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Il metodo pro e contro

Opzione criptata che erige a sistema il semplificazionismo
metodo pro e contro
metodo pro e contro

“La presenza è, per concludere, qualcosa che rimanda alla costruzione della persona ed al suo equilibrio psico-fisico: è indispensabile sapere che ogni scelta fatta nella pratica quotidiana ha delle conseguenze da conoscere nei dettagli. Questo non per impedire le scelte, ma per farle con la massima riflessione e consapevolezza” (corsivo nostro).

Simone Vender, nel un suo intervento intitolato presenza terminava con questa espressione.

In punta di piedi e maneggiando con cura l’argomento, proviamo ad entrare nel mondo delle scelte quotidiane con la consapevolezza che occorre superare alcune barriere invisibili le quali, proprio perché non si mostrano palesemente, vorrebbero indirizzarle, influenzarle inducendo il soggetto agente ad essere convinto di qualcosa che, in realtà, non ha scelto ma si è trovato a scegliere o, nella peggiore delle ipotesi, ha subito senza accorgersene.

Camminiamo passo passo, secondo il procedere lento e ponderato dell’umanista. L’esistere quotidiano impone di scegliere: decidere è inevitabile. Non esiste una nostra condotta, sia essa parola, silenzio o azione, che non esprima qualcosa di noi stessi: è sempre decisione ed è sempre disposizione di sé stessi.

Tuttavia, l’esperienza quotidiana mostra come spesso il desiderio e la volontà di essere onesti e buoni si scontra con un intreccio di situazioni che rende difficile comprendere quale sia la condotta più appropriata da tenere.  

Lo slancio verso il bene, concepito inizialmente nell’interiorità, esige di essere configurato sulla base delle circostanze reali, per evitare sia la paralisi, derivante dall’impossibilità di realizzarlo per come è pensato, sia la sua inefficacia storica.

Il de-cidere (medesima radice di re-cidere ovvero tagliare), costituisce il dinamismo proprio dell’attività interiore dell’essere umano.

Del resto è sempre più ampio ed inesauribile, nel suo contenuto e nella sua declinazione storica, la positiva definizione sostantivata di un valore, rispetto ai termini contrari od opposti, poiché questi ultimi implicano azioni di lacerazione individuale, interiori ed esteriori, e, di riflesso, comunitaria muovendosi per tutelare privilegi e non per ricercare il bene possibile (es. giustizia-ingiustizia; trasparenza-opacità; coerenza-incoerenza).

La riflessione filosofico-morale ha consegnato a noi una serie di strumenti, denominati principi morali pratici – utili per orientarsi in mezzo ad una pluralità di valori umani e cogliere il bene, si ribadisce il bene, possibile da realizzare – i quali indicano il costante tentativo di superare la tirannica e manichea tonalità bicroma del bianco-nero per approdare al rispetto della persona nel suo vissuto.

Nel realizzare il bene possibile nessuno è solo o parte da un’origine atemporale: ciascun essere umano è inserito in una comunità viva, nella quale incontra ostacoli e si avvale di aiuti particolari; ovvero è inserito in un éthos che, a lui consegnato, esige di essere personalmente interpretato per essere vissuto in modo consapevole, libero e responsabile.

Nel XXI secolo, troviamo in auge, quale modalità di scelta, il metodo pro e contro. Esso pone l’attenzione sui bisogni e sulle aspettative dell’essere umano che soddisfano la fascia primaria delle sue necessità; lo si evince dagli aggettivi che definiscono il possibile esito delle azioni. 

Proseguiamo. Si considerano possibilità di scelta e variabili attribuendo ad esse il medesimo valore riconducendo il tutto alla considerazione economica o finanziaria per soddisfare i suddetti bisogni.

Un altro passo. Si tratta di un’analisi meramente quantitativa nella quale, come in un grande gioco, si confrontano dei numeri e vince il valore assoluto più alto.

 

Il metodo pro e contro: dov’è il problema?

Pur nella succinta descrizione, si può cogliere l’andamento di questo metodo: ma dove sta il problema?

Sta proprio nel fatto che tutto il complesso viene ritenuto valido senza considerare la libertà della persona la quale potrebbe anche compiere una scelta definibile, stando al metodo stesso, come anti-economica.

I pro e i contro vengono assunti come se fossero feroci antagonisti alimentando così una disposizione mentale che separa i diversi modi di conoscere anziché ritenerli complementarmente diversi. E quando tale modo di procedere viene supinamente accettato nei fatti, senza porre nessuna riflessione critica in merito, è servito su un piatto d’argento il semplificazionismo, con deleteri annessi e connessi, come pensiero dominante.

L’esigenza di pensare sempre di più a come si sceglie nella quotidianità reclama, come avevamo già come avevamo già ricordato il discernimento il quale, serve proprio a far prevalere l’umanità nell’agire rispetto all’essere eterodiretti senza accorgersene.