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Etica, trasparenza e responsabilità

Come sono interconnessi e utili alla comunità?
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Etica, quante volte la pronunciamo e quante volte la sentiamo pronunciare? E quale significato le diamo nel pronunciarla e nell’ascoltarla?

Etica deriva dal termine greco èthos, tradotto letteralmente “comportamento”. I Padri della Filosofia greca ci hanno restituito una riflessione complessiva sul termine e tutti convengono, con qualche distinzione, nel rappresentarla come l’agire per il bene comune. Aristotele ne scriveva usando la parola aretè (trad. virtù), includendo tutti i comportamenti messi in atto per assolvere bene il proprio compito. Sono, senza dubbio, molteplici e ben più complesse le riflessioni filosofiche che da Socrate ad Aristotele ci sono giunte. Quello che oggi possiamo trarne, per il contesto organizzativo, è l’intenderla come l’insieme di tutti quei comportamenti virtuosi, orientati al soddisfacimento dell’interesse pubblico.

Non solo quindi quell’Etica della responsabilità della quale scriveva Max Weber, che deve farci prendere in considerazione le conseguenze del nostro agire, ma anche e soprattutto quella dei filosofi greci.

L’Etica è indiscutibilmente convenzionale, mutevole nel tempo e differenziata nei contesti della vita sociale. Pensiamo all’Etica politica, religiosa, sportiva. Non c’è un’unica definizione di Etica. Non ci può essere: le gravi distorsioni storiche che ne sono derivate ce lo hanno insegnato.

Essa è probabilmente molto più vicina al concetto di verità, non per affinità di contenuto, ma perché quest’ultima, per poter essere stabilita, necessita di regole comuni e condivise (almeno dalla maggioranza).

Occorre quindi convenire su cosa sia e su quale sia l’Etica all’interno di ogni organizzazione. Declinarne i comportamenti, condividerli per una diffusa e comune accettazione. Non può coincidere con l’Etica personale del singolo o di pochi, legata a principi e valori che sono frutto dell’educazione ricevuta, della propria cultura e del proprio vissuto. Se così fosse, assisteremmo non all’agire per il bene comune, ma all’agire attraverso personalismi, che escludono chi non si adegua a quell’etica personale dell’uno o dei pochi. Tutto questo con gravi ricadute e sull’organizzazione e sul singolo, in termini di motivazione, performance individuale ed organizzativa, perché verrebbe meno la salute stessa dell’organizzazione.

Ma oltre all’Etica, anche trasparenza e responsabilità sono importanti per il bene comune. E in che rapporto sono tra di loro? Se la trasparenza la associamo all’acqua (si veda Grazia Mannozzi per Umanesimo manageriale, 12.07.2022) e alla sua limpidezza, l’Etica quale ruolo ha nel contesto lavorativo in cui operiamo rispetto alla trasparenza? È a monte dei comportamenti trasparenti?

Personalmente credo che tra l’agire in modo trasparente e l’agire in modo non trasparente sia proprio l’Etica il tratto distintivo e che ne sia a monte. Senza Etica non possono essere agiti comportamenti trasparenti. E se dunque la trasparenza è l’acqua limpida, l’Etica è la pietra sulla quale essa scorre, della quale dobbiamo prenderci cura tutti e tutte e sulla quale abbiamo la responsabilità di vigilare.

In greco arcaico èthos significava il “posto da vivere”: evoca bellezza, desiderio di comunità; perché un tempo etica ed estetica erano sullo stesso piano: il buono ed il bello insieme, che attraverso regole comportamentali condivise, scevre da principi etici personali, possono arricchire il bene della collettività interna ed esterna.