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Fondamenti e fondamenta della famiglia

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Fondamenti e fondamenta della famiglia
 

Abstract: La costruzione dello stare insieme ed essere famiglia in una prospettiva giuridica e sociologica, indagata anche attraverso testi letterari

Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo, scrive: “Nella famiglia, piccola ma importantissima cellula del nostro mondo civilizzato, la dimensione più delicata e nevralgica che riguarda le relazioni interpersonali che si costruiscono e si modificano al suo interno. Croci e delizie sono presenti fin dall’inizio della sua costituzione. Il piacere di stare insieme che amiamo deve venire a patti con il rimpianto per una vita di libertà e possibilità inesplorate; la gioia immensa per la nascita di un figlio con la delusione, se questo non corrisponde alle nostre aspettative; la passione dei primi incontri con il suo appannarsi di fronte alle urgenze quotidiane”. Una descrizione efficace della famiglia di oggi ma che, forse, si addice alla famiglia di ogni tempo.

Nella prima metà del 1400 l’umanista Leon Battista Alberti ha scritto “I libri della famiglia”, quattro volumi in lingua volgare, in cui dissertava su ogni aspetto della famiglia e sulla vita quotidiana. In un brano si legge “Ma se alcuno con diligenza qui vorrà investigare qual cosa molto estolla e accresca le famiglie, qual anche le mantenga in sublime grado d’onore e di felicità, costui apertamente vederà gli uomini le più volte aversi d’ogni suo bene cagione e d’ogni suo male, né certo ad alcuna cosa tanto attribuirà imperio, che mai giudichi ad acquistare laude, amplitudine e fama non più valere la virtù che la fortuna” di Leon Battista Alberti). Un’opera non giuridica antica ma ancora attuale e feconda di ispirazioni da cui si ricava che la famiglia ha bisogno di essere elevata e accresciuta, che le si dia onore e felicità e che questo dipende dall’impegno delle persone singolarmente e istituzionalmente.

A maggior ragione la famiglia odierna abbisogna di più politiche e interventi “family friendly” (come, per esempio, si opera nel Trentino Alto Adige), più sostegno alla famiglia, più famiglie: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose” (art. 31 comma 1 Costituzione).

La previsione costituzionale è ribadita nel punto n. 16 della Parte I della Carta sociale europea, riveduta nel 1996: “La famiglia, in quanto cellula fondamentale della società, ha diritto ad un’adeguata tutela sociale, giuridica ed economica per garantire il suo pieno sviluppo”. La famiglia, in quanto “cellula”, è soggetta a un ciclo e di questo bisogna avere consapevolezza per affrontare ogni fase con fermezza.

“Formare una persona all’arte della scelta chiede delicatezza, pazienza, tempo e, ripeto, castità paterna. La realtà della scelta, il dubbio, è la drammatica e vertiginosa condizione nella quale ci troviamo: per scegliere, ripetiamolo, dobbiamo necessariamente perdere qualcosa. Perdere in questo caso vuol dire rinunciare a tutto quello che non abbiamo eletto. Sposarsi, ad esempio, vuol dire eleggere un coniuge e buttar via tutte le altre possibilità, consacrarsi vuol dire scegliere una strada e scansare tutte le altre, qualunque scelta è così” (don Fabio Rosini). Famiglia è anche formarsi e formare all’arte della scelta: “Convinti che la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

“Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite. Di rado gli appartenenti ad una famiglia crescono sotto lo stesso tetto” (lo scrittore statunitense Richard Bach): una delle più belle e vere definizioni della famiglia, grembo e culla delle fondamentali relazioni, situazioni ed emozioni.

A proposito di legami che uniscono e costituiscono la vera famiglia, una disposizione chiara ma spesso trascurata è quella dell’art. 1 della legge 4 maggio 1983 n. 184 “Diritto del minore ad una famiglia” (legge novellata dalla legge 28 marzo 2001 n. 149) i cui primi due commi recitano: “Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia. Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tale fine a favore della famiglia sono disposti interventi di sostegno e di aiuto”. Vincenzo Spadafora, che è stato il primo Garante per l’infanzia e l’adolescenza dal 2011, ha sostenuto che la famiglia d’origine è il luogo dove ogni bambino dovrebbe stare, ma ha ammesso che spesso la realtà è più dura ed è un dovere fare in modo che gli stessi diritti che i più fortunati hanno siano assicurati anche ai ragazzi che in famiglia non possono stare.

