L'avvocato di domani

Introduzione
Questo libro è una breve introduzione al futuro per giovani avvocati e aspiranti tali. Il mondo legale di domani, come viene predetto e descritto qui, somiglia molto poco a quello del passato. Sono infatti convinto che le istituzioni legali e gli avvocati si trovino a un bivio e che si trasformeranno più in questi due decenni di quanto non abbiano fatto negli scorsi due secoli. A tutti i giovani avvocati dico che questa rivoluzione avverrà sotto i loro occhi.
Tengo anche a precisare che il termine «giovane» deve essere interpretato ampiamente, così da includere tutti, dagli studenti che stanno considerando un lavoro nel settore, fino agli avvocati recentemente promossi partner degli studi in cui operano e che ora si chiedono cosa ne sarà della loro carriera. Scrivo anche per coloro che si interessano di giovani imprese legali, come le startup di legal-tech e gli studi legali di nuova concezione, che ora stanno cercando di ridefinire il mercato legale.
Agli avvocati senior negli studi tradizionali, che dopo un paio di paragrafi potrebbero considerarsi dispensati dal continuare a leggere, lancio un avvertimento. Sebbene vi sembri che il futuro, e in particolare la questione della tecnologia, sia essenzialmente materia di interesse per le generazioni future, alcune trasformazioni di cui si occupa questo testo busseranno alle nostre porte entro un paio d’anni. Quindi, a meno che la pensione non sia un evento imminente, ciò che scrivo dovrebbe interessare anche voi. Più importante ancora, i leader della professione legale di oggi non dovrebbero preoccuparsi solo di restare a galla fino al raggiungimento della pensione, ma di quale sarà il loro lascito nel tempo.
Una volta John F. Kennedy disse, e io ora ripeto: «Il mio appello è rivolto a tutti coloro che sono giovani dentro, indipendentemente dall’età». Scrivo innanzitutto per quelli che sono giovani di spirito, per le persone vigorose e gli ottimisti di questo mondo, e per coloro che vorranno unirsi a me nel riconoscere che possiamo e dobbiamo modernizzare (ma preferisco dire «aggiornare») il nostro sistema legale e giudiziario.
Discontinuità nella professione legale
Nel mondo legale c’è molto dibattito riguardo a una serie di questioni vitali. C’è una profonda preoccupazione, per esempio, per i tagli ai finanziamenti pubblici che potrebbero ridurre l’accesso alla giustizia. Ci si preoccupa del fatto che il numero di studenti arruolati nelle scuole di diritto sia maggiore del numero dei posti di lavoro effettivamente disponibili. Altro motivo di disagio è rappresentato dai costi sproporzionati delle azioni legali in tribunale.
Per questi e per molti altri mali propongo rimedi. Ciò che non faccio è offrire lo stesso tipo di risposte che potrebbero dare consulenti «di carriera», genitori, docenti e professionisti legali.
Per esempio, mentre molti avvocati spingono per ridurre i tagli dei finanziamenti pubblici al patrocinio legale, io propongo invece di esplorare e implementare maniere alternative per offrire consulenze legali, non da ultimo tramite servizi online; mentre vari commentatori sono turbati dall’eccessivo reclutamento nelle scuole di diritto, io identifico tutta una serie di occupazioni nuove e stimolanti per gli avvocati di domani, anche se al contempo mi preoccupa il fatto che giovani studenti e professionisti non siano stati adeguatamente preparati per questi nuovi lavori. E mentre i giudici e gli avvocati civilisti cercano di mantenere il controllo sui costi del contenzioso, io dico che dovremmo introdurre udienze virtuali, tribunali online e soluzioni alternative delle controversie anch’esse online.
La maggior parte degli operatori del mondo legale attuale cerca soluzioni guardando al passato, nel presupposto che la professione legale continuerà a rimanere la stessa. Al contrario, penso che con il tempo si consoliderà un’attività legale molto diversa da quella attuale. Il futuro dei servizi legali non somiglia né al modello letterario di John Grisham né a quello dell’avvocato Rumpole, protagonista della serie televisiva britannica Rumpole of the Bailey. Né tantomeno è rappresentato da parrucche, aule di tribunale rivestite di legno, tomi rilegati in pelle, o da un gergo giuridico arcano. E neppure consisterà nel modello di consulenza attualmente dominante, quello del faccia a faccia, di un servizio reso da professionisti che incontrano i clienti nei loro uffici, sfarzosi o polverosi che siano, erogando consulenze su misura.
