cosiddetta “Medienvielfalt”.

Il diritto alla libertà di comunicazione, che, nel passato, era un “Abwehrrecht” (diritto “contro” lo Stato), si è trasformato in un “Gewährleistungsrecht” (garanzia, per cui lo Stato deve rendere possibile l’esercizio). Il diritto di ogni persona al rispetto della comunicazione, è previsto pure dall’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Va però osservato, che questa norma garantisce soltanto la comunicazione diretta a determinate persone.

Gli odierni mezzi di comunicazione, si dirigono a destinatari non individuati a priori, potenzialmente a tutti e consentono uno scambio di opinioni non circoscritto a singoli luoghi, regioni o Stati; sono caratterizzati da un’elevata “attrattività", accessibilità relativamente facile e da un elevato “potenziale di efficacia”.

I moderni media, specie quelli audiovisivi, oltre a fornire una molteplicità di notizie con grande celerità, trasmettono pure immagini, alle quali – sia pure inconsapevolmente -  è attribuita una credibilità, che non sempre meritano.

Statistiche dimostrano, che circa il 90% degli abitanti della RFT si informano – per quanto concerne notizie relative alla politica nazionale – usando mezzi audiovisivi; non cosí invece per quanto riguarda notizie sulla politica locale, le quali vengono apprese in prevalenza dalla carta stampata.

 

2. Rilevanza dei media in un ordinamento liberal-democratico

Le odierne democrazie non possono fare a meno dei media. La comunicazione tra politica o, meglio, tra rappresentati del popolo e cittadini avviene, in larga prevalenza, attraverso i media. C’è chi ha parlato di una “telecratia”, con poteri tali, da minacciare la democrazia stessa. Non è necessario risalire nel tempo, per trovare regimi, che sono stati particolarmente abili nel manovrare le masse a loro piacimento, servendosi dei media, che da “Werkzeuge der Freiheit” (strumenti di libertà), sono stati trasformati in “Werkzeuge der Unfreiheit”.

Tuttora, secondo alcuni, sarebbe condivisibile la tesi, secondo la quale i media “…are more likely to reinforce, than to change”. Chi ha il potere sui media, “beherrscht das Volk”. D’altra parte è però anche vero che, al giorno d’oggi, la molteplicità dei media quali “mezzi di trasporto” di comunicazioni, consente pure un’ampia scelta tra gli stessi, specie se si tratta di “mündige Bürger”.

Un sistema può ritenersi democratico “...when it allows the free formulation of political preferences through the use of basic freedoms of associations, information and communication”. Se la libera manifestazione del pensiero (e delle opinioni), non è garantita e se vi sono verità ufficiali, la vita spirituale “erlahmt”, come ha detto F.A.Hayek.

La comunicazione deve essere libera da interventi arbitrari da parte di coloro che sono al potere. Il diritto alla libertà di opinione, garantito dalle Costituzioni di molti Stati, assicura un ampio spazio per la libera comunicazione. Soltanto un sistema, nel quale è assicurata la libertà di comunicazione (e di opinione), può ritenersi democraticamente legittimato. Ciò vale, in particolare, per le democrazie parlamentari. É la libera comunicazione a stabilizzare e a tenere unito un ordinamento autenticamente democratico.

Al giorno d’oggi, la “comunicazione mediale” adempie in parte la funzione, che, nella Grecia classica, aveva l’agorà.

 

3. Funzione di controllo dei media

In una democrazia è indispensabile, che i “rulers” siano, non soltanto controllabili, ma altresí spesso controllati. La massa dei media (di diverso orientamento) a disposizione del cittadino, può far sì che nella ricerca di notizie e di informazioni, non necessariamente tutti (o molti) devono condividere le opinioni dei cosiddetti opinion leaders.

Indispensabile per una democrazia vera, è che  sussista almeno un’adeguata distanza tra media e sistema politico. “Räumliche Nähe zur Prominenz” non deve essere un criterio, dal quale dipende la pubblicazione.

