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La fedeltà oggi?

Sydney
Ph. Antonio Capodieci / Sydney

Abstract

L’autrice traccia il senso dello stare insieme fedelmente indagando nell’intimo la concretezza delle relazioni coniugali.

 

Il saggista statunitense Joseph Campbell scriveva: “Se entri nel matrimonio con un programma, scoprirai che non funziona. Un matrimonio felice consiste nel vivere insieme con spirito innovativo, nell'essere aperti, nel non avere programma. È una caduta libera: tutto sta nel gestire le novità man mano che arrivano. Dovete galleggiare come una goccia d’olio nel mare, cavalcando le onde con intelligenza e compassione”. Il matrimonio non è un programma, ma un progetto di vita i cui pilastri sono i quattro obblighi coniugali reciproci enucleati nell’articolo 143 comma 2 cod. civ.: fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse della famiglia, coabitazione. Non si definisce prima, ma si costruisce in itinere. La fedeltà, inserita come primo obbligo tra i coniugi nell’articolo 143 comma 2 cod. civ., non è da intendersi solo (o tanto) sotto il profilo sessuale, ma come predisposizione interiore e atteggiamento concreto nel ricevere l’altro, riscegliere l’altro.

È facile innamorarsi, ma non altrettanto avere le mani innamorate delle persone che ci sono intorno, di quello che si fa, di quello che si ha, della vita che viene e va: è anche questo il senso dell’assistenza morale e materiale che ci si deve tra coniugi ai sensi dell'articolo 143 comma 2 cod. civ.. Amarsi è consumarsi nell’amore: è compiersi nella vita, raggiungere il punto supremo della vita l’uno dell’altro. Ben altro e ben oltre del congiungersi carnalmente: la fedeltà tra coniugi è anche questo. Il contenuto profondo della fedeltà è già scritto nella relazione a due e dei due, il diritto gli dà solo una veste giuridica.

Lo studioso gesuita Giovanni Cucci puntualizza: “Ascoltare è difficile, perché richiede forti motivazioni, in particolare la disponibilità a perdere tempo per l’altro/a. Gli impegni professionali non rappresentano un ostacolo, se si è costruita una relazione bella e appagante; essa è anzi di stimolo anche per svolgere al meglio le proprie attività: «Quando il successo del lavoro con il coniuge diventerà una necessità categorica quanto lo è il successo nella carriera, non si domanderà più: come si fa a trovare il tempo? Saprà come farlo. Questa è una cosa che le coppie felici comprendono perfettamente […]. Non possiamo riprenderci le serate passate con persone che non ci interessano o che non ci interessano tanto quanto la persona che amiamo, per riviverle con lei in maniera diversa. Le coppie felici sanno molto bene che tutto si gioca sull’”ora o mai più”» [lo psicoterapeuta statunitense Nathaniel Branden]”. La fedeltà di coppia (e, conseguentemente, l’infedeltà) non tocca soltanto la sfera sessuale ma lambisce ogni sfera (che, secondo alcuni, ha la stessa radice etimologica di “spazio” e, quindi, sta a indicare in questo caso un’intima stanza) della coppia; essa significa intimità, intesa sottesa e sospesa nel tempo, fiducia, provare piacere per l’altro/a (e non limitatamente con l’altro/a), appagarsi della vita dell’altro/a, quel cogliere l’attimo dell’altro/a e nell’altro/a all’infinito, come quella fede nuziale che si porta all’anulare sinistro. Anche per questo è stato indicato, dalla riforma del diritto di famiglia del 1975, come primo obbligo reciproco dei coniugi (mentre nel testo previgente era secondo), seguito dall’obbligo all’assistenza morale e materiale fino all’obbligo alla coabitazione, abitare con l’altro/a e nell’altro/a. Il traditore è fedifrago, perché rompe il patto coniugale, la pace coniugale. La fedeltà è la roccia su cui costruire la coniugale felicità.

Edoardo e Chiara Vian, esperti di coppie in difficoltà, affermano: “Il tradimento extraconiugale è un sintomo della relazione, segnala che qualcosa non funziona, che gli equilibri raggiunti magari nei primi anni di matrimonio non si sono poi evoluti. Il tradimento ci dice che c’è urgente necessità di intervenire sul paziente, cioè sul matrimonio. Questo, è ovvio, non significa che chi tradisce non abbia una responsabilità diversa rispetto a chi viene tradito, ma le premesse che hanno portato a ciò si sono poste assieme e assieme si devono prendere in mano per trasformarle in dinamiche generative”. Nell’articolo 143 comma 2 cod. civ. l’obbligo reciproco alla fedeltà è elencato per primo ma è concatenato con gli altri in un circolo continuo e reiterante da cui scaturisce la corresponsabilità di entrambi i coniugi, nel bene e nel male, nel e del concausare quanto avviene nella coppia e nella famiglia.

