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John Cheever, lo scrittore che rimase in mutande

Un bizzarro aneddoto sul grande scrittore statunitense
John Cheever
John Cheever

John Cheever, lo scrittore che rimase in mutande

Oggi vi propongo un aneddoto divertente e bizzarro su John Cheever.

†utti gli scrittori, si sa, hanno dei rituali.

Ci sono quelli che scrivono solo di pomeriggio, perché vanno a dormire molto tardi (come Marcel Proust o James Boswell, che cercò di costruire un ingegnoso sistema di sveglia collegata a una molla sotto il letto per farlo impennare e costringerlo, così, con le cattive ad alzarsi. 

Ci sono poi quelli che, viceversa, come Aruki Murakami, che si alzano alle 4 del mattino per avere la mattinata a disposizione e poter lavorare almeno cinque o sei ore, per poi fare altro nel pomeriggio (il famoso mattino che ha l’oro in bocca).

Poi ci sono quelli che hanno strane abitudini nel “vestiario”.

Uno di questi è stato il grande scrittore statunitense John Cheever, nato a Quincy nel 1912 e morto a Ossining nel 1982, conosciuto anche come il Čechov dei sobborghi, per via dei suoi magnifici racconti, tra i quali ci piace ricordarne uno, “Il nuotatore”, forse tra i più belli di sempre, e ispiratore di un magnifico film del 1968 con Burt Lancasterl “The swimmer” (“Un uomo a nudo nell’orrendo e insensato titolo italiano).

Nella biografia che la figlia di John Cheever, Susan, ha dedicato al padre, “Home before dark”, una raccolta di lettere e materiali inediti, la stessa racconta che il padre scrisse la maggior parte dei suoi racconti e dei suoi romanzi stando comodamente in mutande.  

Da quanto ci racconta Susan, John Cheever aveva un rituale ben preciso, che metteva in atto ogni volta che doveva avvicinarsi alla macchina da scrivere: si vestiva di tutto punto, usciva di casa, entrava in ascensore, spingeva il tasto per scendere in cantina e nel frattempo si levava i vestiti fino a restare in mutande

John Cheever era convinto che, qualora non officiasse questo rito, che ripeteva ogniqualvolta iniziava a scrivere qualcosa, potesse in qualche perdere l’ispirazione.

Chissà se John Cheever ha avuto la controprova di questo fatto. 

Sarebbe interessante sapere se le opere scritte da vestito sono uscite così male, e se vi fossero realmente, sarebbe ancor più curioso poterle leggerle. 

Di certo, i racconti di John Cheever e il bellissimo romanzo “Faloconer” crediamo li abbia scritti completamente nudo, vista la bellezza della prosa e la perfezione della costruzione narrativa.

Lanciamo una singolar tenzone: proviamo a scrivere in mutande, e vediamo cosa salta fuori!