Tutt’altro che trascurabili, sono le modalità, con le quali le informazioni da pubblicare vengono selezionate. Ora è ben vero, che una certa “funzione di filtraggio” è necessaria, ma non certo in modo, che soltanto il 10% delle notizie pervenute venga pubblicato.

I giornalisti soltanto in pochi casi sono "inventori” di notizie; quasi sempre riportano quelle che gruppi politici o sociali fanno pervenire ai media. Decisivi al fine di “soffocare” uno scandalo, non è tanto la quantità e la gravità degli attacchi, quanto l’atteggiamento dei media.

 

4. Indipendenza, pluralismo e partecipazione alle scelte fondamentali

Di particolare importanza è poi, in quale modo il "mondo politico” è in grado di influire sulle scelte dei giornalisti, che lavorano per i media statali e non.

É stato detto, che non la "forza” dei media è in grado di influire sulle scelte determinati della politica, ma la “debolezza” dei partiti politici. É fuor di discussione, che i media contribuiscono in modo rilevate alla trasparenza dell’attività della politica. L’uomo politico, che rifiuta una presa di posizione, viene indubbiamente “danneggiato” da questo suo comportamento.

É incontestabile, che i media danno un contributo essenziale al pluralismo, che è una delle caratteristiche della democrazia rappresentativa, la quale democrazia ha il vantaggio “to break and control the violence of factions” (J. Madison). Coloro che hanno opinioni diverse da quelli che sono al potere, non devono non soltanto essere tollerati, ma anche “favoriti” (J. Stuart Mill).

Lo Sato deve intendersi come associazione composta da una pluralità di associazioni (la cui costituzione lo Stato deve consentire e anche rendersi garante dell’esistenza). L’autorità statale ha l’obbligo di trovare un ragionevole compromesso tra i gruppi sociali, spesso su posizioni tutt’altro che concordanti;  è questa una sfida permanente, alla quale deve far fronte lo Stato.

La democrazia è in pericolo, qualora soltanto una piccola minoranza, spesso elitaria (o che crede di essere tale), partecipi attivamente alle decisioni di fondamentale importanza. Soltanto l’esistenza di una valida struttura comunicativa, é in grado di salvaguardare la partecipazione di tutti (o almeno di molti) alla formazione della cosiddetta volontè general.

Il requisito della trasparenza esige, che gli organi dello Stato non tengano segrete le loro decisioni (fatte salve poche eccezioni). Soltanto in tal modo é possibile un controllo (costruttivo) da parte dei gruppi sociali, portatori di interessi non sempre collimanti e  il formarsi di un’opinione pubblica degna di questo nome, inserita in un sistema di “checks and balances". Soltanto se al popolo è consentito l’accesso a una vasta gamma di mezzi di informazione e di comunicazione, un ordinamento può dirsi democraticamente legittimato e sarà stabile e funzionante.

Si é detto, che il parlamento è la platform, i media sono il microfono e gli spettatori sono costituiti dal popolo.

Nel passato, anzi, anche in tempi recenti, i dialoghi intrapresi da cittadini e da gruppi di interesse con politici (non soltanto locali), spesso, si sono dimostrati tutt’altro che “zielführend”, per cui è stato fatto ricorso a più vie di comunicazione. Accanto alla comunicazione diretta, si è rivelata di particolare utilità la comunicazione rendendo i fatti di pubblico dominio. Le reazioni (e, spesso, anche le soluzioni) da parte dei politicanti, in questi casi, si sono rivelate assai più celeri e, frequentemente, anche nel senso voluto da chi si è rivolto ai media.

 

5. Iniziative spontanee e movimenti civici

Il fatto che colloqui diretti con politici sono spesso terminati con “montagne” di promesse, poi non onorate, ha favorito il formarsi di iniziative spontanee e di movimenti civici, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su determinati problemi, creando, delle volte, anche una specie di “mediale Gegenöffentlichkeit”, in grado “öffentliche Aufmerksamkeit zu erregen” e che, non infrequentemente, spinge – indirettamente – una politica riluttante, ad agire (finalmente).

