Io detenuto sono indignato
Io detenuto sono indignato
«…Non lasciamo respirare chi è dietro quel vetro…»
Le parole del Sottosegretario alla Giustizia
Ed ora l’otre è colma!
Il sottosegretario alla giustizia, on. Delmastro, che certo non brilla per coscienza costituzionale e conoscenza delle regole penali, presentando in pompa magna presso il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) la SsangYong Rexton Dream e-XDi220 (nuova autovettura blindata con cellula detentiva che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha fatto realizzare per il trasporto di detenuti al regime del 41-bis e di alta sicurezza) con enfasi ed orgoglio ha dichiarato nella proprio prolusione: «È per il sottoscritto un'intima gioia l'idea di veder sfilare questo potente mezzo, che dà prestigio, con sopra il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria e far sapere ai cittadini come noi sappiamo trattare e incalziamo chi stata dietro quel vetro oscurato e come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato. Credo che in una visione molto semplificata dell'esistenza sia una gioia anche per tutti i ragazzi che vogliono scegliere di servire lo Stato con la divisa della polizia penitenziaria»
Comprendiamo l’eccitazione di un uomo che gioca a fare il politico e lo statista e che ha una considerazione dell’essere umano talmente bassa da ripetutamente denigrare quelli che non la pensano come lui, quelli che stanno in carcere, gli immigrati ed i diversi.. evidentemente l’on. Delmastro si sente immune da errori e pericoli di errore, ritiene come molti che ragionano come lui che a lui non capiterà mai…perché lui è dalla parte giusta … una immunità che si auto concede e che gli auguriamo lo protegga sempre. Tuttavia indigna sentire queste parole pronunciate con enfasi ed orgoglio da parte di chi, per compito istituzionale, dovrebbe adoperarsi perché si attui il principio costituzionale sancito dall’art. 27 della Costituzione che recita :
“La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte”
Viene da rabbrividire, ancor più se si pensa alla attuale condizione delle carceri in quello che è considerato l’anno nero dei penitenziari italiani.
A partire dall’inizio dell’anno si sono suicidate in carcere in Italia 80 persone. Alcune di loro avevano pene brevi da scontare, brevi ma nonostante questo insopportabili. Alcuni erano giovanissimi, poco più che maggiorenni, e non ce l’hanno fatta. Nel frattempo, sono solo gli ultimi casi, a Cuneo ci sono agenti carcerari indagati per tortura. Le intercettazioni che Delmastro non usa in Parlamento riportano le loro frasi: «Ti giuro che stasera faccio un guaio, vado giù e lo scasso». Ci sono le immagini dei pestaggi nel carcere minorile Beccaria di Milano. Quelle del 2020 a Santa Maria Capua Vetere. Ci sono stati Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, ragazzi torturati e uccisi senza colpe (anche ne avessero avute, il giudizio su quegli omicidi non potrebbe cambiare). C’è stata la scuola Diaz, c’è stata la caserma Bolzaneto. Ci sono prigioni che sono l’inferno sulla terra e nessuno, nel governo, ha fatto nulla per migliorare la situazione (neanche per migliorare le condizioni di lavoro di quelle guardie carcerarie dalla cui parte Delmastro dice di stare). Ci sono più reati e pene più lunghe, anche per i minori, a meno che non si tratti di abuso d’ufficio (lì ci ha pensato la politica). C’è la vecchia e mai superata proposta di Fratelli d’Italia di cancellare il reato di tortura. Per tutte queste ragioni, e per quel video, quella voce, quel tono, si stenta a credere alla metafora. È un modo di pensare, un modo di fare politica. La fine del diritto, nel Paese di Cesare Beccaria.
A fronte di tutto ciò il Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia con delega al DAP, presenta la nuova vettura supertecnologica, progettata con la collaborazione del Gruppo operativo mobile, e si dichiara “felice” per come non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato ! Già lui li vorrebbe rantolanti e moribondi i detenuti trasportati.
