CONSTITUTIONES DOMINII MEDIOLANENSIS

Constitutiones dominii Mediolanensis.

Mediolani, per Bernardum Caluschum ad signum crucis aureae, apud Valerium & Hieronymum Metios fratres calcographos, 1552. Cc. (2) 114.

Preceduto da: GRASSI FRANCESCO. De origine iuris Mediolanensis in utroque iure licentiati libellus. Mediolani, apud Valerium, et Hieronymum fratres calcographos, 1556. Cc. (34). Due opere in un volume di cm. 29. Splendidi frontespizi con dati tipografici inquadrati entro ricca cornice xilografica. Interessantissime annotazioni di mano coeva accompagno quasi integralmente il testo delle costituzioni.

Leg. antica (ma posteriore) in mezza pelle con dorso a 4 nervi. Qualche forellino ai piatti, mende alle estremità del dorso; strappetto a c. 31 della seconda opera senza alcuna mancanza di carta. Lievi aloni, smagliature al margine esterno delle primissime cc., lievi e marginali aloni sparsi (alone più scuro limitato alle ultime carte). Esemplare un po’ corto nei margini, peraltro nel complesso in buono stato di conservazione.

Importante edizione delle Nuove Costituzioni di Milano (promulgate da Carlo V nel 1541), accompagnate nel nostro esemplare da un’interessante opera di storia del diritto milanese curata dal giureconsulto lombardo Francesco Grassi (?-1544), pretore di Cremona. La ripartizione territoriale in province del dominio milanese non era omogenea: al suo interno, il territorio risultava frammentato in numerose altre entità territoriali che in parte sfuggivano al controllo statale, come le terre separate, i feudi imperiali e i feudi ecclesiastici. L’ossatura del nuovo ordinamento statale del ducato fu appunto fornita dalle Constitutiones Mediolanensis Dominii o Nuove Costituzioni, del 1540-41, che erano già state progettate dal duca Ludovico Sforza, riprese da Francesco II Sforza e portate infine a termine da Carlo V. Questo complesso di norme rese chiaro, così come era avvenuto per il regno di Napoli, che l’intento dell’imperatore era di conservare, rispettare e osservare le tradizioni e i costumi delle nazioni che costituivano il suo dominio, unite in realtà solo dal vincolo di fedeltà al sovrano.


Cfr. Biblioteca del Senato, Statuti, IV, p. 308-310. (S89)

[Volume segnalato sul sito www.libriantichionline.com - catalogo 10, marzo 2011]

Constitutiones dominii Mediolanensis.

Mediolani, per Bernardum Caluschum ad signum crucis aureae, apud Valerium & Hieronymum Metios fratres calcographos, 1552. Cc. (2) 114.

Preceduto da: GRASSI FRANCESCO. De origine iuris Mediolanensis in utroque iure licentiati libellus. Mediolani, apud Valerium, et Hieronymum fratres calcographos, 1556. Cc. (34). Due opere in un volume di cm. 29. Splendidi frontespizi con dati tipografici inquadrati entro ricca cornice xilografica. Interessantissime annotazioni di mano coeva accompagno quasi integralmente il testo delle costituzioni.

Leg. antica (ma posteriore) in mezza pelle con dorso a 4 nervi. Qualche forellino ai piatti, mende alle estremità del dorso; strappetto a c. 31 della seconda opera senza alcuna mancanza di carta. Lievi aloni, smagliature al margine esterno delle primissime cc., lievi e marginali aloni sparsi (alone più scuro limitato alle ultime carte). Esemplare un po’ corto nei margini, peraltro nel complesso in buono stato di conservazione.

Importante edizione delle Nuove Costituzioni di Milano (promulgate da Carlo V nel 1541), accompagnate nel nostro esemplare da un’interessante opera di storia del diritto milanese curata dal giureconsulto lombardo Francesco Grassi (?-1544), pretore di Cremona. La ripartizione territoriale in province del dominio milanese non era omogenea: al suo interno, il territorio risultava frammentato in numerose altre entità territoriali che in parte sfuggivano al controllo statale, come le terre separate, i feudi imperiali e i feudi ecclesiastici. L’ossatura del nuovo ordinamento statale del ducato fu appunto fornita dalle Constitutiones Mediolanensis Dominii o Nuove Costituzioni, del 1540-41, che erano già state progettate dal duca Ludovico Sforza, riprese da Francesco II Sforza e portate infine a termine da Carlo V. Questo complesso di norme rese chiaro, così come era avvenuto per il regno di Napoli, che l’intento dell’imperatore era di conservare, rispettare e osservare le tradizioni e i costumi delle nazioni che costituivano il suo dominio, unite in realtà solo dal vincolo di fedeltà al sovrano.


Cfr. Biblioteca del Senato, Statuti, IV, p. 308-310. (S89)

[Volume segnalato sul sito www.libriantichionline.com - catalogo 10, marzo 2011]