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Concorso esterno in associazione mafiosa: una storia confusa

Concorso esterno in associazione mafiosa
Concorso esterno in associazione mafiosa

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CONCORSO ESTERNO: perché saperne di più?

A distanza di oltre trent’anni dalle sue prime applicazioni, il concorso esterno continua ad essere un asset centrale nelle strategie delle Procure della Repubblica più impegnate nell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali di tipo mafioso.

Ciò nonostante, questa fattispecie incriminatrice, sia nelle prassi applicative che nell’interpretazione giurisprudenziale che nel dibattito dottrinario, continua a generare vecchi e nuovi conflitti che neanche le Sezioni unite penali della Corte di cassazione, sebbene sollecitate più volte a fare chiarezza, sono riuscite a risolvere.

 

CONCORSO ESTERNO: la giurisprudenza nazionale, quella dei giudici europei dei diritti umani e il loro dialogo/scontro

Sia pure tra molti distinguo e con rarissime eccezioni, la giurisprudenza italiana, sia di legittimità che di merito, ha costantemente riconosciuto il diritto di cittadinanza del concorso esterno nel nostro ordinamento e la sua derivazione normativa.

L’aggiornamento interpretativo nazionale, costellato di numerosi approdi nessuno dei quali è stato esente da critiche e capace di offrire indicazioni univoche, è già di per se stesso una storia di elevato interesse e tutt’altro che esaurita.

Nuove tensioni si sono generate nel 2015 allorché la Corte europea dei diritti dell’uomo, accogliendo il ricorso presentato da Bruno Contrada contro il nostro Paese, ha affermato due principi rilevanti: l’interpretazione dell’istituto si è stabilizzata solo a partire dalla decisione Demitry delle Sezioni unite penali del 1994; il concorso esterno è un reato di derivazione giurisprudenziale.

La decisione Contrada è stata fortemente contrastata dalla giurisprudenza nazionale di legittimità e le Sezioni unite penali, con la sentenza Genco del 2020, ne hanno demolito uno per uno i suoi capisaldi.

Tuttavia, il recente riconoscimento di ammissibilità del ricorso a Strasburgo di un altro soggetto nelle medesima posizione di Contrada offre alla Corte europea la possibilità di proseguire il percorso interpretativo già avviato.

 

CONCORSO ESTERNO: a quali categorie sociali e professionali e a quali condotte può essere applicato?

 Tre decenni di applicazione continuativa del concorso esterno hanno generato un’imponente casistica.

Politici nazionali e amministratori locali, dipendenti pubblici, avvocati e ogni sorta di liberi professionisti, imprenditori: esponenti di ognuna di queste categorie sono stati chiamati a rispondere di concorso esterno.

Altrettanto vari sono stati i comportamenti che l’accusa pubblica ha considerato rilevanti in questo ambito.

Ne è derivata una babele applicativa e interpretativa che si pone in conflitto frontale con il principio cardine della certezza del diritto e della ragionevole prevedibilità della sua interpretazione.

 

CONCORSO ESTERNO: un’intensa sfida umana e professionale

Chiunque subisca un’accusa di concorso esterno vive un’esperienza drammatica, venendo accostato a una fattispecie incriminatrice fortemente e immediatamente stigmatizzante.

Chiunque assuma la difesa di un accusato di concorso esterno deve fronteggiare una sfida professionale di elevata difficoltà tecnica, essere capace di decrittare elementi conoscitivi multiformi e talvolta equivoci, orientarsi in un panorama giurisprudenziale tutt’altro che uniforme e in costante mutamento.

Chiunque, per interesse civile o professionale o di studio, si proponga di comprendere la questione mafiosa e le politiche alla base dell’azione pubblica di contrasto ha di fronte l’ostacolo di un’informazione sovrabbondante ma, talvolta, eccessivamente e superficialmente divulgativa oppure piegata a visioni ideologizzate e di parte.

Questo evento serve a proporre un’informazione sugli aspetti centrali dell’istituto del concorso esterno in associazione mafiosa. Saranno raccontati i tre decenni della sua storia.

Chi racconta ha una sua visione, un suo sguardo sulle cose e una sua sensibilità giuridica. Non può quindi promettere un impossibile resoconto oggettivo. Si impegna invece a narrare con la massima fedeltà ciò che, aiutato dal pensiero di tanti autorevoli giuristi, ritine di aver visto.

 

Il Dottor Vincenzo Giuseppe Giglio ci parlerà di tutto questo: CLICCA QUI per iscriverti al webinar gratuito dell'11 maggio!