Per soddisfare le esigenze dei clienti, dovremo disfarci del nostro attuale metodo artigianale e reinventare il modo in cui i servizi legali vengono forniti. Come le altre professioni stanno subendo profondi sconvolgimenti, così deve accadere anche nel diritto. E, in effetti, sta già accadendo. Lo specialista che offre soluzioni personalizzate per i clienti sarà messo alla prova da nuovi metodi di lavoro, caratterizzati da costi inferiori della manodopera, «personalizzazioni di massa», conoscenze legali riutilizzabili, un uso pervasivo della tecnologia avanzata e molto altro ancora.
Quando studiavo diritto, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, pochi studenti si curavano di come il futuro avrebbe potuto rivoluzionare la professione legale. Davamo infatti per scontato che il lavoro degli avvocati, nei successivi – diciamo – venticinque anni, sarebbe rimasto uguale a come lo conoscevamo. Ora posso dire che, almeno a quel tempo, facevamo bene ad aspettarci pochi cambiamenti. Al contrario oggi, guardando ai prossimi venticinque anni, sarebbe assurdo pensare che avvocati e tribunali continuino a operare come hanno sempre fatto. Se non altro, l’inesorabile aumento nella potenza e nella comprensione della tecnologia – tanto per scegliere uno dei molteplici fattori trainanti di questo cambiamento – è la prova che dovremo sicuramente aspettarci molto più di un modesto aggiustamento.
Dunque, perché darmi ascolto?
Diamo per scontato che molti senior nella professione legale stiano impiegando almeno un po’ del loro tempo per riflettere profondamente sul futuro degli avvocati e del sistema legale. Ma la realtà è che pochissime delle persone che hanno responsabilità – politici, partner senior negli studi legali, policymakers, professori di diritto, vertici della magistratura, leader di organismi professionali – stanno effettivamente guardando al di là dei prossimi anni. Con le difficoltà economiche che caratterizzano questi tempi, preoccuparsi del «qui e ora» sembra già abbastanza impegnativo. Nella comunità mondiale dei giuristi sono non più di un centinaio, tra avvocati e professori, le persone che stanno dedicando la loro intera vita professionale a teorizzare e pianificare il futuro della giustizia e dei servizi legali (alcuni dei loro lavori sono citati in appendice, nella sezione «Per approfondire»). Sono fra coloro che da più tempo scrivono, parlano e consigliano sul futuro che ci aspetta.
Ho iniziato la mia carriera nel 1981, quando ero studente di diritto al terzo anno all’Università di Glasgow. Da allora, ho completato un dottorato in diritto e informatica all’Università di Oxford, ho lavorato per diversi anni con una delle quattro maggiori società di revisione (le cosiddette «Big 4») e in seguito, per la maggior parte degli anni Novanta, con uno studio legale internazionale, dove ho anche fatto parte per tre anni del consiglio di amministrazione. Sono stato professore di diritto per venticinque anni, e per venti sono stato consulente indipendente di studi legali, dipartimenti affari legali delle imprese, governi e magistrature in tutto il mondo.
Anche i miei critici più accaniti riconosceranno che le previsioni che hanno riempito i numerosi libri e rubriche di giornale che ho scritto negli ultimi trent’anni, sono state più spesso giuste che sbagliate. Quindi, dico questo: se esiste anche una sola probabilità che il mondo giuridico venga radicalmente trasformato secondo le mie previsioni, allora vale la pena impiegare qualche ora a contemplarne le implicazioni. Se la mia serie vincente dovesse continuare – e devo dire che oggi la fiducia che ho nelle mie previsioni è maggiore di quella che avevo negli anni Novanta – continuare a leggere vi potrebbe tornare utile in futuro. La mia speranza è che i lettori di questo libro non assumano un atteggiamento difensivo (per esempio chiedendosi: «Come possiamo impedire che questo accada?») ma riescano piuttosto a cogliere in queste pagine nuove e interessanti occasioni e opportunità (e che dicano, per esempio: «Voglio essere uno dei pionieri»).