La famiglia, perciò, ha bisogno di essere protetta, a volte anche da se stessa.

A dicembre 2016 una rete internazionale di associazioni (IOF, International Organization for the Family) ha promosso la sottoscrizione di un documento che riafferma la centralità della famiglia per l’organizzazione sociale e il suo radicarsi nel patto matrimoniale tra uomo e donna, la “The Cape Town Declaration – Universal Declaration on the Family and Marriage”. Il rispetto della libertà di orientamento sessuale e di unione non deve far venir meno il rispetto per la prima e insostituibile cellula della vita umana, la famiglia nata dall’unione tra uomo e donna che stringono un patto stabile e duraturo.

Inoltre, l’IFFD (International Federation for Family Development), rete internazionale (rete riconosciuta presso le Nazioni Unite) di associazioni familiari e di enti che promuovono il family enrichment, letteralmente “arricchimento familiare”, una forma di intervento familiare volto a migliorare il potenziamento e funzionamento familiare, e le responsabilità educative dei genitori, nel novembre 2018 ha presentato il documento “IFFD – ONU. Towards an improved family stability. Supporting parents through education” (“Verso un miglioramento della stabilità della famiglia. Sostenere i genitori attraverso attività educative”) nel quale si sottolinea che “l’approccio preventivo alle sfide sociali è in genere una strategia positiva ben documentata nelle politiche di lungo termine”. La migliore forma di prevenzione socio-familiare è la preparazione, come si evince già dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986): “È essenziale mettere in grado le persone di imparare durante tutta la vita, di prepararsi ad affrontare le sue diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni e le malattie croniche. Ciò deve essere reso possibile a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti organizzativi della comunità. È necessaria un’azione che coinvolga gli organismi educativi, professionali, commerciali e del volontariato, ma anche le stesse istituzioni” (da “Sviluppare le abilità personali”).

La famiglia può essere violenta e allevare figli violenti o con altri seri disturbi anche con maltrattamenti invisibili o con la trascuratezza. Anche per questo il legislatore ha cercato di prevenire ulteriormente inserendo disposizioni relative alle varie dimensioni del parenting, ovvero la fisionomia della genitorialità, per esempio inserendo l’assistenza morale nei confronti dei figli negli artt. 147 e 315 bis cod. civ.. Quell’aggettivo “morale” che si va ad aggiungere alle previsioni dell’art. 143 comma 2 cod. civ. relativo ai coniugi e dell’art. 342 bis cod. civ. relativo agli abusi familiari. A proposito di famiglie patologiche o patogene una delle più drammatiche testimonianze di tossicodipendenti è e rimane quella di Christiane F. (pseudonimo della tedesca Christiane Vera Felscherinow, divenuta poi scrittrice e musicista): “All’età di sei-otto anni non capivo un accidente. Mio padre mi confermava semplicemente le regole di vita che già avevo imparato per strada e a scuola: darle o prenderle. Mia madre, che nella sua vita aveva ricevuto abbastanza botte, era arrivata alla stessa conclusione […]. Imparai il gioco a poco a poco: esercitare il potere sugli altri o essere schiacciata. A scuola cominciò con gli insegnanti più deboli. Durante le lezioni stavo sempre a gridare qualcosa. Gli altri ridevano per quello che facevo. Quando lo feci anche con gli insegnanti più severi, ebbi finalmente un vero riconoscimento da parte dei miei compagni di scuola” (Cristiana F. nel romanzo autobiografico “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, pubblicato per la prima volta nel 1978).

“L’impegno della famiglia, il suo saper sostare nel dolore, la sua capacità di non arrendersi e dare prova di coraggio affrontando essa stessa in primis il tunnel buio che la malattia dei figli porta con sé, è la risorsa più grande che tutti gli specialisti hanno a disposizione per aiutare i pazienti a credere nel cambiamento, perché sono le loro famiglie che, per prime, dimostrano con l’esempio che ci si può incamminare per una strada sconosciuta senza aver paura, ma tirando fuori tutto quel coraggio e quelle risorse che forse la famiglia stessa non pensava neanche di avere” (dalla prefazione del documento “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: Raccomandazioni per i familiari” del Ministero della Salute, 26 marzo 2018). “Saper sostare nel dolore”: quello che devono saper fare e fare i genitori sempre nei confronti dei figli, in particolare nei casi di disabilità, nell’adolescenza, in qualsiasi fallimento (scolastico o sentimentale) e in ogni altro momento particolare o necessario. È uno dei contenuti che più si addice al dovere di assistenza morale verso i figli (di cui ai summenzionati artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.).

