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Gianni Rodari, Il filobus numero 75, Favole al telefono

una delle più belle favole al telefono di Gianni Rodari
Vincent van Gogh, Notte stellata, 1889, New York, Museum of Modern Art
Vincent van Gogh, Notte stellata, 1889, New York, Museum of Modern Art

Gianni Rodari

Il filobus numero 75

Le "Favole al telefono" di Gianni Rodari hanno segnato tutta la mia infanzia di bambino mediamente felice, che quando sentiva i testi di Gianni Rodari era un po' più felice della media.

Gianni Rodari ha scritto queste favole per sua figlia, brevi testi che le recitava al telefono appunto, quanto il lavoro lo portava fuori tutte le sere, e allora raccontarle una storia immaginata era diventata una abitudine affettuosa.

Gianni Rodari è nel mio cuore, e credo ci resterà sempre.

Dopo averlo letto tanto, Gianni Rodari, l'ho ritrovato durante il primo, duro lockdown, attraverso le letture di Stefano Accorsi, che faceva per un canale video fiorentino. E allora l'amore per Gianni Rodari è tornato forte, prepotente, sicuro, e l'ho trasmesso a mio figlio Giacomo, che con me le ha ascoltate e fatte sue.

Grazie, Gianni Rodari, ora e sempre.

Il filobus numero 75

Una mattina il filobus numero 75, in partenza da Monteverde Vecchio per Piazza Fiume, invece di scendere verso Trastevere, prese per il Gianicolo, svoltò giù per l’Aurelia Antica e dopo pochi minuti correva tra i prati fuori Roma come una lepre in vacanza.

I viaggiatori, a quell’ora, erano quasi tutti impiegati e leggevano il giornale, anche quelli che non lo avevano comperato, perché lo leggevano sulla spalla del vicino. Un signore, nel voltar pagina, alzò gli occhi un momento, guardò fuori e si mise a gridare:
“Fattorino, che succede? Tradimento, tradimento!”
Anche gli altri viaggiatori alzarono gli occhi dal giornale, e le proteste diventarono un coro tempestoso:
“Ma di qui si va a Civitavecchia!”
“Che fa il conducente?”
“E’ impazzito, legatelo!”
“Che razza di servizio!”
“Sono le nove meno dieci e alle nove in punto debbo essere in Tribunale, – gridò un avvocato, – se perdo il processo faccio causa all’azienda.”

Il fattorino e il conducente tentavano di respingere l’assalto, dichiarando che non ne sapevano nulla, che il filobus non ubbidiva più ai comandi e faceva di testa sua. Difatti in quel momento il filobus uscì addirittura di strada e andò a fermarsi sulle soglie di un boschetto fresco e profumato.

“Uh, i ciclamini” – esclamò una signora, tutta giuliva.
“E’ proprio il momento di pensare ai ciclamini” – ribatté l’avvocato.
“Non importa, – dichiarò la signora, – arriverò tardi al ministero, avrò una lavata di capo, ma tanto è lo stesso e giacché ci sono mi voglio levare la voglia dei ciclamini. Saranno dieci anni che non ne colgo.”
Scese dal filobus, respirando a bocca spalancata l’aria di quello strano mattino e si mise a fare un mazzetto di ciclamini.

Visto che il filobus non voleva saperne di ripartire, uno dopo l’altro i viaggiatori scesero a sgranchirsi le gambe o a fumare una sigaretta e intanto il loro malumore scompariva come la nebbia al sole. Uno coglieva una margherita e se la infilava all’occhiello, l’altro scopriva una fragola acerba e gridava:

“L’ho trovata io. Ora ci metto il mio biglietto, e quando è matura la vengo a cogliere, e guai se non la trovo.”

Difatti levò dal portafogli un biglietto da visita, lo infilò in uno stecchino e piantò lo stecchino accanto alla fragola. Sul biglietto c’era scritto: – Dottor Giulio Bollati.
 

Gianni Rodari, Favole al telefono, Milano, Mondolibri, 2000

Da Gianni Rodari, Favole al telefono, Milano, Mondolibri, 2000