L’organizzazione del libro
Il libro è suddiviso in tre parti. La prima contiene una riaffermazione aggiornata e sintetica del mio punto di vista sul futuro dei servizi legali, che ho precedentemente esposto in altri quattro lavori: The Future of Law (1996), Transforming the Law (2000), The End of Lawyers? (2008) e The Future of the Professions (2015), scritto in collaborazione con Daniel Susskind.
In questa prima parte ho cercato di individuare ed evidenziare i temi chiave di questi libri. Introdurrò i principali fattori alla base dei cambiamenti nel mercato legale e spiegherò come e perché questi porteranno gli avvocati a lavorare in modo diverso e, allo stesso tempo, incoraggeranno nuovi fornitori a entrare nel mercato dei servizi legali offrendo servizi innovativi.
Parlerò anche di un’ampia gamma di tecnologie che, a mio avviso, sconvolgeranno le tradizionali pratiche di lavoro degli avvocati. La mia attenzione, qui come in molto casi, sarà dedicata in gran parte, anche se non esclusivamente, all’attività degli studi legali commerciali nel settore civile. A coloro che hanno letto i miei altri libri, e che quindi già conoscono a grandi linee il mio pensiero, chiedo tuttavia di non saltare la prima parte. Infatti, da quando ho scritto i testi precedenti, ci sono stati sviluppi che hanno significativamente modificato sia il mercato legale che il mio modo di pensare.
Nella seconda parte intendo abbozzare il nuovo panorama giuridico che immagino si delineerà nei prossimi anni. Discuterò del futuro degli studi legali, delle sfide che dovranno affrontare gli avvocati in-house e di come evolveranno i cambiamenti che prevedo. Illustrerò anche alcuni dei modi in cui i problemi di accesso ai servizi legali verranno superati, attraverso una varietà di servizi online. Formulerò poi alcune previsioni sul lavoro dei giudici e dei tribunali, sulla prospettiva di udienze virtuali e di risoluzione delle controversie online. Coglierò anche l’occasione per rivisitare le conclusioni di The Future of Law, nel quale – vent’anni fa – avevo predetto i cambiamenti che il mondo legale avrebbe subìto nei successivi vent’anni.
Infine, nell’ultima parte del libro, mi concentro più specificamente sul futuro dei giovani avvocati. Mi interrogo su quali saranno i nuovi lavori che svolgeranno e su chi saranno i nuovi datori di lavoro che li assumeranno. E rifletto sul come e con quale obiettivo verrà educata questa nuova generazione di avvocati. A queste domande credo di dare risposte ottimistiche e incoraggianti. Suggerisco ai giovani avvocati alcune domande acute da porre ai loro datori di lavoro, attuali e futuri.
E concludo guardando al futuro a lungo termine, non da ultimo all’intelligenza artificiale (AI), lanciando una sfida ai giovani avvocati («giovani dentro») di tutto il mondo. Wayne Gretzky, forse il miglior giocatore di hockey su ghiaccio di tutti i tempi, suggeriva di «pattinare nella direzione verso cui il disco sta per andare, non verso il punto in cui è già stato».
Allo stesso modo, agli avvocati che stanno pensando al futuro, che sia quello dei loro studi o delle loro scuole di giurisprudenza, dico che dovrebbero prepararsi ad affrontare il mercato legale per come sarà e non per come è stato. Mi preoccupa il fatto che – per restare nell’esempio dell’hockey su ghiaccio – la maggior parte degli avvocati stia attualmente pattinando nella direzione in cui il disco è già stato e dove ormai non tornerà più. Il mio scopo, quindi, è di guidarli verso il luogo dove quel disco ha maggiori probabilità di andare a finire.
Pubblichiamo, per gentile concessione editoriale, l’introduzione del volume di Richard Susskind, L’avvocato di domani, Edizioni Guerini Next (traduzione italiana in collaborazione con AGI), 2019, pp. 204