I numeri delle misure cautelari sono in ritardo e spesso sono parziali
I numeri delle misure cautelari sono in ritardo e spesso sono parziali
Cambia il Ministro ma rimane la cattiva usanza.
La legge 16 aprile 2015, n. 47, all'articolo 15, prevede che “il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti alle Camere una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all'applicazione, nell'anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi”.
Con l'articolo 1, comma 37, della legge 23 giugno 2012, n. 103, ad integrazione della disposizione di legge sopra citata, si è esteso l'obbligo di informativa ricomprendendovi anche “i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, pronunciate nell'anno precedente, con specificazione delle ragioni di accoglimento delle domande e dell'entità delle riparazioni, nonché i dati relativi al numero di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell'esito, ove conclusi”.
Si tratta di un adempimento che, al di là del profilo formale, è molto significativo, in quanto consente al legislatore di comprendere la vastità di un fenomeno, quello dell'uso e abuso della custodia cautelare, alla luce dell'esito dei procedimenti penali in cui le persone vengono private della libertà personale.
Inoltre, consente di verificare quanto i titolari dell'azione disciplinare svolgano, di fronte all'arresto di innocenti, un'adeguata attività istruttoria ai fini dell'eventuale esperimento dell'azione.
Misure cautelari: quali sono le ragioni del ritardo?
Probabilmente la mancata trasmissione dei dati da parte degli uffici giudiziari competenti.
Infatti si registra una notevole ritrosia degli uffici a comunicare i dati, basti pensare che l’anno passato la percentuale di risposta dei Tribunali (sezioni GIP e sezioni dibattimentali) interessati al monitoraggio dei dati dell’anno 2020 è stata del 76%.
Quindi dei dati parziali e spiace dover constatare che il Ministero invece di stigmatizzare e prendere provvedimenti in merito ha enfatizzato la circostanza del 76% scrivendo nella sua relazione di accompagno al Parlamento dell’anno scorso: “comunque percentuale da considerarsi ben significativa”.
Quest’anno, quale sarà la percentuale delle risposte dei Tribunali sui dati che riguardano: “le misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi”.
Il 76% appare “significativo” di un sostanziale disinteresse ad avviare un fase di effettiva trasparenza sull’uso e l’abuso delle misure cautelari.
Ministra Cartabia passiamo dai buoni propositi ai fatti, anche avviando iniziative ai fini disciplinari, nei confronti dei capi degli uffici che non hanno provveduto a trasmettere i dati.
Alle conferenze stampa e agli annunci devono seguire provvedimenti.