Non che li lasci in condizioni migliori nei penitenziari, dove si è arrivati a livello di sovraffollamento mai visto, che rende disumana la detenzione, dove mancano i servizi essenziali, mancano i materiali di igiene e pulizia, dove non scorre acqua calda nelle celle e nelle docce, dove i riscaldamenti non vanno ed il freddo fa pendant con l’espressione più realistica della condizione di detenzione: stare al fresco .
E allora ci si chiede: quanto sono costati questi veicoli super tecnologici e attrezzati (36 nuovi esemplari in consegna) ? Ci può dire il sottosegretario quanti soldi del capitolo di spesa giustizia – istituti penitenziari – sono atti destinati alla realizzazione di questo “mostro” meccanico per trasportare qualche detenuto del 41 bis a qualche udienza o da un carcere all’altro ? c’era bisogno di spendere questi denari che potevano essere impiegati per qualche manutenzione straordinaria delle strutture, per sostituire qualche caldaia che potesse funzionare per l’inverno a venire … I detenuti del 41 bis si potevano con pochi euro collegare da remoto … nell’era dello smart working non avremmo avuto la possibilità di un efficace e veloce collegamento a distanza ?
Ancora una volta denari pubblici per la propaganda della politica che mostrando i muscoli e veleggiando le persone (soprattutto quelle che hanno sbagliato) in barba all’imperativo costituzionale per il quale la pena deve essere volta alla risocializzazione, Noi spendiamo soldi pubblici per degli automezzi con cui trasportare detenuti senza farli respirare, torturandoli come si tortura in carcere senza acqua calda sovraffollati, in condizioni di scarso igiene e con le zecche da materasso diffuse e infestanti… tutto in barba all’ordinamento e al regolamento… cioè contro la legge !
In questo clima in cui occorre mostrare i muscoli e ribadire che la pena è punizione, qualche magistrato compete con la politica a chi è più sprezzante. E’ così che di Magistrato di Sorveglianza di Firenze, respinge l’istanza di un detenuto che chiede il risarcimento per disumana detenzione afferma: “La fornitura di acqua calda all’interno delle celle non è un diritto essenziale garantito al detenuto, ma è una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere”, per fortuna a riequilibrare l’infelice provvedimento (che per altro dimostra come il MdS non conosca le leggi dell’ordinamento Penitenziario) ci ha pensato il Tribunale di Sorveglianza fiorentino decidendo sul Reclamo proposto, ordinando di Ripristinare entro novanta giorni l’acqua calda in cella come previsto dall’articolo 7 del regolamento di esecuzione penitenziaria.
I detenuti non sono carne da macello, esseri da soffocare o far vivere in modo degradante: pensiamo ad affrontare una doccia fredda in pieno inverno, o dormire su materassi infestati da cimici da materasso, dover sopportare il freddo umido delle celle perché i termosifoni non vanno ed riscaldamenti non funzionano, non avere prodotti per l’igiene delle stanze e per la pulizia dei pochi arredi … vivere in celle come stamberghe …
I detenuti si rieducano e si riconsegnano ad una vita sociale con il lavoro, con un trattamento umanamente dignitoso e corretto, con una integrazione stabile e solida verso la società…
Siamo lontani da un concetto risocializzante, siamo lontani da una cooperazione stato e società civile per un concreto reinserimento … quello che lo Stato oggi esegue è la vendetta chiesta e pretesa da una società istigata e non educata alla integrazione.
L’onorevole Delmastro, ma lo stesso Salvini, hanno fatto della denigrazione del detenuto un mantra facendo leva sulla paura della popolazione e sulla necessità di chiudere i condannati in cella con la giustificazione della certezza della pena…!
Con tutto il rispetto e l’umanità possibile auguriamo a questi signori di dover trascorre qualche tempo delle loro esistenze nelle patrie galere…vedremo se all’uscita avranno ancora voglia e ardire di fare proclami e denigrazione dei condannati.