La famiglia dovrebbe essere, invece, fonte di amore e benessere per cui occorre che i due che fanno un progetto di vita abbiano maggiore consapevolezza e non si basino solo sul “sentimento”. Edoardo e Chiara Vian, referenti dell’Oasi famiglia, precisano: “Ogni matrimonio si scontra prima o poi con difficoltà. In tal caso, meglio entrare in una logica evolutiva piuttosto che limitarsi a recriminare”. Il legislatore offre una prospettiva evolutiva della coppia nell’art. 144 cod. civ. “Indirizzo della vita familiare e residenza della famiglia”, che è il fondamento della pluralità di moduli familiari.

Quell’indirizzo della vita familiare che riguarda anche le scelte lavorative e tutte quelle conseguenti. A tal fine il sociologo Francesco Belletti spiega che “[…] lavoro e famiglia possono essere ambiti di vita alleati e non ostili l’uno all’altro, soprattutto perché costituiscono una dimensione irrinunciabile della personalità umana, ed entrambi gli ambiti esigono e alimentano nelle persone alcuni valori fondativi, come la libertà, la responsabilità e la generatività” (nel convegno “Il lavoro risorsa e sfida per la famiglia”, 2018). L’art. 33 della Carta di Nizza (2000), rubricato “Vita familiare e vita professionale”, recita: “È garantita la protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale. Al fine di poter conciliare vita familiare e vita professionale, ogni individuo ha il diritto di essere tutelato contro il licenziamento per un motivo legato alla maternità e il diritto a un congedo di maternità retribuito e a un congedo parentale dopo la nascita o l’adozione di un figlio”.

Tutte caratteristiche della famiglia rappresentate anche nel teatro, tra cui “Mia famiglia”, commedia del 1955 in tre atti di Eduardo De Filippo: dialogo concitato a più voci sulla famiglia disgregata e dissipata e che finisce con una richiesta senza risposta e con una porta chiusa al passato o al presente. Perché, alla fine, la famiglia problematica è così in ogni spazio e in ogni tempo. Oggi la famiglia è sempre più una falla in cui si cade perché “si parte già col piede sbagliato”. Per esempio uomini che considerano le donne come “incubatrici” o, viceversa, donne che considerano gli uomini “donatori di seme”; oppure sposarsi solo per desiderio individuale e l’altro/a è solo una tessera che va a completare il vuoto nel “mosaico ideale”. Ci si sposa già con potenziali vizi del consenso (sotto il profilo civilistico e canonistico). Soprattutto, però, si ignora il senso e il significato di “sacrificio” (da “fare cosa sacra”), “rinuncia” (da “annunciare contro”, quindi è una presa di posizione, è una reazione), “scelta” (da “separare, eleggere”, pertanto separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore) e così di seguito.  

Famiglia: fonte e fulcro di vita. Comunione e comunità: non due semplici parole ma pilastri della vita personale e interpersonale. Il tempo familiare è tempo di condivisione ed emozione. È come l’aria che si respira: non si può dire quanto e quella che si respira dell’altro. Tutto ciò è la famiglia, deve essere la famiglia, non può che essere la famiglia.

Famiglia non è dove si nasce, ma dove si cresce senza paura e con la forza per affrontare la vita fuori nel mondo che aspetta. Come si ricava dalla testimonianza dell’attrice Andrea Delogu, vissuta 10 anni con la sorella nella comunità di San Patrignano essendovi stati i genitori in cura per liberarsi dalla droga: “So solo che vivere a San Patrignano mi ha tolto l’istinto della paura. Non era uno stato d’animo compatibile con quel luogo. E so che nella vita, dopo aver toccato il fondo, si può sempre risalire. Ci sono ancora momenti in cui piango sotto la doccia, ma dopo penso che il peggio l’ho già visto”.

“La felicità è gioia per la felicità dell’altro” (il filosofo Leibniz): la famiglia, nella famiglia. Quell’ambiente familiare, quell’atmosfera di felicità, amore e comprensione di cui si parla nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.

Bisogna investire nella famiglia ma non rimanere investiti dalla famiglia (quella d’origine, quella formata o altra configurazione di famiglia). “Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze” (il filosofo tedesco Theodor Adorno). Questo è il senso di tenere salda una famiglia: conservare il passato, coltivare le speranze, costruire il futuro.