Secondo Edoardo e Chiara Vian: “L’ammissione del tradimento non è mai facile. In genere è un passaggio duro, sfinente per entrambi. Eppure non è evitabile: una nuova vita assieme sarà possibile solo partendo dalla verità e, poi, dalla scelta sincera di chi ha tradito di non frequentare più l’altra persona” L’obbligo reciproco alla fedeltà include non solo mantenere le reciproche promesse ma anche rinnovarsi le promesse quando cambiano le premesse risalenti a tempi diversi.

Gli esperti Edoardo e Chiara Vian aggiungono: “Corpo e non solo spirito. Coltivate la vostra fisicità in tutte le sue sfumature: non solo sesso, ma anche abbracci e coccole. Se per mille motivi questa non sarà praticabile, coltivate il desiderio dell’incontro con l’altro/a. Se per caso qualcosa s’inceppa, nessuna paura. Fermatevi per capire che cosa sta succedendo e che cosa questa difficoltà vi sta dicendo. Ricordatevi che non esiste una sessualità ideale, ma una sessualità in cammino”. Fedeltà non è solo non tradire ma anche curare la sessualità di coppia e coltivarla insieme all’altro.

Nella coppia il “[…] circolo vizioso va sostituito con una circolarità virtuosa. Perché questo avvenga sarà necessario: intercettare le emozioni che si attivano di fronte al comportamento dell’altro (basta anche solo ammettere che proviamo disagio o dolore); riconoscere quale bisogno affettivo personale viene disatteso (per esempio, il bisogno di essere amati, di sentirsi utili, di sentirsi supportati, ecc.); individuare a quale paura è collegato quel bisogno (per esempio, la paura di non essere amabile, di essere inutile, di essere abbandonabili, ecc.). A questo svelamento di sé e della propria vulnerabilità non seguirà repentinamente e in automatico un comportamento diverso da parte dell’altra persona. Il nostro partner, come noi, ha le sue resistenze interne e non basta capire, e neppure volere, qualcosa perché poi si riesca a compierla. Sarà importante coltivare una paziente tenerezza reciproca” (Edoardo e Chiara Vian). L’obbligo reciproco dei coniugi alla fedeltà riguarda le promesse scambiate, il rispetto dello stesso codice e linguaggio d’amore. Obbligo alla fedeltà che è intimamente collegato a quello di assistenza materiale e morale tra coniugi per poter, poi, garantire l’assistenza morale ai figli (articoli 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.) ai fini di quella “garanzia dell’unità familiare” di cui si parla nella Costituzione (articolo 29 comma 2). In caso di dissapori o contrasti bisogna adoperarsi per andarsi incontro, per ricominciare, per ricostituire quanto frantumato perché costruire una vita insieme è comunque uno svolgimento della personalità e una forma di solidarietà (articolo 2 Costituzione). 

Edoardo e Chiara Vian precisano: “[…] il non riuscire a stare nella continuità della fedeltà coniugale, a volte, dipende dal non riuscire a sostenere il peso della frustrazione di un mancato piacere che le alternative alla persona sposata potevano fornire. Se si porta un bambino in un grande negozio di giocattoli e gli si indica che ne può scegliere solo uno fra tutti, lo si farà impazzire, perché ogni scelta comporterà il lutto della perdita di tutti gli altri giocattoli. Nell’età adulta si dovrebbe aver sviluppato la capacità di scegliere e, di conseguenza, di rinunciare alle alternative, ma questo arriva solo se qualcuno ci ha accompagnato nell’imparare a farlo”. Famiglia è anche educare alla fedeltà e nella fedeltà. Lo si fa con l’esempio, con la progettualità, con la coerenza, con la fermezza e con la gradualità delle scelte (e non tutto e subito). Il matrimonio ha iscritte in sé alcune peculiarità perché derivano dall’amore stesso e una di queste è la fedeltà, fatta di reciproco affiatamento, affidamento e affinamento. Fedeltà: fermarsi nella vita dell’altro, fermezza della propria vita. È molto di più e più giù della fedeltà sessuale.

La fedeltà non riguarda solo la dimensione sessuale ma è mantenere fede alla promessa d’amore che ci si è scambiati: non rimproverare l’altro ma rispettare nonostante gli errori, non sospettare ma aspettare nei ritardi.

 “La difesa della famiglia avviene attorno alla tavola familiare, perché abbiamo bisogno di un luogo dove si tesse la famiglia. Se vi limitate a difendere la famiglia come concetto, fallite di sicuro. Lottare contro l’ideologia gender significa dormire con tua moglie, dedicarle attenzione, avere figli, crescerli,... entrare realmente nella paternità e non semplicemente diventare un ideologo familiarista” (così il filosofo francese Fabrice Hadjadj). L’obbligo reciproco di fedeltà coniugale mantenere fede a quello che si è detto e in cui credere e crescere insieme. Come quella fedeltà alla Repubblica, famiglia di famiglie, richiamata nell’articolo 54 della Costituzione.