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Il presente del matrimonio

Salvare il matrimonio per dare speranza
Matrimonio
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“Potrà sopravvivere la nostra civiltà occidentale senza l’istituto matrimoniale così come l’abbiamo conosciuto negli ultimi millenni? Forse sì, ma sarà sicuramente una società più povera, più liquida, più instabile. Il matrimonio è una promessa di amore che estende i suoi effetti benefici dalla coppia alla comunità. È un percorso che parla di scelte definitive, che irradia certezze, che trasmette dentro e fuori casa sicurezza, responsabilità, volontà di durata nel tempo. Certo, poi non sempre succede così.

Ma i comportamenti delle persone sono variabili che non si possono determinare a priori e non incidono sulla qualità di una scelta che, al di là del dato culturale, rimane via preferenziale non solo per i rapporti della coppia, ma anche per le garanzie che offre ai figli, sul piano pratico e su quello psicologico. Già, sarebbe facile obiettare, ma i figli nascono lo stesso.

Oggi in Italia un terzo dei bambini – dati Istat 2017 – nasce fuori dal matrimonio. In alcune aree del Paese che anticipano le tendenze europee, ci sono percentuali ancora più rilevanti” (il giornalista Luciano Moia).

Il matrimonio è espressione di civiltà (basti pensare alle tradizioni e alle normative dei vari Paesi), di mediazione tra l’individuo e la società e la sua crisi è l’espressione dell’individualismo esasperato e dell’arbitrio che hanno determinato la crisi generale. Si sono dimenticate la storia che ha accompagnato e caratterizzato il matrimonio in ogni cultura (come il classico esempio della coppia etrusca raffigurata insieme anche nel sarcofago) e le battaglie giuridiche per avere una disciplina dettagliata ed equa, tra cui la grande riforma del diritto di famiglia del 1975.

Alcuni matrimoni non “funzionano” non per la società o la modernità “liquida” ma per le persone “liquide”.

“Ci sono persone adulte che non sono mai del tutto maturate. Che restano, sotto molti aspetti, dei narcisi innamorati solo di se stessi. Non è facile essere la moglie o il marito di soggetti di questo tipo, ma talvolta, anche con l’aiuto di professionisti esperti, le cose possono migliorare” (gli esperti Edoardo e Chiara Vian, collaboratori di “Oasi famiglia”, un’esperienza di aiuto alle coppie in difficoltà). Non ci si deve sposare se innamorati dell’idea di amore o infatuati dell’immagine che si ha dell’altro o che l’altro dà o presupponendo di cambiare l’altro o sulla base di altre false premesse. Alcuni di questi casi possono essere motivo di nullità del matrimonio civile (articolo 122 codice civile) o di quello concordatario.

Oppure si deve comprendere e praticare il significato del dovere reciproco di assistersi moralmente e materialmente, che è collante degli altri doveri coniugali: non si deve pretendere di cambiare l’altro o dover cambiare per l’altro, ma ci si aiuta a crescere nella dimensione di coppia che è altra sfera da quella individuale. Altrimenti è meglio non sposarsi o è il caso di separarsi, ricordando che un matrimonio o una separazione non sono giammai solo fatti privati.

Letture consigliate

L. Moia su Avvenire del 4 dicembre 2018 nel reportage “Matrimonio, ipotesi di rinascita”.