Il dominio della maggioranza non vuol dire, necessariamente, che debbano essere conculcate (o almeno ignorate) le posizioni della minoranza. In una vera democrazia, le decisioni dovrebbero essere adottate dopo aver sentito le minoranze e dopo che si è almeno tentato di trovare il consenso della stessa o almeno un ragionevole compromesso. Alla democrazia è immanente il principio di parità, che non può essere semplicemente trascurato, per non dire ignorato. Fa parte della democrazia, che possano articolarsi – in pubblico – anche opinioni diverse da quelle gradite alla maggioranza; altrimenti verrebbe messa in discussione la partecipazione (almeno virtuale) di tutti alla formazione della cosiddetta volontà comune e  favorito un orientamento di passività nei confronti della res publica.

I moderni mezzi di comunicazione consentirebbero un’intensificazione dei rapporti di comunicazione (e, al contempo, la rapidità degli stessi) tra i responsabili della politica e coloro, che sono “governati”. Aprono nuove possibilità di partecipazione alla formazione della volonté general.

I mezzi telematici offrono sempre maggiori possibilità anche di esternare opinioni e posizioni, che, non necessariamente, devono essere identiche a quelle propugnate da chi ha in mano una parte rilevante, per esempio, della carta stampata e che costituisce la cosiddetta maggioranza comunicativa, la quale, ormai, deve “fare i conti” con la minoranza comunicativa, costituita, principalmente, dagli utilizzatori di moderni mezzi di comunicazione, accessibili anche a chi non dispone di risorse finanziarie elevate.

In tal modo viene rafforzato l’elemento partecipativo, che caratterizza la democrazia, che dovrebbe essere un “insieme” di uomini liberi aventi gli stessi diritti.

L’internet consente ai cittadini non soltanto di informarsi (e di informare !) utilizzando la molteplicità delle banche dati inserite nello stesso, ma anche di prendere rapidamente contatto con una molteplicità di altre persone e di scambiare con esse opinioni e idee. “The heart of strong democracy is talk” e “strong democracy creates the very citizens”.

La comunicazione può essere considerata come “trasformatore” di interessi individuali in interessi della comunità’.

Non è più attuale la tesi, prospettata dallo Schumpeter, secondo la quale il popolo, a causa  dell’“Uniformiertheit” (mancanza di informazioni), non è in grado di decidere esso stesso “spezifische Sachfragen”.

La funzione dei media, al giorno d’oggi, è, non soltanto, di informare, ma anche di contribuire alla formazione dell’opinione pubblica, di controllare e di criticare, se necessario, l’operato di chi è al potere. John Locke ha affermato, che la democrazia rappresentativa è basata su un sistema complicato di controllo e di fiducia. Altro requisito per il buon funzionamento della stessa, è la trasparenza.

É stato costatato, che persone con un elevato grado di istruzione, sono più propense ad accedere alla molteplicità dei mezzi di informazione, che persone con un basso grado di istruzione e di cultura. Ci sono sempre stati, ci sono tuttora e ci saranno sempre, dei creduloni, che sono facile preda di qualche furbetto (che poi veramente furbo non è), abile nel celare i propri trucchi, ridendosi poi dei gonzi, che ha “hinters Licht geführt “. É nella natura delle cose, che questi pidocchi non sono in grado di accorgersi – in tempo – dei danni, ai quali essi dovranno, in futuro, far fronte con i propri risparmi. Ma tant’è…“C’è cu allo scrusciu (rumore) della virità, prefirisce il silenziu della…” (direbbe un autore molto letto anche dopo sua recente scomparsa); non di rado si tratta di soggetti, che hanno “qualichi cosa da ammucciare”.

Le persone di scarsa cultura, spesso, omettono ogni tentativo di verificare, se quanto riportato, corrisponde (o possa corrispondere) a un barlume di verità o meno.