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Carcere, carcerati e carcerieri nella letteratura

detenuti
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In Italia, il più noto tra i classici scritti dietro le sbarre è Le mie prigioni, nel quale Silvio Pellico (1789 - 1854) racconta la sua detenzione prima ai Piombi (Venezia), poi allo Spielberg, dopo l’arresto a Milano (1820) per la sua adesione ai moti carbonari.

Gli "scritti in prigionia" sono numerosi si potrebbe iniziare dai trattati di Girolamo Savonarola (1452–1498) ai romanzi (polizieschi) di Edward Bunker (1933 - 2005), noi ricordiamo sette autori che hanno scritto dei piccoli o grandi capolavori dietro le “sbarre”.

 

Daniel Defoe, A Hymm to the Pillory

Il 10 gennaio 1702, sulla "London Gazette" viene offerta una ricompensa a chiunque consenta di catturare il "criminale" Daniel Defoe, autore di Robinson Crosué, colpevole di aver scritto una satira, The Shortest Way with the Dissenters. Nello scritto Defoe fustiga implacabilmente i vizi pubblici e privati degli uomini politici del tempo.

L'autore del libello, venne rinchiuso in prigione e condannato alla gogna. Mentre attende in carcere la sentenza, Defoe scrive A Hymm to the Pillory, che circola per tutta Londra: la condanna si trasforma in trionfo, la gogna viene ornata di fiori e scorrono fiumi di birra in onore del condannato. La prima volta che la celebrazione del ludibrio, prima della condanna, si trasforma nella celebrazione del vituperato innocente.

 

Oscar Wilde, La ballata del carcere di Reading

Arrestato per lo scandalo dell’omosessualità, intollerabile nell’Inghilterra imperiale vittoriana, Oscar Wilde in carcere scrisse alcuni dei suoi più bei componimenti: il De Profundis (1897), lunga lettera pubblica indirizzata al suo compagno, Alfred Douglas, e La ballata del carcere di Reading, resa famosa da un verso, soprattutto: “Ogni uomo uccide la cosa che ama”.

 

Nelson Mandela, La lunga marcia verso la libertà

La liberazione di Nelson Mandela dal carcere, nel 1990, è uno dei momenti della storia contemporanea fissati nella nostra memoria. Considerato un terrorista per la sua leadership del African National Congress (ANC) e tenuto in prigionia per 27 anni, Mandela (1916 - 2013) sconfisse il dominio della minoranza bianca e la segregazione razziale in Sudafrica, vincendo il Premio Nobel per la Pace nel 1993, insieme a Frederik Willem de Klerk, per aver posto fine pacificamente all'apartheid.

La sua opera più celebre è La lunga marcia verso la libertà, un’autobiografia scritta tra le mura del carcere di Robben Island (Sudafrica), dove entrò nel 1964 e fu costretto prima ai lavori forzati in una cava di calce, poi bloccato in isolamento e tenuto in una cella di calcestruzzo umido con una stuoia per letto. Un’esperienza dura e disumana, che tuttavia non gli fece mai perdere fiducia nel genere umano. “Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione”, scrisse: “le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l'amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto”.

 

Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia

Vedi là, amico Sancho, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad arricchirmi colle loro spoglie”. 

Miguel de Cervantes (1547-1616) nel prologo al Don Chisciotte ammette che il racconto epico è stato "generato in una prigione”.

La grande opera, originariamente intitolata L'ingegnoso Hidalgo Don Chisciotte della Mancia, è stata infatti in parte scritta durante la prigionia di Cervantes a Siviglia, coinvolto (suo malgrado) in una tresca finanziaria. Il libro nacque come racconto breve, per sfogo e passatempo di un “cuore malinconico e abbattuto”. Pubblicato in due parti, la prima nel 1605 e la seconda nel 1615, il Don Chisciotte è considerato uno dei più grandi romanzi europei mai scritti.

 

Bertrand Russell, Introduzione alla filosofia matematica

Russell (1872 - 1970), pacifista, finì in carcere per 6 mesi come obiettore di coscienza durante la Prima guerra mondiale.

Non avendo “impegni”, come racconterà poi, non senza ironia, nella sua autobiografia, ne approfittò per iniziare il suo lavoro più noto, dove espone i concetti che stanno alla base della matematica: L’introduzione alla filosofia matematica (1919). Russell è ricordato come uno degli intellettuali più importanti del XX Secolo e nel 1950 ha vinto il premio Nobel per la letteratura "in riconoscimento dei suoi vari e significativi scritti nei quali è stato campione di ideali umanitari e libertà di pensiero".

 

Thomas Paine, L’età della ragione

Profondamente liberale, Paine (1737 - 1809) fu costretto riparare in Francia dall’Inghilterra, per aver scritto contro i diritti acquisiti dei nobili. Ma in tempi di Terrore non gli andò bene neppure nella repubblicana Parigi, dove per essersi dichiarato contrario all’esecuzione di Luigi XVI fu messo ai ferri: in cella scrisse la sua opera più importante, L’età della ragione (1794), nella quale si scaglia contro le religioni organizzate e afferma che è compito dell’uomo - e non di Dio - "compiere la giustizia, amare la misericordia e cercare di rendere felici i nostri simili".

 

Donatien Alphonse Francois, Marchese De Sade, Le 120 giornate di Sodoma

Scritto nel 1785, in soli 37 giorni, su un rotolo di carta di 12 metri, Le 120 giornate di Sodoma è lo scritto (incompleto) più famoso e oscuro di colui che ispirato il termine sadismo. De Sade lo scrisse in prigione, alla Bastiglia, alla vigilia della Rivoluzione Francese (1789): nel racconto, concepito come una sorta di enciclopedia delle depravazioni, quattro nobili indulgono in ogni tipo di "passione", dal piacere all'omicidio, con 50 giovani prigionieri. Il manoscritto, perso e recuperato diverse volte, venne pubblicato solo nel 1905: 70 anni dopo ispirò Pasolini per il suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma.

 

Dai libri agli aforismi per completare il breve excursus su Carcere, carcerati e carcerieri.

Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili.
(Nelson Mandela)

Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati.

(Mahatma Gandhi)

E' soprattutto in prigione che si crede a ciò che si spera.
(Honoré de Balzac)

Nei paesi nei quali gli uomini non si sentono al sicuro in carcere, non si sentono sicuri neppure in libertà.
(Stanisław Jerzy Lec)

Colui che apre la porta di una scuola, chiude una prigione.
(Victor Hugo)

Il carcere è la semplice custodia d’un cittadino finchè sia giudicato reo, e questa custodia essendo essenzialmente penosa, deve durare il minor tempo possibile e dev’essere meno dura che si possa. Il minor tempo dev’esser misurato e dalla necessaria durazione del processo e dall’anzianità di chi prima ha un diritto di esser giudicato.
(Cesare Beccaria)

Sbattere un uomo in carcere, lasciarlo solo, in preda alla paura e alla disperazione, interrogarlo solamente quando la sua memoria è smarrita per l’agitazione, non è forse come attirare un viaggiatore in una caverna di ladri e assassinarlo?
(Voltaire)

La prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando ci è entrato sono altissime.
(Edward Bunker)

Prima della galera, ero un povero contadino, pochissimo intelligente, una specie d’idiota; e la galera m’ha cambiato. Ero stupido e sono diventato malvagio; ero un ceppo e sono diventato tizzone.
(Victor Hugo)

Noi crediamo di aver abolito la tortura, e i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura; noi ci vantiamo di aver cancellato la pena di morte dal codice penale comune, e la pena di morte che ammanniscono a goccia a goccia le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice.
(Filippo Turati)

Negli Stati Uniti spendiamo quarantamila dollari per mantenere ogni detenuto e ottomila per l’istruzione di ogni alunno delle elementari.
(John Grisham)

La questione non è se la prigione può aiutare, né se la sua condanna possa servire da deterrente per qualcun altro. Il punto fondamentale è quello di proteggere la società.
(Edward Bunker)

Conosciamo tutti gli inconvenienti della prigione, e come sia pericolosa, quando non è inutile. E tuttavia non «vediamo» con quale altra cosa sostituirla. Essa è la detestabile soluzione, di cui non si saprebbe fare a meno.
(Michel Foucault)

La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna.
(Victor Hugo)

Lo svegliarsi la prima notte in carcere è cosa orrenda.
(Silvio Pellico, Le mie prigioni)

Le dittature si presentano apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse. Ma è l’ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri.
(Sandro Pertini)

Deve essere davvero ricco un Paese che può permettersi di trasformare in poliziotti metà della popolazione e di tenere l’altra metà in prigione a spese dello stato.
(Stanislaw Jerzy Lec)

Nel mio paese prima si va in prigione, poi si diventa presidente
(Nelson Mandela)

Credevo che due capolavori concentrassero l’esperienza millenaria degli uomini nel campo dell’organizzazione di massa: il manuale del caporale e il catechismo cattolico. Mi sono persuaso che occorre aggiungere, sebbene in un campo molto piú ristretto e di carattere eccezionale, il regolamento carcerario, che racchiude dei veri tesori di introspezione psicologica.
(Antonio Gramsci)

Questa vita appare insopportabile, un’altra irraggiungibile. Non ci si vergogna più di voler morire; si chiede di essere portati dalla vecchia cella, che si odia, in una nuova, che presto si imparerà a odiare.
(Franz Kafka)